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Servitù di uso pubblico: quando il COSAP non è dovuto

La Corte di Cassazione ha stabilito che non è dovuto il Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) se l’opera privata, come delle griglie di aerazione, era già prevista in una convenzione urbanistica prima che l’area fosse destinata a servitù di uso pubblico. In questo caso, il diritto di uso pubblico nasce già limitato dall’opera, pertanto non si configura una successiva sottrazione di suolo pubblico tassabile.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di Uso Pubblico e COSAP: Quando l’Occupazione Non Comporta Pagamento

La gestione degli spazi urbani spesso genera complesse questioni legali, specialmente quando l’interesse privato si interseca con l’uso pubblico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il pagamento del Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) in presenza di una servitù di uso pubblico. La Corte ha chiarito che se un’opera privata, come delle griglie di aerazione, è funzionale a una costruzione e la sua esistenza è prevista già nella convenzione urbanistica che istituisce l’uso pubblico dell’area, il canone non è dovuto. Approfondiamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Griglie di Aerazione e Spazio Pubblico

La vicenda ha origine dalla richiesta di pagamento del COSAP da parte di un Comune nei confronti di un Condominio. Il motivo del contendere era la presenza di alcune griglie di aerazione, a servizio dei piani sotterranei del Condominio, su un’area gravata da una servitù di passaggio pubblico.
Il Condominio si era opposto alla pretesa del Comune, sostenendo che tali opere fossero state realizzate in conformità a una convenzione urbanistica e alla successiva concessione edilizia. Secondo questa tesi, la stessa costituzione della servitù di uso pubblico sull’area era avvenuta tenendo già conto della necessità di tali griglie. Di conseguenza, l’uso pubblico era sorto fin dall’origine con questa specifica limitazione, senza che vi fosse una successiva “sottrazione” di suolo pubblico da parte del privato.

La Decisione della Corte e la servitù di uso pubblico

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al Condominio, annullando l’ingiunzione di pagamento. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha confermato le decisioni precedenti, rigettando il ricorso del Comune.
Il punto centrale della decisione è la cronologia e la contestualità degli atti. La Corte ha osservato che la convenzione urbanistica, stipulata prima della realizzazione delle opere, prevedeva già la costruzione di piani sotterranei che, per loro natura, necessitavano di prese d’aria. La successiva concessione edilizia aveva autorizzato un intervento che includeva le griglie. Pertanto, quando l’area è stata assoggettata a servitù di uso pubblico, questa condizione era già un dato di fatto previsto e approvato. L’uso pubblico non è mai stato totale e incondizionato, ma è nato compatibile con la presenza delle griglie.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Principio della Sottrazione Effettiva

La Corte Suprema ha fondato la sua motivazione sul principio cardine che regola l’applicazione del COSAP: il canone è dovuto solo quando si verifica una “effettiva sottrazione della superficie all’uso pubblico”. Nel caso di specie, non vi è stata alcuna sottrazione. Le griglie non hanno limitato un uso pubblico preesistente, perché quest’ultimo è stato costituito già tenendo conto della loro necessaria presenza. In altre parole, la collettività ha acquisito il diritto di usare quell’area con la limitazione già impressa dalle griglie.
I giudici hanno specificato che è irrilevante la priorità temporale dell’occupazione rispetto all’acquisizione al demanio pubblico. Ciò che conta è se, al momento della destinazione all’uso pubblico, l’assetto dei luoghi, come definito dagli accordi tra privato e pubblica amministrazione, prevedesse già quella specifica occupazione. Se la risposta è affermativa, l’uso da parte della collettività sorge “legittimamente con la limitazione descritta”, e non vi è presupposto per il pagamento del canone.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante chiave di lettura per costruttori, amministratori di condominio e pubbliche amministrazioni. Stabilisce che la pianificazione urbanistica concordata tramite convenzioni è determinante per definire i limiti dei diritti e degli obblighi reciproci. Se una convenzione prevede la realizzazione di opere che occupano permanentemente una porzione di suolo destinato all’uso pubblico, e tale uso viene istituito contestualmente o successivamente, quella occupazione non costituisce un’indebita sottrazione di spazio pubblico soggetta a canone. La decisione sottolinea l’importanza di redigere convenzioni urbanistiche chiare e complete, che definiscano con precisione la natura e i limiti delle servitù pubbliche per evitare future controversie fiscali.

È sempre dovuto il canone (COSAP) per un’opera privata su suolo con servitù di uso pubblico?
No. Secondo la Corte, il presupposto del canone è l’effettiva sottrazione della superficie all’uso pubblico. Se l’opera era già prevista e realizzata contestualmente alla costituzione della servitù di uso pubblico, quest’ultima nasce già limitata e non si verifica una sottrazione tassabile.

La creazione di una servitù di uso pubblico su un’area cancella i diritti preesistenti del proprietario?
Non necessariamente. In questo caso, la servitù è sorta tenendo conto delle necessità costruttive del privato (le griglie di aerazione), che erano parte integrante della convenzione urbanistica. L’uso pubblico è stato quindi fin dall’inizio compatibile e limitato dalla presenza delle griglie.

Qual è il momento decisivo per determinare se un’occupazione di suolo è soggetta a COSAP?
Il momento decisivo è quello della destinazione dell’area all’uso pubblico. Se in quel momento l’occupazione (come le griglie) era già esistente e prevista dagli accordi tra privato e pubblica amministrazione, non si configura un’occupazione successiva che limita l’uso pubblico, ma una condizione originaria dell’area stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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