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Servitù di passaggio: la ghiaia da sola non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4195/2024, ha respinto la richiesta di riconoscimento di una servitù di passaggio. La Corte ha stabilito che la mera presenza di ghiaia su un sentiero non costituisce un’opera visibile e permanente, requisito essenziale sia per l’usucapione sia per la costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia. La domanda è stata rigettata in tutti i gradi di giudizio, confermando che per ottenere un diritto di passo è necessaria una prova rigorosa di opere stabili destinate al suo esercizio.

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Servitù di passaggio: perché un sentiero in ghiaia non è sufficiente

Ottenere il riconoscimento di una servitù di passaggio richiede prove concrete e inequivocabili. Con la recente ordinanza n. 4195 del 15 febbraio 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la semplice presenza di un sentiero in ghiaia non è di per sé sufficiente a dimostrare l’esistenza di quelle “opere visibili e permanenti” necessarie per costituire tale diritto, né tramite usucapione né per destinazione del padre di famiglia. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti di causa

La vicenda ha origine dall’acquisto, nel 1988, di una porzione di terreno retrostante un’abitazione. Gli acquirenti sostenevano di aver sempre utilizzato un passaggio attraverso la corte di proprietà del venditore per accedere a tale terreno. Anni dopo, gli eredi del venditore hanno bloccato questo passaggio con una recinzione, spingendo gli acquirenti a rivolgersi al tribunale. La loro richiesta era chiara: accertare l’avvenuto acquisto per usucapione di una servitù di passaggio pedonale e carrabile, con conseguente ordine di rimozione della recinzione.

La questione della servitù di passaggio e i gradi di giudizio

La difesa dei proprietari della corte si basava su due punti principali: la mancanza di un passaggio ultraventennale e la presenza di altri accessi alla proprietà degli attori. Inoltre, evidenziavano come l’atto di acquisto originale prevedesse l’obbligo per gli acquirenti di costruire un muretto di confine, un’azione che avrebbe di fatto impedito il passaggio, manifestando una volontà contraria alla costituzione di una servitù.

Il Tribunale di primo grado ha respinto la domanda, ritenendo insufficienti le prove testimoniali e non provato il requisito dell’apparenza della servitù. La Corte d’Appello ha confermato la decisione, specificando che le tracce di ghiaia non potevano essere considerate opere permanenti e visibili, necessarie sia per l’usucapione che per la costituzione per destinazione del padre di famiglia (istituto invocato per la prima volta in appello).

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ponendo fine alla controversia e confermando le decisioni dei giudici di merito. Il cuore della pronuncia si concentra sulla corretta interpretazione dei requisiti per la costituzione di una servitù di passaggio non titolata.

Le motivazioni

La Corte ha smontato le argomentazioni dei ricorrenti punto per punto.

In primo luogo, ha chiarito che il requisito delle “opere visibili e permanenti”, previsto dall’art. 1061 c.c., è indispensabile sia per l’acquisto per usucapione sia per quello tramite destinazione del padre di famiglia. La Corte d’Appello aveva correttamente negato che un semplice strato di ghiaia, di cui non era stata provata né la manutenzione continua né la stabilità, potesse essere considerato tale. Non basta un segno di passaggio, ma serve un’opera che denoti in modo non equivoco il peso imposto su un fondo a vantaggio dell’altro.

I ricorrenti, secondo la Cassazione, hanno commesso un errore strategico: non hanno contestato nel merito questa valutazione (la ratio decidendi della sentenza d’appello), ma si sono limitati a lamentare una presunta omissione di pronuncia. La Corte ha invece ritenuto che la decisione di appello fosse completa, avendo implicitamente rigettato anche la domanda basata sulla destinazione del padre di famiglia proprio per la mancanza del requisito dell’apparenza.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la richiesta di costituire una servitù coattiva. Questo tipo di servitù, infatti, presuppone che il fondo sia intercluso, cioè privo di altri accessi alla via pubblica. Nel caso di specie, le perizie tecniche (CTU) avevano già accertato l’esistenza di altri passaggi, facendo venir meno il presupposto fondamentale per la costituzione coattiva.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: chi intende far valere una servitù di passaggio deve fornire prove solide dell’esistenza di opere stabili e inequivocabili destinate al suo esercizio. La mera tolleranza del vicino o l’uso saltuario di un percorso non sono sufficienti a far nascere un diritto reale. La decisione sottolinea inoltre le gravi conseguenze di un contenzioso portato avanti senza solide basi giuridiche. I ricorrenti, infatti, non solo hanno visto il loro ricorso dichiarato inammissibile, ma sono stati anche condannati per abuso del processo, con l’obbligo di risarcire i danni alla controparte e di versare una somma alla cassa delle ammende, a conferma della manifesta infondatezza delle loro pretese.

Un sentiero in ghiaia è sufficiente per ottenere una servitù di passaggio?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la mera presenza di ghiaia, senza la prova che sia stata creata e mantenuta come opera stabile e permanente, non soddisfa il requisito delle “opere visibili e permanenti” richiesto dalla legge per la costituzione di una servitù apparente.

È possibile chiedere in appello la costituzione di una servitù per “destinazione del padre di famiglia” se in primo grado si è agito solo per usucapione?
Sì, è possibile. Poiché la servitù di passaggio è un “diritto autodeterminato”, il giudice può riconoscerne l’esistenza anche sulla base di un titolo giuridico diverso da quello originariamente richiesto. Tuttavia, i presupposti di fatto, come la presenza di opere visibili e permanenti al momento della separazione dei fondi, devono essere comunque provati.

Quando si può ottenere una servitù di passaggio coattiva?
Una servitù di passaggio coattiva può essere concessa dal giudice solo quando un fondo è “intercluso”, cioè non ha alcun accesso alla via pubblica, oppure quando l’accesso esistente è inadatto o insufficiente per le esigenze del fondo e non può essere ampliato. Nel caso esaminato, la richiesta è stata respinta perché le perizie tecniche avevano dimostrato l’esistenza di altri accessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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