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Servitù di passaggio: quando il ricorso è inammissibile

Una società alberghiera ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza che le imponeva di rimuovere un cancello che bloccava una servitù di passaggio. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Le motivazioni principali si basano sull’applicazione del principio della ‘doppia conforme’, sulla genericità dei motivi di ricorso e sulla corretta individuazione delle parti da citare in giudizio in caso di azione a difesa di una servitù.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Servitù di passaggio: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

L’esercizio di una servitù di passaggio è spesso fonte di controversie complesse. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità di un ricorso contro decisioni che hanno già confermato l’esistenza di tale diritto in due gradi di giudizio. Il caso analizzato riguarda una società alberghiera che, dopo aver chiuso con un cancello una strada, si è vista condannare al ripristino del passaggio a favore dei proprietari vicini.

I fatti di causa: un cancello e una servitù contesa

Una società operante nel settore turistico veniva citata in giudizio da una società di costruzioni e da un privato cittadino. Questi ultimi lamentavano l’illegittima chiusura, tramite un cancello, di una strada sulla quale esercitavano da tempo una servitù di passaggio, anche con veicoli. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione agli attori, accertando che il passaggio era stato esercitato in modo continuo fino al novembre 2003, anno in cui era stato apposto il lucchetto. Di conseguenza, veniva ordinato alla società alberghiera di ripristinare lo stato dei luoghi, garantendo nuovamente il transito. Ritenendo ingiusta la decisione, la società proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

L’inammissibilità del ricorso per la ‘doppia conforme’

Il primo motivo di ricorso si fondava sulla presunta omissione, da parte dei giudici di merito, dell’esame di fatti ritenuti decisivi. Tra questi, la società evidenziava la consuetudine di chiudere il cancello durante i periodi invernali di inattività alberghiera, la mera tolleranza del passaggio e la mancanza di prova di una vera e propria servitù carrabile.

La Cassazione ha respinto questa doglianza dichiarandola inammissibile in base al principio della ‘doppia conforme’ (art. 348 ter c.p.c.). Questo principio stabilisce che, quando la sentenza di appello conferma la decisione di primo grado basandosi sullo stesso percorso logico-argomentativo, non è più possibile contestare in Cassazione l’omesso esame di un fatto storico. Nel caso di specie, entrambi i giudici di merito avevano concordato sulla base delle prove che l’esercizio della servitù era stato continuo e ininterrotto.

La specificità dei motivi e l’onere della prova

Con il secondo motivo, la ricorrente lamentava la violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sulla tutela del possesso (art. 1168 c.c.), sostenendo che gli attori non avessero dimostrato adeguatamente il loro diritto.

Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ribadito che, per denunciare una violazione di legge in Cassazione, non è sufficiente indicare le norme che si ritengono violate. È necessario, invece, esaminare il contenuto di tali norme e confrontarlo specificamente con le affermazioni contenute nella sentenza impugnata, dimostrando in modo chiaro il contrasto. Il ricorso, in questo caso, è stato ritenuto troppo generico e non ha soddisfatto questo onere di specificità.

L’actio confessoria e l’integrazione del contraddittorio

L’ultimo motivo di ricorso riguardava un vizio procedurale: la società sosteneva che il giudizio fosse nullo perché non erano stati citati in causa tutti i comproprietari dei fondi attraverso cui si snodava la strada oggetto della servitù di passaggio.

La Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di actio confessoria servitutis. In un’azione legale volta a far riconoscere l’esistenza di una servitù, è necessario e sufficiente citare in giudizio solo il proprietario del fondo che contesta attivamente il diritto o ne impedisce l’esercizio. Non vi è alcuna necessità di coinvolgere nel processo (integrare il contraddittorio) i proprietari di altri fondi attraversati dalla stessa strada, se questi non contestano la servitù né ostacolano il passaggio.

Le motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda su rigorosi principi di diritto processuale. L’inammissibilità del ricorso deriva principalmente dal mancato rispetto dei requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge per adire il giudice di legittimità. In primo luogo, l’istituto della ‘doppia conforme’ ha impedito una nuova valutazione dei fatti, già concordemente accertati nei primi due gradi di giudizio. In secondo luogo, la genericità delle censure relative alla violazione di legge ha precluso alla Corte un esame nel merito. Infine, è stato ribadito un importante principio sull’azione a difesa delle servitù: la legittimazione passiva spetta unicamente a chi pone in essere l’impedimento, senza la necessità di coinvolgere terzi non belligeranti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che l’accesso alla Corte di Cassazione è soggetto a regole precise, volte a garantire che il giudizio di legittimità si concentri sulle questioni di diritto e non diventi un terzo grado di merito. Per chi è coinvolto in una disputa su una servitù di passaggio, questa decisione sottolinea l’importanza di formulare le proprie difese in modo specifico e puntuale fin dai primi gradi di giudizio. Inoltre, chiarisce che l’azione legale deve essere indirizzata in modo mirato contro il soggetto che effettivamente ostacola il diritto, semplificando il procedimento e concentrando il giudizio sulle reali parti in conflitto.

Quando un ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto viene dichiarato inammissibile?
Secondo la sentenza, il ricorso è inammissibile quando si applica il principio della ‘doppia conforme’, ovvero quando la decisione di secondo grado è interamente corrispondente a quella di primo grado e si fonda sul medesimo iter logico-argomentativo riguardo ai fatti principali della causa.

In una causa per affermare una servitù di passaggio, è necessario citare in giudizio tutti i proprietari dei fondi attraversati?
No. L’azione per l’accertamento di una servitù (actio confessoria) deve essere proposta solo nei confronti del proprietario del fondo che contesta l’esistenza della servitù o ne impedisce l’esercizio. Non è necessario integrare il contraddittorio con i proprietari di altri fondi che non contestano il diritto.

Cosa succede se un motivo di ricorso per violazione di legge è formulato in modo generico?
Se il motivo di ricorso non indica in modo specifico le norme di legge violate, non ne esamina il contenuto e non lo confronta puntualmente con le affermazioni della sentenza impugnata per dimostrarne il contrasto, il motivo viene dichiarato inammissibile per mancanza di specificità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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