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Servitù di passaggio per usucapione: la Cassazione

Una controversia tra proprietari di un terreno e un’azienda sanitaria sull’accesso a un poliambulatorio. L’azienda sosteneva di aver acquisito una servitù di passaggio per usucapione. La Corte d’Appello aveva negato tale diritto, ma la Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che il giudice di merito aveva errato nel non valutare correttamente la domanda di usucapione di una servitù prediale, distinta da quella di uso pubblico. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Servitù di Passaggio per Usucapione: La Cassazione Chiarisce i Requisiti

L’acquisizione di una servitù di passaggio per usucapione è un tema ricorrente nelle aule di tribunale, che spesso vede contrapposti i diritti di proprietà e le esigenze pratiche di accesso. Con l’ordinanza n. 7503/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso complesso, fornendo chiarimenti cruciali sulla distinzione tra servitù prediale privata e servitù di uso pubblico, e sul valore del possesso ai fini dell’usucapione, anche quando esercitato per scopi funzionali come la realizzazione di un’opera.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla citazione in giudizio di un’Azienda Sanitaria Provinciale e di un Comune da parte di alcuni comproprietari di un terreno. Questi ultimi lamentavano che l’Azienda Sanitaria avesse illegittimamente aperto tre accessi (due carrabili e uno pedonale) sul loro fondo per permettere l’ingresso a un poliambulatorio. I proprietari chiedevano al tribunale di accertare che il loro terreno fosse libero da qualsiasi diritto, peso o servitù, con conseguente condanna alla chiusura dei cancelli e al risarcimento dei danni.

L’Azienda Sanitaria si costituiva in giudizio chiedendo il rigetto della domanda e, in via riconvenzionale, l’accertamento dell’avvenuto acquisto per usucapione ventennale di una servitù di passaggio e di parcheggio.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda dei proprietari, accogliendo invece la tesi dell’Azienda Sanitaria. Il giudice riteneva che si fosse costituita una servitù di uso pubblico sul terreno per dicatio ad patriam, ovvero per una volontaria devoluzione dell’area all’uso pubblico da parte dei proprietari, desunta dalla loro mancata opposizione all’apertura del poliambulatorio e dalla mancata recinzione del confine.

Di parere opposto la Corte d’Appello. Riformando la sentenza di primo grado, i giudici dichiaravano il terreno non gravato da alcuna servitù, condannando l’Azienda Sanitaria a chiudere gli accessi. La Corte territoriale escludeva la dicatio ad patriam, ritenendo che la semplice tolleranza o l’omissione di comportamenti (come la mancata recinzione) non fossero sufficienti a dimostrare la volontà dei proprietari di destinare l’area all’uso pubblico. Inoltre, negava anche l’usucapione, sostenendo che il termine di vent’anni fosse stato interrotto da una diffida inviata nel 2010.

I Motivi del Ricorso e la questione della servitù di passaggio

L’Azienda Sanitaria proponeva ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, un errore fondamentale commesso dalla Corte d’Appello. Secondo la ricorrente, i giudici si erano limitati a esaminare e a escludere l’esistenza di una servitù di uso pubblico, senza però pronunciarsi sulla specifica domanda, avanzata fin dal primo grado, di accertamento di una servitù di passaggio prediale acquisita per usucapione. Si tratta di una distinzione fondamentale: la prima beneficia una collettività indeterminata, la seconda un fondo specifico (quello del poliambulatorio) a discapito di un altro (quello dei privati).

L’Azienda sosteneva di aver esercitato il passaggio in modo continuativo per oltre vent’anni, a partire almeno dal gennaio 1991 con il transito degli operai per la costruzione del poliambulatorio, fino alla data della domanda giudiziale del marzo 2011.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato questo motivo di ricorso. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di concentrarsi unicamente sulla prospettiva dell’uso pubblico del terreno, trascurando di verificare la sussistenza dei requisiti per l’usucapione di una servitù prediale privata. Spettava al giudice di merito, una volta ricevuta la domanda, vagliare se il possesso esercitato dall’Azienda Sanitaria avesse le caratteristiche per l’acquisto del diritto uti civis, cioè come se ne fosse stata la legittima titolare.

In particolare, la Cassazione ha censurato l’affermazione della Corte d’Appello secondo cui il passaggio degli operai durante la costruzione del poliambulatorio fosse irrilevante in quanto ‘un’utilizzazione funzionale alla esecuzione dei lavori’. I giudici supremi hanno chiarito che, ai fini del possesso utile per l’usucapione di una servitù di passaggio, l’esercizio del transito può manifestarsi per le più svariate finalità. Anche il passaggio ripetuto di operai e dipendenti per l’esecuzione di lavori su un immobile è una chiara manifestazione del possesso del diritto di servitù. Era quindi giuridicamente errato escluderne a priori la rilevanza.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà riesaminare la vicenda attenendosi a un principio di diritto chiaro: ai fini dell’usucapione di una servitù di passaggio, il transito esercitato dal titolare del presunto fondo dominante (in questo caso, l’Azienda Sanitaria) sul presunto fondo servente è rilevante indipendentemente dalla specifica finalità, inclusa quella legata all’esecuzione di lavori. Sarà quindi necessario accertare se, nel caso concreto, vi sia stata la prova di un possesso continuato, pacifico e ininterrotto per oltre vent’anni, idoneo a far sorgere il diritto di servitù prediale a favore dell’immobile dell’Azienda Sanitaria.

Il passaggio di operai su un terreno altrui per costruire un edificio può far nascere una servitù per usucapione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esercizio del possesso di una servitù di passaggio può manifestarsi con varie finalità, inclusa l’esecuzione di lavori sul proprio immobile. Pertanto, il passaggio ripetuto di operai e dipendenti è un’attività rilevante per il calcolo del ventennio necessario all’usucapione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte d’Appello aveva commesso un errore di diritto, limitandosi a escludere l’esistenza di una servitù di uso pubblico e di una dicatio ad patriam. Non aveva però esaminato la domanda specifica dell’Azienda Sanitaria, che riguardava l’acquisto per usucapione di una servitù prediale privata, ovvero un diritto a vantaggio del proprio fondo, a prescindere dall’uso pubblico.

Cosa accade ora nel processo?
La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata. La causa è stata rinviata allo stesso organo giudiziario, ma in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente la questione. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione e verificare se, sulla base delle prove, sussistono i requisiti per l’acquisto di una servitù di passaggio privata per usucapione ventennale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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