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Servitù di passo: la porta non basta per l’usucapione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un proprietario che chiedeva il riconoscimento di una servitù di passo per usucapione sul fondo del vicino. Secondo la Corte, la sola esistenza di una porta che si affaccia sulla proprietà altrui non è sufficiente a dimostrare l’esercizio di un passaggio continuo per oltre vent’anni. Mentre tale apertura può costituire una servitù di veduta, per la servitù di passo è indispensabile fornire la prova concreta e incontrastata del transito, onere che nel caso di specie non è stato assolto dal ricorrente. La decisione conferma quindi quella della Corte d’Appello, ribadendo la netta distinzione tra le due tipologie di servitù e il rigoroso onere probatorio richiesto per l’usucapione.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di passo: perché una porta non è prova sufficiente per l’usucapione

L’acquisto di una servitù di passo per usucapione è una questione complessa che richiede prove concrete e inequivocabili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la semplice esistenza di una porta che si apre sul fondo del vicino non è di per sé sufficiente a dimostrare l’avvenuto acquisto del diritto di passaggio. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere la differenza tra servitù di veduta e servitù di passo e l’onere probatorio che grava su chi intende far valere un diritto acquisito nel tempo.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla domanda di una proprietaria che chiedeva l’accertamento di una servitù di passaggio a favore del suo fondo. I proprietari confinanti non solo si opponevano, ma presentavano a loro volta una domanda riconvenzionale, sostenendo di aver acquisito per usucapione una servitù di veduta a carico del fondo dell’attrice e una servitù di passo su una stradina di proprietà della stessa.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda principale, accertando invece l’esistenza della servitù di veduta a favore dei convenuti ma negando loro quella di passaggio. La Corte d’Appello, successivamente, confermava la decisione del Tribunale, rigettando sia l’appello principale che quello incidentale.

Uno dei proprietari confinanti decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse erroneamente negato la servitù di passaggio nonostante avesse riconosciuto l’esistenza di una porta, presente da decenni, che si affacciava proprio sulla stradina in questione. Secondo il ricorrente, la presenza della porta rendeva la servitù “apparente” e costituiva una prova sufficiente del passaggio.

L’onere della prova per la servitù di passo

Il cuore della controversia risiede nella distinzione tra l’apparenza di un’opera e la prova dell’effettivo esercizio del diritto. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene una porta sia un’opera visibile e permanente, essa di per sé dimostra solo la possibilità di un passaggio, non il suo effettivo e continuato esercizio.

Per acquisire una servitù di passo per usucapione, non basta dimostrare l’esistenza di un’opera (come una porta o un cancello). È necessario provare di aver esercitato il transito in modo continuato, ininterrotto, pacifico e pubblico per almeno vent’anni. Questo possesso deve manifestarsi con l’intenzione di comportarsi come titolare del diritto (il cosiddetto animus re sic habendi).

Nel caso specifico, il ricorrente non era riuscito a fornire prove adeguate, come testimonianze, che dimostrassero un passaggio ultraventennale attraverso quella porta. L’accertamento tecnico (c.t.u.) aveva confermato solo l’esistenza fisica della porta, ma non poteva, per sua natura, provare l’uso che ne era stato fatto nel tempo.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la linea dei giudici di merito. I giudici hanno sottolineato che la critica del ricorrente si risolveva in una richiesta di riesame dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La valutazione delle prove raccolte è di esclusiva competenza del giudice di merito, e la sua decisione, se logicamente motivata, non è sindacabile in Cassazione.

La Corte ha ribadito che affermare l’esistenza di una servitù di veduta (il diritto di affacciarsi) e negare quella di passo non è una contraddizione. Sono due diritti distinti con presupposti diversi. Una cosa è avere una porta che funge da prospetto, un’altra è dimostrare di averla usata costantemente come varco per il transito. In assenza di una prova rigorosa del passaggio, la sola presenza della porta non costituisce un elemento sufficiente per dichiarare l’usucapione della servitù di passo.

Infine, la Corte ha rigettato anche il motivo relativo alla compensazione delle spese legali, ritenendola una valutazione di merito incensurabile, giustificata dalla reciproca soccombenza delle parti nei gradi precedenti.

Conclusioni

Questa ordinanza fornisce un importante promemoria per i proprietari immobiliari. Chi intende far valere una servitù di passo per usucapione deve essere in grado di fornire prove concrete e robuste non solo dell’esistenza di opere visibili, ma soprattutto dell’effettivo e continuato esercizio del passaggio per il periodo richiesto dalla legge. Affidarsi unicamente alla presenza di una porta o di un cancello è una strategia destinata al fallimento, poiché il diritto nasce dall’uso e non dalla mera potenzialità di esso. La distinzione tra diversi tipi di servitù è netta e richiede un’attenta analisi dei presupposti legali per ciascuna di esse.

L’esistenza di una porta che si affaccia sulla proprietà del vicino è sufficiente a dimostrare una servitù di passo per usucapione?
No, la sola esistenza di una porta non è sufficiente. Secondo la Corte, è necessario fornire la prova concreta dell’esercizio del transito non clandestino e non violento, continuato per oltre vent’anni. La porta rende la servitù solo apparente, ma non prova l’effettivo passaggio.

Qual è la differenza tra servitù di veduta e servitù di passo in relazione a una porta?
La Corte chiarisce che sono due diritti distinti. Una porta può costituire un’opera idonea a una servitù di veduta (il diritto di affacciarsi). Tuttavia, per la servitù di passo, è necessario dimostrare l’effettivo esercizio del transito attraverso quella porta, che è un presupposto diverso e ulteriore.

Chi ha l’onere di provare il passaggio continuo per oltre vent’anni per ottenere l’usucapione di una servitù di passo?
L’onere della prova grava interamente su chi afferma di aver acquisito il diritto per usucapione. Nel caso di specie, era il ricorrente a dover dimostrare, ad esempio tramite testimoni, l’incontrastato passaggio ultraventennale attraverso la porta, cosa che non è avvenuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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