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Servitù di passaggio carrabile: conta l’opera visibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che per riconoscere una servitù di passaggio carrabile, l’elemento decisivo è la presenza di opere visibili e permanenti (come un garage con accesso per auto), non la frequenza con cui il passaggio viene effettivamente utilizzato. In un caso riguardante l’accesso a un garage, la Corte ha annullato la decisione d’appello che limitava il transito a pedoni e veicoli a due ruote, sottolineando che la natura discontinua della servitù rende irrilevante l’uso sporadico. La sentenza chiarisce che la possibilità di esercitare il diritto, dimostrata dalle strutture esistenti, prevale sulla sua effettiva e costante utilizzazione.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di Passaggio Carrabile: La Prova è nell’Opera, non nell’Uso

L’esistenza di una servitù di passaggio carrabile dipende dalla presenza di opere visibili e permanenti, non dalla frequenza con cui viene utilizzata. Questo è il principio fondamentale ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 20970 del 26 luglio 2024, che ha annullato una decisione di merito che aveva erroneamente limitato un diritto di passaggio sulla base del suo uso sporadico. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: una Disputa sul Diritto di Transito

La vicenda ha origine nel 2004, quando il proprietario di un garage citava in giudizio i suoi vicini e l’ente proprietario dell’area antistante per essere reintegrato nel possesso del suo diritto di passaggio. I vicini avevano infatti posizionato degli ostacoli sull’area, impedendo il libero transito. Il garage in questione, costruito nel 1975, era di ampie dimensioni (circa 40 mq) e dotato di due accessi: uno pedonale e uno carrabile, con una porta a due battenti larga oltre due metri, idonea al passaggio di autoveicoli.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al proprietario del garage, ordinando la rimozione degli ostacoli. La Corte di Appello, tuttavia, aveva parzialmente riformato la sentenza, limitando il diritto di passaggio al solo transito pedonale e con veicoli a due ruote. La motivazione? L’accesso con veicoli a quattro ruote avveniva con ‘modesta frequenza’. Gli eredi del proprietario originario hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla servitù di passaggio carrabile

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa ad un’altra sezione della Corte territoriale. Secondo gli Ermellini, il giudice di secondo grado ha commesso un errore nel valutare l’esistenza della servitù di passaggio carrabile.

Il punto centrale della decisione è che, per le servitù ‘discontinue’ come quella di passaggio, l’esercizio saltuario o poco frequente non ne pregiudica l’esistenza né ne limita l’ampiezza. Ciò che conta è la ‘virtuale disponibilità’ del bene, garantita dalla presenza di opere visibili e permanenti destinate a tale scopo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su alcuni capisaldi giuridici:

1. Natura della Servitù Discontinua: La servitù di passaggio è per sua natura discontinua, poiché il suo esercizio richiede l’azione umana e avviene a intervalli. Di conseguenza, un utilizzo non continuativo non è un elemento che può portare a negarne l’esistenza o a ridurne la portata. L’uso sporadico non equivale a una rinuncia al diritto (animus dereliquendi).

2. Decisività delle Opere Apparenti: L’elemento cruciale per la prova del possesso di una servitù è lo stato dei luoghi. La presenza di un portone carrabile, largo 2,10 metri e idoneo all’ingresso di automezzi, costituiva un’opera apparente e permanente inequivocabilmente destinata all’esercizio del passaggio con veicoli a quattro ruote. La Corte d’Appello avrebbe dovuto considerare questo fatto come decisivo.

3. Irrilevanza della Frequenza d’Uso: Di fronte a prove oggettive come la struttura del garage e del suo accesso, la frequenza con cui il passaggio veniva effettivamente utilizzato diventa un elemento secondario. La Corte ha sottolineato che nel garage era stata trovata una vecchia automobile, oltre a mobili e merci ingombranti, la cui presenza era logicamente spiegabile solo attraverso l’utilizzo dell’accesso carrabile. È irrilevante ipotizzare modalità di accesso alternative e non provate.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante chiarimento per tutte le controversie relative alle servitù di passaggio. Il principio affermato è chiaro: la possibilità di esercitare un diritto, dimostrata da opere visibili e stabili, prevale sulla sua effettiva e costante utilizzazione. Per chi intende far valere una servitù di passaggio carrabile, la prova decisiva risiede nella dimostrazione dell’esistenza di strutture fisiche (come un cancello, una rampa, un portone di dimensioni adeguate) che ne attestino in modo inequivocabile la funzione, a prescindere da quante volte quel passaggio sia stato percorso in un dato periodo.

L’uso poco frequente di un passaggio ne esclude la natura di servitù di passaggio carrabile?
No, secondo la Corte di Cassazione la natura discontinua della servitù di passaggio implica che il suo esercizio possa essere saltuario. L’uso ridotto o sporadico non ne dimostra l’inesistenza né ne comporta una limitazione, in quanto non è di ostacolo a configurarne il possesso.

Cosa è decisivo per dimostrare l’esistenza di una servitù di passaggio carrabile?
L’elemento decisivo è l’esame dello stato dei luoghi e la presenza di opere visibili e permanenti (le cosiddette ‘opere apparenti’), come un portone di accesso di dimensioni idonee al transito di veicoli. Queste opere devono rivelare la possibilità oggettiva di esercitare il passaggio, indipendentemente dalla frequenza del suo utilizzo effettivo.

Le opere che dimostrano una servitù devono trovarsi obbligatoriamente sul fondo su cui si passa (fondo servente)?
No, la Cassazione ha ribadito che i segni visibili e le opere permanenti destinate all’esercizio della servitù possono insistere anche sul fondo che ne beneficia (fondo dominante), come nel caso del portone di un garage, o persino su un fondo di terzi, a condizione che sia chiara e univoca la loro destinazione all’esercizio della servitù.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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