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Servitù di veduta: Cassazione su distanze e spese

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di violazione della servitù di veduta a causa di una nuova costruzione. La Corte ha confermato che il diritto di veduta può essere acquisito per usucapione e che la sua esistenza è una valutazione di fatto insindacabile in sede di legittimità. Il punto cruciale della decisione, però, riguarda le spese legali: la Cassazione ha annullato la sentenza d’appello perché, pur avendo parzialmente riformato la decisione di primo grado, non aveva ricalcolato le spese processuali. Viene ribadito il principio secondo cui il giudice d’appello deve sempre procedere a una nuova regolamentazione delle spese dell’intero giudizio in caso di modifica, anche parziale, della sentenza impugnata.

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Servitù di Veduta e Spese Legali: La Cassazione Chiarisce

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti in materia di servitù di veduta e sulla corretta gestione delle spese processuali in caso di riforma parziale di una sentenza. La vicenda riguarda la costruzione di un manufatto su un lastrico solare che limitava il diritto di affaccio dei vicini, un diritto che questi ultimi sostenevano di aver acquisito nel tempo. La decisione finale, pur confermando la violazione, si concentra su un aspetto procedurale cruciale: l’obbligo del giudice d’appello di ricalcolare le spese legali.

I Fatti di Causa: Una Costruzione Contesa

La controversia nasce quando un proprietario realizza un volume chiuso sul proprio lastrico solare. I proprietari dell’immobile confinante lo citano in giudizio, lamentando che la nuova opera impediva l’esercizio del loro diritto di veduta, violando le distanze minime previste dall’art. 907 del Codice Civile. Essi sostenevano di esercitare tale diritto da un parapetto della loro terrazza da oltre vent’anni, acquisendo così una servitù per usucapione.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, ordinando l’arretramento del manufatto. La Corte d’Appello, in parziale riforma, riconosceva l’esistenza della veduta solo per una porzione limitata del parapetto, ridimensionando l’ordine di arretramento ma confermando la violazione. Tuttavia, ometteva di ricalibrare le spese del primo grado di giudizio alla luce del nuovo esito. Il costruttore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla servitù di veduta

La Suprema Corte ha esaminato quattro motivi di ricorso, accogliendone solo uno, quello relativo alle spese legali. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni.

Il Diritto di Veduta e la Prova per Usucapione

Il ricorrente contestava che la Corte d’Appello avesse riconosciuto la servitù di veduta senza una prova formale. La Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, sottolineando come i giudici di merito avessero correttamente dedotto l’esistenza della servitù dall’esercizio pacifico e ininterrotto del diritto di affaccio per oltre vent’anni, configurando così un acquisto per usucapione.

Le Caratteristiche del Parapetto: Una Questione di Merito

Il secondo motivo criticava la valutazione della Corte d’Appello, secondo cui il parapetto non avrebbe avuto le caratteristiche di altezza e spessore per consentire un affaccio comodo e sicuro. La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, ribadendo che la valutazione delle circostanze di fatto (come le dimensioni e l’idoneità di un parapetto) è di esclusiva competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno di vizi logici nella motivazione, qui non riscontrati.

La Riforma Parziale e l’Obbligo di Rivedere le Spese Legali

Il quarto motivo, risultato decisivo, denunciava la violazione dell’art. 91 c.p.c. sul principio di soccombenza. Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello, pur avendo accolto parzialmente il suo gravame e ridimensionato la sua condanna, non avesse provveduto a una nuova liquidazione delle spese del primo grado, che erano rimaste interamente a suo carico. La Cassazione ha accolto pienamente questa censura.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando un giudice d’appello riforma, anche solo in parte, la sentenza di primo grado, ha il potere-dovere di procedere d’ufficio a una nuova regolamentazione delle spese processuali di entrambi i gradi. Questo perché la valutazione della soccombenza deve essere unitaria e globale, basata sull’esito complessivo della lite. La modifica della decisione nel merito cambia l’equilibrio tra le parti e impone di riconsiderare chi debba essere considerato soccombente e in che misura. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva omesso questo passaggio fondamentale, confermando implicitamente e senza motivazione la condanna integrale alle spese del primo grado, nonostante l’esito dell’appello fosse parzialmente favorevole al ricorrente.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha quindi cassato la sentenza impugnata limitatamente al punto sulle spese e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Bari, in diversa composizione, affinché provveda a una nuova liquidazione delle spese di tutti i gradi di giudizio. La decisione è un importante monito sull’applicazione del principio di soccombenza: una vittoria parziale in appello deve necessariamente tradursi in una riconsiderazione delle spese legali, garantendo che la loro ripartizione rispecchi fedelmente l’esito finale della controversia.

Come si può dimostrare l’esistenza di una servitù di veduta in assenza di un contratto scritto?
Secondo la sentenza, la servitù di veduta può essere acquisita per usucapione. È sufficiente dimostrare, anche tramite testimoni e consulenze tecniche, di aver esercitato il diritto di affaccio in modo pacifico, pubblico e ininterrotto per il periodo previsto dalla legge (solitamente 20 anni).

Una costruzione che rispetta le norme edilizie comunali può comunque violare il diritto di veduta di un vicino?
Sì. La Corte ha chiarito che il rispetto delle norme urbanistiche locali non prevale sulle norme del Codice Civile che tutelano i diritti reali, come la servitù di veduta. La legittimità urbanistica di un’opera non esclude che essa possa essere lesiva dei diritti dei vicini e debba quindi rispettare le distanze legali previste a tutela di tali diritti.

Cosa accade alle spese legali del primo grado se la sentenza viene solo parzialmente modificata in appello?
Il giudice d’appello ha l’obbligo di procedere a una nuova e complessiva regolamentazione delle spese processuali di tutti i gradi di giudizio. La valutazione della soccombenza deve basarsi sull’esito finale della controversia. Pertanto, anche una riforma parziale della sentenza impone al giudice di ricalcolare le spese, che non possono essere semplicemente confermate senza una specifica motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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