LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Servitù di passaggio: limiti e opere sul fondo servente

La Corte di Cassazione ha stabilito i limiti della servitù di passaggio, negando ai proprietari di un immobile il diritto di costruire una scala a chiocciola che avrebbe occupato interamente il vano (la cosiddetta “torretta”) sul fondo servente, di proprietà altrui. La Corte ha chiarito che l’esercizio di una servitù non può spingersi fino a privare di fatto il proprietario del fondo servente della sua proprietà, specialmente se il titolo originario non prevede modalità così invasive.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Servitù di passaggio: si può costruire una scala che occupa tutto lo spazio?

La servitù di passaggio è uno degli istituti più antichi del nostro ordinamento, ma continua a generare complesse questioni legali. Cosa accade quando il titolare del diritto intende realizzare opere permanenti sul fondo servente? Può spingersi fino a occupare interamente l’area di passaggio, escludendo di fatto il proprietario? Con l’ordinanza n. 4181 del 2024, la Corte di Cassazione fornisce un importante chiarimento sui limiti all’esercizio di tale diritto, ribadendo il principio di minimo aggravio per il fondo servente.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla divisione di un immobile ereditario. Ai proprietari del primo piano veniva assegnata anche una soffitta al terzo piano. Per accedervi, l’atto di divisione costituiva una servitù di passaggio attraverso un locale circolare, denominato “torretta”, situato nell’appartamento del secondo piano, di proprietà di un altro soggetto.

I titolari della servitù, volendo collegare direttamente il loro appartamento alla soffitta, chiedevano in giudizio di poter realizzare due opere sostanziali:
1. Costruire una scala a chiocciola che occupasse l’intero diametro della torretta.
2. Chiudere con una muratura l’apertura che collegava la torretta al resto dell’appartamento del secondo piano.

In sostanza, la loro richiesta mirava a trasformare il vano di passaggio in una porzione esclusiva della loro proprietà. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la domanda, spingendo i proprietari del primo piano a ricorrere in Cassazione.

Estensione della servitù di passaggio e interpretazione del titolo

Il nodo centrale della questione verteva sull’interpretazione del titolo costitutivo della servitù. I ricorrenti sostenevano che il loro diritto si estendesse all’intero vano torretta e che, pertanto, avessero facoltà di realizzarvi le opere necessarie a renderne più comodo l’esercizio.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto questa interpretazione. I giudici hanno sottolineato che, sebbene l’esercizio della servitù debba soddisfare le necessità del fondo dominante, esso deve avvenire “con il minor aggravio del fondo servente”, come sancito dall’art. 1065 del codice civile.

Le opere non possono svuotare il diritto di proprietà

La Corte ha evidenziato come le opere richieste dai ricorrenti – una scala a chiocciola occupante l’intera superficie e la chiusura definitiva dell’accesso – avrebbero avuto un effetto drastico: privare permanentemente la proprietaria del secondo piano di una porzione del suo immobile.

Questo, secondo la Suprema Corte, non rappresenta un semplice esercizio di una servitù di passaggio, ma si traduce in uno svuotamento del diritto di proprietà sul fondo servente. Una servitù, per sua natura, costituisce una limitazione al diritto di proprietà, non una sua abolizione. Quando il titolo costitutivo, come in questo caso, non specifica dettagliatamente le modalità di esercizio, non è possibile interpretarlo in modo da consentire un’occupazione totale e definitiva dell’area gravata.

Le Motivazioni

La Corte Suprema di Cassazione ha rigettato il ricorso basandosi su principi consolidati in materia di diritti reali. Il punto focale della motivazione risiede nell’articolo 1065 del codice civile, che impone di esercitare la servitù in modo da soddisfare il bisogno del fondo dominante causando il minor danno possibile al fondo servente.

I giudici hanno chiarito che le richieste dei ricorrenti andavano ben oltre una semplice modalità di esercizio del passaggio. La costruzione di una scala a chiocciola che occupa l’intero vano e la sua chiusura con muratura non costituiscono un modo per “passare”, ma un modo per “occupare stabilmente” e “appropriarsi” di una porzione dell’immobile altrui. Questo contrasta con la funzione stessa della servitù, che è quella di consentire un’utilità specifica (il passaggio) senza annullare il diritto di proprietà del titolare del fondo servente. Poiché il titolo non prevedeva un diritto così esteso, la Corte ha concluso che l’interpretazione corretta è quella che preserva la proprietà del fondo servente, negando la possibilità di realizzare opere che la escludano definitivamente.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma un principio fondamentale: la servitù di passaggio conferisce il diritto di transitare, non di trasformare o occupare in via esclusiva il fondo altrui. Il titolare del diritto deve sempre rispettare il limite del minor aggravio possibile. Qualsiasi opera che si traduca in una privazione definitiva della proprietà per il titolare del fondo servente è da considerarsi illegittima, a meno che non sia stata espressamente e inequivocabilmente prevista nel titolo costitutivo della servitù stessa. Questa decisione serve da monito per chi intende ampliare le modalità di esercizio di una servitù: la comodità del fondo dominante non può mai giustificare l’espropriazione di fatto del fondo servente.

Posso costruire una scala permanente su un’area soggetta a servitù di passaggio?
No, non se tale opera priva di fatto il proprietario del fondo servente della sua proprietà. La Corte ha stabilito che la realizzazione di una scala che occupi l’intero vano destinato al passaggio e ne precluda l’accesso al proprietario eccede i limiti del diritto di servitù.

Cosa succede se il titolo costitutivo della servitù non specifica le modalità di esercizio?
Nel silenzio del titolo, la servitù deve essere esercitata in conformità al principio del minimo aggravio per il fondo servente (art. 1065 c.c.). Non è possibile interpretare il silenzio del contratto come un’autorizzazione a compiere opere che snaturino il diritto, trasformando un passaggio in un’occupazione esclusiva.

L’esercizio di una servitù di passaggio può privare il proprietario del fondo servente della sua proprietà?
No. La sentenza chiarisce che l’esercizio di una servitù, pur essendo una limitazione del diritto di proprietà, non può mai tradursi in uno svuotamento completo di tale diritto. Le opere che portano a una privazione definitiva di una porzione immobiliare sono illegittime.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati