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Servitù di passaggio: i requisiti per l’usucapione

Una proprietaria agiva in giudizio per far dichiarare l’inesistenza di una servitù di passaggio sul suo fondo. I vicini chiedevano in via riconvenzionale l’accertamento dell’acquisto della servitù per usucapione. La Corte d’Appello accoglieva la domanda dei vicini, ma la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza. La Suprema Corte ha chiarito che per l’usucapione di una servitù di passaggio non basta un semplice percorso, ma servono opere visibili e permanenti (il cosiddetto ‘quid pluris’) che dimostrino in modo inequivocabile l’asservimento del fondo. La Corte d’Appello aveva errato ignorando le risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che negavano l’esistenza del passaggio per il tempo necessario.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di passaggio: i requisiti per l’usucapione chiariti dalla Cassazione

L’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione è una questione frequente nelle aule di tribunale, spesso al centro di accese controversie tra vicini. Non basta, però, aver utilizzato per anni un sentiero sul terreno altrui per veder riconosciuto questo diritto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza quali sono i requisiti indispensabili, sottolineando l’importanza delle ‘opere apparenti’ e del cosiddetto ‘quid pluris’.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla proprietaria di due fondi rustici che citava in giudizio i suoi vicini, sostenendo che avessero realizzato un passaggio carrabile non autorizzato sulla sua proprietà per raggiungere i loro terreni. La proprietaria chiedeva quindi al giudice di dichiarare l’inesistenza del diritto di passaggio dei vicini (attraverso un’azione nota come actio negatoria servitutis), di ordinare la rimozione dei manufatti e il ripristino dei luoghi, oltre al risarcimento del danno.

I vicini, dal canto loro, si difendevano sostenendo di utilizzare quella striscia di terreno da oltre 45 anni e chiedevano, in via riconvenzionale, che il tribunale accertasse l’avvenuto acquisto per usucapione della servitù di passaggio pedonale e carrabile.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado dava ragione alla proprietaria, accogliendo l’actio negatoria e rigettando la domanda di usucapione dei vicini. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Basandosi principalmente sulle testimonianze, la Corte riteneva provato l’esercizio del passaggio per il tempo necessario all’usucapione, dichiarando quindi acquisita la servitù a favore dei vicini.

Contro questa sentenza, la proprietaria originaria proponeva ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: l’omesso esame di un fatto decisivo, ovvero le risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che aveva negato la dimostrabilità di un passaggio ultraventennale, e la violazione delle norme sull’usucapione delle servitù apparenti (art. 1061 cod. civ.).

L’analisi della Corte di Cassazione e la servitù di passaggio

La Suprema Corte ha accolto i motivi del ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno individuato due errori fondamentali nel ragionamento della Corte territoriale.

L’omesso esame della CTU

Il primo errore è stato quello di ignorare completamente le conclusioni del Consulente Tecnico d’Ufficio. La CTU aveva stabilito che non era ‘materialmente dimostrabile’ l’esistenza del passaggio carrabile per oltre quarantacinque anni sul fondo della ricorrente. La Cassazione ha ribadito che, sebbene il giudice non sia vincolato alla perizia, non può semplicemente ignorarla. Un eventuale discostamento dalle conclusioni del tecnico deve essere adeguatamente motivato, cosa che la Corte d’Appello non ha fatto.

La violazione dei requisiti per l’usucapione della servitù di passaggio

Il secondo e più rilevante errore riguarda l’errata applicazione dell’art. 1061 del codice civile. Questa norma stabilisce che le servitù non apparenti non possono acquistarsi per usucapione. Una servitù è ‘apparente’ quando esistono opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio, che rivelino in modo non equivoco l’esistenza di un peso gravante su un fondo a vantaggio di un altro.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha spiegato che, per l’usucapione di una servitù di passaggio, non è sufficiente la prova dell’esistenza di una strada o di un percorso idoneo. È necessario un ‘quid pluris’: occorre dimostrare che sul fondo servente esistono opere visibili e permanenti (come un ponte, una strada lastricata, un cancello specifico) realizzate al preciso scopo di dare accesso al fondo dominante. Queste opere devono rendere manifesto a chiunque, inclusi terzi, che non si tratta di un’attività compiuta in via precaria o per mera tolleranza del proprietario, ma di un preciso onere a carattere permanente.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello si era limitata a constatare l’esistenza di un percorso, la cui conformazione era peraltro mutata nel tempo (da sentiero in terra battuta a tratto asfaltato solo in tempi recenti) e la presenza di un varco prima delimitato da paletti e catena e poi da una sbarra. Secondo la Cassazione, questi elementi non erano sufficienti a integrare il requisito dell’apparenza, poiché non dimostravano in modo inequivocabile l’asservimento del fondo per tutto il tempo necessario a usucapire (venti anni).

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante promemoria sui rigorosi requisiti richiesti dalla legge per l’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione. La semplice e prolungata utilizzazione di un varco non è sufficiente. È indispensabile la presenza di opere stabili, visibili e inequivocabilmente destinate all’esercizio della servitù, che dimostrino l’esistenza di un peso imposto su un fondo per l’utilità di un altro. La Corte di rinvio dovrà ora riesaminare il caso attenendosi a questi principi, valutando correttamente tutte le prove, inclusa la consulenza tecnica inizialmente ignorata.

Cosa si intende per ‘servitù apparente’ ai fini dell’usucapione?
Per ‘servitù apparente’ si intende una servitù che si manifesta attraverso opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio. Queste opere devono rivelare in modo non equivoco l’esistenza di un peso imposto su un fondo (servente) a vantaggio di un altro (dominante).

Perché la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Cassazione ha annullato la sentenza per due motivi principali: primo, la Corte d’Appello ha completamente ignorato le risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che era sfavorevole alla tesi dell’usucapione. Secondo, ha applicato in modo errato l’art. 1061 c.c., non verificando la presenza di quel ‘quid pluris’ (opere visibili e permanenti) necessario a dimostrare l’apparenza della servitù per tutto il tempo necessario.

La semplice esistenza di un sentiero o di un passaggio utilizzato per oltre vent’anni è sufficiente per l’usucapione di una servitù di passaggio?
No. Secondo la sentenza, la mera esistenza di un percorso non basta. È necessario dimostrare la presenza di opere visibili e permanenti (come una strada costruita ad hoc, un ponte, un cancello specifico) che rendano evidente e inequivocabile, anche a terzi, che quel passaggio costituisce un peso permanente a favore di un altro fondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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