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Servitù di pubblico passaggio: dehor non paga COSAP

Una società si è opposta a una richiesta di pagamento del canone COSAP per un dehor installato su un’area che sosteneva essere privata. Il Comune e il suo concessionario replicavano che sull’area gravava una servitù di pubblico passaggio. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, annullando la richiesta di pagamento. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte del Comune, dell’esistenza di tale servitù. È stato provato, al contrario, che l’area era accessibile solo ai clienti del ristorante e non alla collettività, escludendo così la configurabilità di una ‘dicatio ad patriam’ e, di conseguenza, l’obbligo di pagare il canone.

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Servitù di pubblico passaggio: quando l’area privata è esente da COSAP?

La questione della tassabilità delle aree esterne private adibite a dehor è un tema caldo per molti ristoratori. Una recente sentenza del Tribunale di Pescara ha chiarito un punto fondamentale: se un’area è privata e il Comune non riesce a dimostrare l’esistenza di una servitù di pubblico passaggio, nessun canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) è dovuto. Questo caso offre spunti preziosi sulla corretta interpretazione dei concetti di uso pubblico e onere della prova.

I Fatti: Un Dehor su Area Privata e la Richiesta del Comune

Una società esercente attività di ristorazione si è vista recapitare un avviso di accertamento per il pagamento di oltre 7.500 euro a titolo di COSAP per l’anno 2019. La contestazione riguardava l’installazione di un dehor di 60 mq su un’area che, a dire della società, era di proprietà privata e non appartenente al demanio comunale.

Di contro, il Comune e la società concessionaria per la riscossione sostenevano che, anche se privata, quell’area fosse soggetta a una servitù di pubblico passaggio, rendendola di fatto assimilabile a un’area pubblica ai fini del pagamento del canone, come previsto dal regolamento comunale.

La Decisione del Tribunale e la Prova della Servitù di Pubblico Passaggio

Il Tribunale ha accolto l’opposizione della società, annullando l’avviso di pagamento. La decisione ruota attorno a un principio cardine del nostro ordinamento: l’onere della prova. Il giudice ha stabilito che spetta all’ente pubblico (il Comune) dimostrare che un’area privata sia effettivamente gravata da un uso pubblico. In assenza di tale prova, l’area deve considerarsi esclusivamente privata e, pertanto, non soggetta al canone.

Cos’è la Dicatio ad Patriam e Perché Non si Applicava?

Per dimostrare l’uso pubblico, il Comune avrebbe dovuto provare la costituzione di una servitù, ad esempio tramite dicatio ad patriam. Questo istituto si configura quando un proprietario, con un comportamento inequivocabile, destina volontariamente e permanentemente un suo bene all’uso della collettività.

Il Tribunale ha verificato l’assenza dei presupposti per la dicatio ad patriam:
1. Mancanza di uso pubblico: Non è stato provato che la collettività utilizzasse l’area per il passaggio.
2. Inidoneità dell’area: Le fotografie prodotte mostravano che lo spazio era di fatto accessibile solo alla clientela del ristorante.
3. Assenza di volontà del proprietario: Il posizionamento di fioriere permanenti in legno fungeva da barriera fisica, impedendo il passaggio e manifestando l’intenzione di riservare l’uso dell’area ai soli avventori.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni del giudice sono state chiare e lineari. La natura privata dell’area non era in discussione. Il punto cruciale era stabilire se su di essa gravasse una servitù di uso pubblico. Secondo il principio dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), chi afferma l’esistenza di una limitazione al diritto di proprietà (in questo caso, il Comune che rivendicava la servitù) deve fornirne piena dimostrazione. Il Comune non solo non ha fornito prove a sostegno della sua tesi, ma la documentazione fotografica ha addirittura rafforzato la posizione della società opponente. Le fioriere che delimitavano il dehor non erano elementi temporanei, ma una barriera stabile che impediva il passaggio alla collettività, rendendo l’area inidonea a soddisfare un interesse pubblico e dimostrando l’assenza di una volontà di dedicarla all’uso comune.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale a tutela della proprietà privata: un’area non diventa di uso pubblico solo perché è adiacente a un marciapiede. Per poter legittimamente richiedere il pagamento del COSAP su un’area privata, un Comune deve fornire prove concrete e inequivocabili dell’esistenza di una servitù di pubblico passaggio. Per i titolari di attività commerciali, la decisione sottolinea l’importanza di delimitare chiaramente le aree private in concessione, utilizzando elementi che ne evidenzino l’uso esclusivo. In questo modo, si può prevenire l’insorgere di contestazioni e richieste di pagamento infondate.

Un dehor installato su un’area privata deve pagare il canone di occupazione suolo pubblico (COSAP)?
No, non deve pagare il COSAP se l’area è effettivamente privata e non è gravata da una servitù di pubblico passaggio. La natura privata dell’area deve essere chiara e non contestata.

Chi deve dimostrare l’esistenza di una servitù di pubblico passaggio su un’area privata?
L’onere della prova spetta a chi afferma l’esistenza della servitù, in questo caso il Comune e il suo concessionario. Devono fornire prove concrete che l’area è usata dalla collettività e che il proprietario l’ha dedicata all’uso pubblico.

Come si può dimostrare che un’area privata non è soggetta a passaggio pubblico?
Nel caso esaminato, è stato decisivo dimostrare che l’area era accessibile solo alla clientela del ristorante e non all’intera collettività, grazie alla presenza di fioriere permanenti che impedivano il libero passaggio. Questo ha provato l’assenza di una dicatio ad patriam.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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