LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Servitù di passaggio: quando la cortesia non basta

Un avvocato agisce in giudizio per vedersi riconoscere il possesso di una servitù di passaggio su una rampa privata, negata dai nuovi proprietari che hanno cambiato la serratura di un cancello. Il Tribunale di Napoli rigetta la domanda, stabilendo che l’uso del passaggio era basato sulla mera tolleranza e amicizia con il precedente proprietario, non su un possesso effettivo tutelabile ai sensi di legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Servitù di Passaggio: Amicizia e Tolleranza Non Creano un Diritto

Il diritto di passare sulla proprietà altrui è una questione che spesso genera controversie. Una recente ordinanza del Tribunale di Napoli offre un’analisi chiara sulla distinzione fondamentale tra una vera e propria servitù di passaggio e un semplice utilizzo basato sulla cortesia del proprietario. Il caso evidenzia come l’uso prolungato di un percorso, anche per decenni, non si traduca automaticamente in un diritto legalmente tutelabile se fondato sulla mera tolleranza.

Il Contesto del Caso: una Servitù di Passaggio Negata

Un avvocato, proprietario di un immobile in una zona residenziale, citava in giudizio i nuovi proprietari di una rampa privata adiacente. Per anni, il professionista aveva utilizzato questa rampa, dotata di un cancello a metà percorso, per accedere più agevolmente a una via sottostante. La chiave del cancello gli era stata consegnata, in passato, dal precedente proprietario, con il quale intratteneva un rapporto di amicizia.

La situazione cambiava radicalmente quando la rampa veniva acquistata da un gruppo di persone costituitosi in condominio. I nuovi proprietari, nell’ambito della gestione della loro proprietà comune, decidevano di sostituire la serratura del cancello, impedendo di fatto il transito al ricorrente. Quest’ultimo, ritenendosi spogliato del suo possesso, avviava un’azione legale (azione di reintegrazione) per ottenere la reintegra nel passaggio e la consegna della nuova chiave.

Le Argomentazioni contrapposte

Le posizioni delle parti in causa erano diametralmente opposte, delineando il nucleo della controversia legale.

La Tesi del Ricorrente

Il ricorrente sosteneva di aver sempre posseduto il diritto di passaggio, come se fosse una servitù. A suo dire, questo diritto derivava sia dal suo atto di acquisto, che menzionava genericamente “servitù attive e passive”, sia dall’uso continuato e ininterrotto per molti anni. La disponibilità della chiave era, per lui, la prova tangibile di questo possesso.

La Difesa dei Nuovi Proprietari

I resistenti, ovvero i nuovi proprietari della rampa, eccepivano che il passaggio del ricorrente non era mai stato esercitato come un diritto, ma era frutto della mera tolleranza del precedente proprietario, suo amico. Sottolineavano che l’atto di acquisto del ricorrente specificava una servitù fino a un muro divisorio, e non per l’intera lunghezza della rampa. La consegna della chiave, quindi, non era il riconoscimento di un diritto, ma un semplice gesto di cortesia, revocabile in qualsiasi momento. Inoltre, facevano notare che il ricorrente, pur essendo a conoscenza della vendita della rampa, aveva deliberatamente scelto di non acquistarne una quota, cosa che gli avrebbe garantito un titolo legale per il transito.

La Motivazione del Tribunale sulla Servitù di Passaggio

Il Tribunale ha rigettato la domanda del ricorrente, fornendo una motivazione giuridica dettagliata e in linea con consolidati principi giurisprudenziali.

Il giudice ha innanzitutto chiarito che per ottenere la tutela possessoria (l’azione di reintegra) non basta dimostrare di aver utilizzato un bene, ma è necessario provare l’esistenza di un “possesso” giuridicamente rilevante. Il possesso, ai sensi dell’art. 1140 c.c., è il potere di fatto sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente all’esercizio della proprietà o di un altro diritto reale.

Tuttavia, l’art. 1144 c.c. stabilisce un’importante eccezione: “Gli atti compiuti con l’altrui tolleranza non possono servire di fondamento all’acquisto del possesso”.

Nel caso di specie, è emerso chiaramente dalle testimonianze e dalle stesse ammissioni del ricorrente che il suo utilizzo della rampa era legato al rapporto di amicizia con il precedente proprietario. La consegna della chiave era un atto di cortesia personale, non il riconoscimento di una servitù di passaggio. Il fatto che il precedente proprietario avesse fatto firmare ad altri utilizzatori un documento in cui si riconosceva la natura precaria della concessione, rafforzava ulteriormente questa interpretazione.

Il Tribunale ha concluso che mancava il presupposto fondamentale per la tutela richiesta: un possesso tutelabile. L’utilizzo del passaggio da parte del ricorrente era basato sulla tolleranza, una situazione di fatto che non genera diritti e che può essere interrotta in qualsiasi momento dal proprietario del bene. Di conseguenza, il cambio della serratura da parte dei nuovi proprietari non costituiva uno spoglio illegittimo, ma il legittimo esercizio del loro diritto di proprietà.

Conclusioni: Perché la Tolleranza non è Possesso

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale in materia di diritti reali e possesso: la gentilezza e i buoni rapporti di vicinato non creano diritti legali. L’utilizzo di un bene altrui, anche se prolungato nel tempo, se avviene per mera tolleranza del proprietario, rimane precario e non può mai evolvere in un possesso idoneo a far acquisire il diritto per usucapione o a essere tutelato con le azioni possessorie.

La lezione pratica è chiara: chi intende garantirsi un diritto di passaggio stabile e duraturo deve assicurarsi di avere un titolo giuridico valido (un contratto, un testamento o una sentenza) che lo costituisca formalmente. Affidarsi alla cortesia altrui espone al rischio di veder cessare la concessione in qualsiasi momento, come accaduto nel caso esaminato, senza poter invocare alcuna tutela legale.

L’uso di un passaggio concesso per amicizia può trasformarsi in un diritto di servitù di passaggio?
No. Secondo la decisione del Tribunale, gli atti compiuti con la tolleranza del proprietario, basati su rapporti di amicizia o cortesia, non possono costituire il fondamento per l’acquisto del possesso. Pertanto, l’uso, anche se prolungato, non si trasforma in un diritto legalmente tutelabile.

Cosa deve provare chi agisce in giudizio per tutelare il possesso di una servitù di passaggio?
Chi agisce deve provare la sussistenza di un possesso effettivo, ovvero di aver esercitato il passaggio in modo corrispondente a un diritto reale, e non per mera tolleranza del proprietario. Deve inoltre dimostrare di aver subito uno spoglio, cioè una privazione violenta o clandestina di tale possesso, con l’intenzione (animus spoliandi) da parte di chi lo ha commesso.

Cambiare la serratura di un cancello è sempre un atto di spoglio illegittimo?
No, non sempre. Se chi cambia la serratura è il legittimo proprietario e l’utilizzo del passaggio da parte di terzi avveniva per mera tolleranza, l’atto di impedire l’accesso non è uno spoglio illegittimo, ma rientra nell’esercizio del diritto di proprietà di escludere altri dal proprio fondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati