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Servitù padre di famiglia: Cassazione chiarisce

Una controversia tra parenti su un diritto di passaggio porta la Cassazione a confermare importanti principi. La Corte rigetta il ricorso, stabilendo che la servitù per destinazione del padre di famiglia nasce dallo stato di fatto preesistente alla divisione, senza che sia necessaria l’interclusione del fondo dominante. Inoltre, vengono dichiarate inammissibili le questioni sollevate per la prima volta in sede di legittimità, come quella sull’uso civico dei terreni.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù per destinazione del padre di famiglia: quando si costituisce?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8982/2024, torna a pronunciarsi su un tema classico del diritto immobiliare: la servitù per destinazione del padre di famiglia. Questa pronuncia offre chiarimenti cruciali sui presupposti per la sua costituzione, distinguendola nettamente dalla servitù coattiva per interclusione, e ribadisce importanti principi processuali sull’inammissibilità di questioni nuove in sede di legittimità.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tra due parenti. Il primo agiva in giudizio per far accertare l’inesistenza di una servitù di passaggio sul proprio fondo a favore del fondo della parente. Quest’ultima, tramite una domanda riconvenzionale, chiedeva invece che venisse dichiarato l’acquisto della servitù proprio per destinazione del padre di famiglia, ai sensi dell’art. 1062 del Codice Civile.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda della convenuta. Dalle prove testimoniali era emerso che i terreni, un tempo appartenenti a un unico proprietario (il loro comune dante causa), erano serviti da una strada visibile e permanente. Con la successiva divisione dei beni, questa situazione di fatto, non essendo stata modificata, aveva dato origine automaticamente alla servitù.

La Corte d’Appello confermava la decisione, rigettando il gravame. Anche i giudici di secondo grado ritenevano provata l’esistenza e l’uso della strada prima della divisione dei fondi, elemento chiave per la costituzione della servitù.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato su più fronti, confermando la decisione dei giudici di merito e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi, chiarendo aspetti sia sostanziali che processuali.

Inammissibilità delle Questioni Nuove: il Caso dell’Uso Civico

Il ricorrente aveva tentato di introdurre per la prima volta in Cassazione un argomento nuovo: la natura dei terreni, a suo dire, non era di piena proprietà privata ma soggetta a uso civico. Questa circostanza, se provata, avrebbe impedito la costituzione della servitù, poiché i beni appartenenti al demanio pubblico non possono essere oggetto di tali diritti reali.
La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: nel giudizio di legittimità non possono essere sollevate questioni nuove che implichino accertamenti di fatto. Il ricorrente avrebbe dovuto sollevare tale eccezione nei precedenti gradi di giudizio (Tribunale e Appello). Non avendolo fatto, e non avendo dimostrato di averlo fatto, la questione è preclusa.

I Requisiti della Servitù per Destinazione del Padre di Famiglia

La Corte ha colto l’occasione per fare chiarezza sui presupposti della servitù per destinazione del padre di famiglia. Ha sottolineato che per la sua costituzione non è necessario che il fondo dominante sia intercluso, ovvero privo di accesso alla via pubblica. L’unico requisito è che, al momento della divisione, esista una situazione di fatto visibile e permanente di asservimento di un fondo all’altro, creata dall’unico originario proprietario. Se nell’atto di divisione non viene disposto nulla in contrario, lo stato di fatto si trasforma in un diritto di servitù.

L’Applicazione della “Doppia Conforme”

Un altro motivo di ricorso, relativo all’interpretazione di un atto di divisione, è stato dichiarato inammissibile in applicazione del principio della “doppia conforme”. Poiché sia il Tribunale che la Corte d’Appello erano giunti alla medesima conclusione sulla base dello stesso iter logico-argomentativo, il ricorso su quel punto era precluso ai sensi dell’art. 348 ter c.p.c.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è di notevole importanza pratica. In primo luogo, essa rafforza la regola secondo cui tutte le questioni, specialmente quelle che richiedono indagini fattuali, devono essere tempestivamente introdotte nel giudizio di merito. Introdurre “assi nella manica” in Cassazione è una strategia processualmente destinata al fallimento.
In secondo luogo, chiarisce in modo definitivo che la servitù per destinazione del padre di famiglia è un istituto autonomo, che prescinde totalmente dalla condizione di interclusione del fondo. Ciò che conta è lo stato dei luoghi visibile e la volontà, anche tacita, dell’originario proprietario di mantenerlo al momento della separazione delle proprietà.

Per costituire una servitù per destinazione del padre di famiglia, è necessario che il fondo dominante sia intercluso (senza accesso alla via pubblica)?
No, la sentenza chiarisce che la non interclusione del fondo dominante è irrilevante. La servitù si costituisce per il solo fatto che l’originario unico proprietario abbia posto i fondi in una situazione di servizio l’uno per l’altro, e tale situazione non sia stata modificata al momento della loro separazione giuridica.

È possibile sollevare per la prima volta in Corte di Cassazione una questione nuova, come la presunta natura demaniale di un terreno?
No, la Corte ha dichiarato inammissibile tale motivo. Le questioni che implicano nuovi accertamenti di fatto devono essere dedotte e discusse nei giudizi di merito (primo grado e appello). Introdurle per la prima volta in Cassazione viola il principio che limita il giudizio di legittimità al solo controllo di diritto.

Cosa si intende per “doppia conforme” e quale effetto ha sul ricorso in Cassazione?
Si ha “doppia conforme” quando la sentenza di appello conferma la decisione di primo grado basandosi sullo stesso iter logico-argomentativo riguardo ai fatti principali. In questo caso, come previsto dall’art. 348 ter c.p.c., diventa inammissibile il motivo di ricorso per Cassazione basato sull’omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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