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Servitù di passaggio: come definirne l’estensione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 992/2025, chiarisce come determinare l’estensione di una servitù di passaggio quando il titolo originario è impreciso. La Corte stabilisce che non si deve fare riferimento al solo uso pregresso, ma è necessario applicare i criteri legali dell’utilità per il fondo dominante e del minor aggravio per il fondo servente. Il caso riguardava una disputa sulla larghezza di un passaggio, che la Corte d’Appello aveva fissato in 1,40 metri basandosi sull’uso passato. La Cassazione ha cassato la sentenza, rinviando la decisione per una nuova valutazione basata sui corretti principi codicistici.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di passaggio: come si stabilisce la larghezza se l’atto è vago?

La servitù di passaggio è uno dei diritti reali più comuni e, al contempo, fonte di numerosi contenziosi. Cosa succede quando il contratto o l’atto originario che la istituisce non ne specifica chiaramente l’estensione, la larghezza o le modalità di esercizio? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un chiarimento fondamentale: l’uso che se ne è fatto in passato non è il criterio decisivo. È necessario, invece, un bilanciamento tra l’utilità del fondo che ne beneficia e il minor fastidio possibile per il fondo che la subisce.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dalla richiesta del proprietario di un fondo (il fondo servente) di accertare che il suo vicino (proprietario del fondo dominante) potesse esercitare il diritto di passaggio solo a piedi e su una stretta striscia di 80 cm. Il vicino, al contrario, sosteneva di avere diritto a un passaggio più ampio.

Il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto al proprietario del fondo dominante un diritto di transito a piedi e con carriola su una striscia di 1,40 metri. Questa decisione è stata poi confermata dalla Corte di Appello. Entrambi i giudici di merito hanno basato la loro decisione principalmente sulle testimonianze che attestavano un uso pregresso del passaggio con tali modalità e ampiezza, dato che l’atto di divisione del 1938, che costituiva la servitù, era generico e non forniva dettagli precisi.

I Motivi del Ricorso e la questione della servitù di passaggio

Il proprietario del fondo servente ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando che la Corte di Appello avesse errato nel definire l’ampiezza della servitù di passaggio. Secondo il ricorrente, in presenza di un titolo vago, la Corte avrebbe dovuto fare riferimento ai criteri stabiliti dal Codice Civile e non basarsi semplicemente su come il passaggio era stato utilizzato in passato. Inoltre, il ricorrente sosteneva che il tracciato individuato dai giudici di merito fosse eccessivamente gravoso, impedendogli di eseguire lavori edili e di accedere agevolmente al proprio garage.

La Decisione della Corte di Cassazione: Utilità vs Minor Aggravio

La Suprema Corte ha accolto in parte il ricorso, cassando la sentenza della Corte di Appello. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione degli articoli 1064 e 1065 del Codice Civile.

Secondo la Cassazione, quando il titolo costitutivo di una servitù è impreciso o lacunoso, l’estensione e le modalità di esercizio non possono essere determinate unicamente sulla base dell’uso pregresso. I giudici devono invece applicare due principi fondamentali:

1. Il criterio dell’utilità (art. 1064 c.c.): Il diritto di servitù comprende tutto ciò che è necessario per soddisfare il bisogno del fondo dominante.
2. Il criterio del minor aggravio (art. 1065 c.c.): La servitù deve essere esercitata in modo da recare il minor disturbo possibile al proprietario del fondo servente.

La Corte di Appello ha sbagliato proprio in questo: si è limitata a dare rilievo all’esercizio passato del diritto, senza indagare quale fosse la reale utilità per il fondo dominante e come questa potesse essere soddisfatta causando il minor sacrificio possibile al fondo servente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha chiarito che il giudice di merito, di fronte all’incertezza del titolo, avrebbe dovuto avviare un’indagine specifica. Questa indagine doveva mirare a individuare il percorso e l’estensione del diritto di transito non sulla base di un’abitudine, ma ponderando i contrapposti interessi. Da un lato, garantire al fondo dominante tutto ciò che è necessario per il suo concreto utilizzo; dall’altro, assicurare che il peso imposto al fondo servente non fosse più gravoso dello stretto necessario. L’errore, quindi, è stato di metodo: dare prevalenza al fatto (l’uso passato) anziché al diritto (i criteri legali di bilanciamento).

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale in materia di servitù di passaggio: in assenza di chiare indicazioni nel titolo, la determinazione delle modalità di esercizio del diritto non è automatica né può essere basata sulla consuetudine. Spetta al giudice effettuare una valutazione equilibrata, fondata sui principi di utilità e minor aggravio. Ciò significa che il proprietario del fondo dominante non può pretendere più di quanto sia strettamente necessario alla sua utilità, e il proprietario del fondo servente deve sopportare un peso che sia il meno gravoso possibile. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di Appello, che dovrà riesaminare la questione applicando correttamente questi principi.

Come si determina l’estensione di una servitù di passaggio se l’atto originario non è chiaro?
Quando il titolo costitutivo è vago, l’estensione e le modalità della servitù devono essere individuate applicando i criteri legali previsti dagli artt. 1064 e 1065 del Codice Civile, ovvero bilanciando l’utilità per il fondo dominante con il minor aggravio possibile per il fondo servente.

L’uso prolungato di un passaggio in un certo modo ne determina la larghezza e le modalità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il semplice utilizzo pregresso non è il criterio decisivo per determinare l’estensione di una servitù in caso di titolo incerto. Il giudice deve invece basare la sua decisione sui criteri di utilità e minor aggravio.

Il proprietario del fondo servente può decidere unilateralmente dove e come deve esercitarsi il passaggio?
No. La sentenza chiarisce che, nell’incertezza del titolo, neanche il proprietario del fondo servente ha il diritto di determinare unilateralmente il percorso e l’estensione del passaggio. La determinazione deve avvenire tramite un equo bilanciamento degli interessi contrapposti, operato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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