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Servitù di passaggio e divisione: la decisione del giudice

In un caso di divisione immobiliare, la Cassazione chiarisce che una sentenza di divisione non preclude automaticamente la costituzione di una servitù di passaggio per destinazione del padre di famiglia. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva ignorato le critiche alla perizia tecnica sulla delimitazione dei fondi e aveva erroneamente ritenuto che la divisione giudiziale impedisse la nascita della servitù. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Servitù di Passaggio e Divisione Giudiziale: L’Ordinanza della Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del diritto immobiliare: il rapporto tra una sentenza di divisione divenuta definitiva e la possibile costituzione di una servitù di passaggio per destinazione del padre di famiglia. La decisione chiarisce che la divisione giudiziale, lungi dall’essere un ostacolo, può rappresentare l’atto stesso che ne determina la nascita, a patto che non vi siano disposizioni contrarie.

I Fatti del Caso: Una Divisione Ereditaria Contesa

La vicenda nasce dalla richiesta di un erede di ottenere il rilascio di due porzioni immobiliari a lui assegnate con una sentenza di divisione del Tribunale. L’altra erede, che occupava i beni, si opponeva alla richiesta, sollevando dubbi sulla correttezza del frazionamento catastale e, soprattutto, chiedendo in via riconvenzionale l’accertamento di una servitù di passaggio sui terreni assegnati al fratello. Tale servitù, a suo dire, si era costituita per “destinazione del padre di famiglia”, in quanto l’originario unico proprietario aveva posto una parte del fondo a servizio dell’altra, creando opere visibili (come una strada) a tale scopo.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste della convenuta. I giudici di merito ritenevano che la sentenza di divisione, ormai passata in giudicato, fosse intangibile e precludesse qualsiasi discussione sulla costituzione della servitù, in quanto non prevista nel titolo divisionale.

La Sentenza di Divisione e la Servitù di Passaggio

La Corte di Cassazione ha ribaltato questa impostazione, accogliendo il motivo di ricorso relativo alla violazione dell’art. 1062 c.c. sulla costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia. I giudici supremi hanno chiarito un principio fondamentale: tale servitù nasce proprio quando due fondi, prima appartenenti a un unico proprietario, cessano di appartenergli.

La sentenza di divisione è esattamente il “fatto giuridico” che, correlandosi con la situazione oggettiva dei luoghi (l’esistenza di opere visibili e permanenti destinate al servizio di un fondo a vantaggio dell’altro), determina il sorgere della servitù. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel considerare la divisione giudiziale come un ostacolo pregiudiziale, senza scendere nel merito e valutare se la sentenza contenesse disposizioni specifiche e contrarie alla sua costituzione.

L’Importanza della Consulenza Tecnica e il Dovere di Motivazione

Un altro punto centrale della decisione riguarda il ruolo della Consulenza Tecnica d’Ufficio (C.T.U.) e l’obbligo del giudice di motivare la propria decisione. L’appellante aveva mosso critiche puntuali e dettagliate alla perizia, evidenziando incongruenze tra la delimitazione delle porzioni proposta dal consulente e la reale situazione dei luoghi, caratterizzata da muretti, varchi, colture e manufatti preesistenti.

La Corte di Cassazione ha censurato la sentenza d’appello per la sua totale carenza di motivazione su questi aspetti. I giudici di merito si erano limitati a recepire acriticamente le conclusioni del perito, senza render conto delle ragioni per cui le critiche dell’appellante erano state disattese. Questo, secondo la Cassazione, equivale a un vizio di motivazione che inficia la validità della sentenza, poiché l’esatta individuazione dei beni è un presupposto fondamentale della controversia.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il secondo e il terzo motivo del ricorso principale. Ha ritenuto fondata la censura sulla mancata motivazione in merito alle critiche mosse alla C.T.U., sottolineando come la Corte d’Appello avesse omesso di rispondere a rilievi specifici che mettevano in discussione la conformità del frazionamento alla situazione reale dei luoghi.

Allo stesso modo, ha ritenuto fondato il motivo sulla violazione delle norme in materia di servitù per destinazione del padre di famiglia, affermando che la pronuncia di divisione non è ostativa alla sua costituzione ma, al contrario, può esserne il presupposto fattuale, salvo che contenga statuizioni incompatibili.

Il primo motivo, relativo a presunte violazioni delle norme sul frazionamento, è stato invece respinto, mentre gli altri sono stati assorbiti. Infine, il ricorso incidentale dei controricorrenti è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse, poiché verteva su una questione non decisa nel merito dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, la sentenza è stata cassata con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Venezia.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce che in una causa di divisione, la costituzione di una servitù di passaggio per destinazione del padre di famiglia è una possibilità concreta che non viene meno per il solo fatto che la divisione avvenga tramite sentenza. Sarà il contenuto specifico della pronuncia a determinare se tale diritto possa sorgere o meno. In secondo luogo, evidenzia l’importanza per le parti di formulare critiche precise e documentate alle consulenze tecniche e, per i giudici, il dovere di fornire risposte motivate a tali critiche, pena la nullità della sentenza per vizio di motivazione.

Una sentenza di divisione definitiva impedisce la nascita di una servitù di passaggio per destinazione del padre di famiglia?
No. Secondo la Corte, la sentenza di divisione, separando la proprietà di due fondi precedentemente uniti, può essere proprio l’atto che crea i presupposti per la nascita della servitù, a meno che la sentenza stessa non contenga disposizioni esplicite in senso contrario.

Il giudice può ignorare le critiche specifiche mosse da una parte alla perizia del consulente tecnico (C.T.U.)?
No. La Corte ha stabilito che il giudice non può accettare acriticamente le conclusioni del consulente, ma deve fornire una motivazione adeguata in risposta alle critiche puntuali e specifiche sollevate dalle parti, specialmente quando queste riguardano fatti decisivi come la delimitazione delle proprietà.

Perché il ricorso incidentale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso incidentale è stato ritenuto inammissibile per carenza di interesse, poiché contestava una questione (la concreta possibilità di costituire la servitù) su cui la Corte d’appello non si era pronunciata nel merito. In assenza di una statuizione sfavorevole, non vi è “soccombenza” e quindi non sussiste il presupposto per l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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