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Servitù di veduta: quando la motivazione è apparente

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per motivazione apparente in un caso di servitù di veduta. La controversia riguardava il diritto di veduta da un lastrico solare, ostacolato da una nuova costruzione dei vicini. La Cassazione ha stabilito che i giudici di merito non avevano adeguatamente motivato la loro decisione, limitandosi a richiami generici alla consulenza tecnica senza analizzare le caratteristiche specifiche del lastrico solare. La sentenza è stata cassata con rinvio, sottolineando che per la servitù di veduta è sufficiente la presenza di opere permanenti (come un parapetto), non la prova del suo esercizio continuo.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di veduta da lastrico solare: quando la motivazione del giudice è solo apparente?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21293 del 2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto immobiliare: la servitù di veduta acquisita per usucapione da un lastrico solare. La decisione chiarisce i requisiti necessari per configurare tale diritto e, soprattutto, sanziona la pratica di motivazioni giudiziarie generiche e non ancorate ai fatti specifici della causa, definendole ‘apparenti’ e quindi causa di nullità della sentenza.

I Fatti di Causa

Una proprietaria di un immobile si rivolgeva al Tribunale lamentando che i proprietari del fondo confinante avevano edificato una costruzione in violazione del suo diritto di veduta, esercitato per oltre quarant’anni dal lastrico solare che copriva il suo edificio. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la sua domanda. Secondo i giudici di merito, la proprietaria non aveva fornito prova sufficiente dell’acquisto per usucapione del diritto di veduta. In particolare, la Corte d’Appello sosteneva che mancasse la prova di un concreto esercizio dell’ inspicere e prospicere (affacciarsi e guardare) e che le conclusioni di un consulente tecnico confermassero l’impossibilità di esercitare una veduta con comodità e sicurezza dal fondo dell’attrice verso quello dei vicini. Insoddisfatta, la proprietaria ricorreva in Cassazione.

La Servitù di Veduta e i Requisiti Oggettivi

La ricorrente, con i primi due motivi di ricorso, ha contestato la decisione dei giudici di merito, sostenendo che le caratteristiche oggettive del lastrico solare, in quanto munito di parapetto, fossero sufficienti a integrare i requisiti della veduta. Affermava, inoltre, la nullità della sentenza per un difetto di motivazione, poiché non era possibile comprendere il percorso logico seguito dalla Corte d’Appello.

La Cassazione ha ritenuto fondati questi motivi, cogliendo l’occasione per ribadire i principi fondamentali in materia. Per aversi una veduta ai sensi dell’art. 900 c.c., è necessario che la possibilità di affacciarsi e guardare sul fondo del vicino (inspectio et prospectio in alienum) possa avvenire con sufficiente comodità e sicurezza. Non basta una mera possibilità di guardare, ma occorre che tale attività sia la destinazione normale e permanente dell’opera.

Relativamente a terrazze e lastrici solari, la giurisprudenza è costante nell’affermare che essi possono configurare una veduta solo se dotati di solidi ripari, come una ringhiera o un parapetto, che permettano di sporgere la testa senza pericolo. La valutazione di queste caratteristiche è rimessa al giudice di merito, ma deve essere supportata da una motivazione concreta e non viziata.

Le Motivazioni della Cassazione: il Vizio di Motivazione Apparente

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nella critica mossa alla sentenza impugnata. I giudici di legittimità hanno riscontrato che la motivazione della Corte d’Appello era meramente ‘apparente’. Sebbene la sentenza richiamasse i principi di diritto e le risultanze della consulenza tecnica (c.t.u.), lo faceva in modo talmente generico da non consentire di individuare la ratio decidendi, ovvero il ragionamento effettivo che aveva portato alla decisione.

Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo graficamente esistente, risulta composta da argomentazioni obiettivamente inidonee a far conoscere il percorso logico seguito dal giudice. Questo vizio, che porta alla nullità della sentenza ai sensi dell’art. 132 c.p.c., si verifica quando il giudice si limita a dichiarare di condividere una consulenza tecnica senza riprodurne le parti salienti o indicare le ragioni fattuali e giuridiche della sua adesione.

Nel caso specifico, l’unica affermazione concreta della Corte d’Appello era che dalle testimonianze non si capiva da quale lato del lastrico la proprietaria potesse affacciarsi con sicurezza. Questa affermazione, secondo la Cassazione, non solo non integra un reale apprezzamento dei fatti, ma rivela anche un errore di diritto. Infatti, per il possesso di una servitù di veduta, ciò che conta è l’esistenza di opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio (il parapetto), non il fatto che il possessore eserciti concretamente e continuamente la veduta.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto i primi due motivi di ricorso, dichiarando assorbiti gli altri. Ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, per un nuovo esame che tenga conto dei principi enunciati. La nuova valutazione dovrà basarsi su un’analisi concreta delle caratteristiche del lastrico solare e delle sue strutture, superando la genericità della motivazione precedente. Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: una decisione giudiziaria deve essere sempre sorretta da un percorso logico-giuridico trasparente e comprensibile, non potendosi risolvere in un mero rinvio a fonti esterne senza un’adeguata elaborazione critica.

Quando un lastrico solare può dar vita a una servitù di veduta?
Secondo la sentenza, un lastrico solare configura una veduta a carico del fondo vicino solo se è dotato di opere stabili e permanenti, come un solido parapetto o una ringhiera, che consentano di affacciarsi e guardare sul fondo del vicino in condizioni di sufficiente comodità e sicurezza, senza pericolo.

Per acquistare una servitù di veduta per usucapione, è necessario dimostrare di essersi affacciati continuamente?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il possesso di una servitù di veduta presuppone l’esistenza delle opere permanenti destinate al suo esercizio (es. il parapetto), indipendentemente dal fatto che il proprietario eserciti concretamente e di continuo la facoltà di affacciarsi. È l’esistenza dell’opera a contare, non la frequenza del suo utilizzo.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di una sentenza?
Si ha una ‘motivazione apparente’, che causa la nullità della sentenza, quando il ragionamento del giudice, pur essendo presente nel testo, è talmente generico, astratto o contraddittorio da non rendere percepibile il fondamento della decisione. Ad esempio, limitarsi a richiamare una consulenza tecnica senza spiegarne le ragioni dell’adesione costituisce motivazione apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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