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Servitù di passaggio: le opere visibili sono decisive

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7597/2024, ha chiarito i requisiti per l’apparenza di una servitù di passaggio. Il caso riguardava una disputa tra vicini in cui la Corte d’Appello aveva negato l’esistenza di una servitù per mancanza di un sentiero certo. La Cassazione ha cassato la sentenza, stabilendo che il giudice di merito ha errato nel non considerare opere visibili e permanenti, come una scaletta in muratura con cancello e illuminazione, quali elementi idonei a dimostrare l’esistenza della servitù, indipendentemente dalla precisa configurazione di un sentiero.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di Passaggio: Quando le Opere Visibili Fanno la Differenza? La Parola alla Cassazione

La servitù di passaggio è uno degli argomenti più comuni nelle liti tra vicini. Ma cosa succede quando questo diritto non è formalizzato in un contratto? È possibile acquisirlo nel tempo? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 7597/2024 offre un’importante lezione sul concetto di “apparenza”, chiarendo che non basta un semplice sentiero, ma sono le opere visibili e permanenti, come una scala o un cancello, a determinare l’esistenza del diritto.

I Fatti del Caso: Una Controversia tra Vicini

La vicenda ha origine da una causa intentata da due proprietari contro i loro vicini. Gli attori chiedevano di definire il confine tra le proprietà, di ottenere la restituzione di una porzione di terreno che ritenevano occupata illecitamente e, soprattutto, di far dichiarare l’inesistenza di una servitù di passaggio a favore dei vicini. Contestavano inoltre la presenza di alcuni gradini costruiti sul confine.

I convenuti si difendevano sostenendo di aver acquisito per usucapione la proprietà dell’area contesa e, implicitamente, il diritto di passaggio. Il Tribunale di primo grado accoglieva la richiesta di negare la servitù, mentre la Corte di Appello confermava tale decisione, ordinando anche la demolizione dei gradini.

La Corte territoriale, in particolare, aveva ritenuto che le prove raccolte non fossero sufficienti a dimostrare “con sufficiente grado di certezza l’esistenza di un sentiero utilizzato al preciso scopo di accesso al fondo preteso servente”. Una valutazione che i proprietari soccombenti hanno deciso di contestare davanti alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e l’Importanza della servitù di passaggio apparente

I ricorrenti hanno basato il loro ricorso su due motivi principali, strettamente collegati. In primo luogo, hanno lamentato la violazione dell’art. 1061 del Codice Civile, che disciplina le servitù non apparenti, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente negato la presenza di opere visibili ed evidenti. In secondo luogo, hanno eccepito la nullità della sentenza per non aver considerato un fatto decisivo: l’esistenza di una scaletta in mattoni di tufo, ben tenuta, protetta da un cancello di legno e dotata di illuminazione. Secondo i ricorrenti, queste strutture costituivano inequivocabilmente un’opera apparente destinata all’esercizio della servitù di passaggio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso, ritenendoli fondati. Gli Ermellini hanno evidenziato come la Corte di Appello abbia commesso un errore di diritto nel focalizzarsi esclusivamente sulla presunta incertezza di un “sentiero”. Il punto centrale, secondo la Cassazione, non è l’esistenza di un sentiero, ma la presenza di “opere visibili e permanenti” che rivelino in modo non equivoco l’esistenza di un peso imposto su un fondo a vantaggio di un altro.

La legge, infatti, richiede un quid pluris: non basta una strada o un percorso idoneo al passaggio, ma è essenziale che tali opere dimostrino di essere state realizzate con lo scopo specifico di consentire l’accesso da un fondo all’altro. La scaletta, il cancello e l’illuminazione, la cui esistenza era emersa dalle prove, rappresentavano proprio quel quid pluris che il giudice di merito aveva completamente omesso di valutare.

La Corte di Appello avrebbe dovuto verificare se quelle specifiche strutture fossero sufficienti a configurare il requisito dell’apparenza richiesto dalla legge per l’acquisto della servitù per usucapione. Non facendolo, ha ignorato elementi di fatto cruciali per la decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Appello di Palermo, in diversa composizione, affinché riesamini il caso. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio di diritto enunciato: la verifica sull’idoneità della scala e dei suoi accessori a costituire opere apparenti a servizio del diritto di passaggio.

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per tutti i proprietari immobiliari: per l’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione, non conta l’uso di fatto, ma la presenza di opere stabili, visibili e inequivocabilmente destinate a tale scopo. Una semplice traccia sul terreno può non essere sufficiente, mentre una scala, un cancello o altre strutture permanenti possono fare la differenza, costringendo i giudici a un’analisi fattuale approfondita e non superficiale.

Cosa si intende per ‘servitù di passaggio apparente’?
Una servitù di passaggio è ‘apparente’ quando la sua esistenza è resa manifesta da opere visibili e permanenti (come una strada, una scala, un cancello) che sono state realizzate specificamente per il suo esercizio. Solo le servitù apparenti possono essere acquistate per usucapione.

Un semplice sentiero è sufficiente per dimostrare una servitù di passaggio?
Secondo la Cassazione, la sola esistenza di una strada o di un percorso non è sufficiente. È necessario un ‘quid pluris’, ovvero la prova che tali opere siano state realizzate con il preciso scopo di dare accesso al fondo dominante attraverso il fondo servente, dimostrando una destinazione specifica e stabile.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello ha omesso di valutare elementi di prova decisivi, come l’esistenza di una scaletta in muratura, un cancello e un impianto di illuminazione. Ha erroneamente incentrato la sua analisi sull’incertezza del sentiero, invece di verificare se queste opere costituissero la prova di una servitù apparente, come richiesto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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