LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Servitù di passaggio apparente: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9450/2024, interviene su un caso di servitù di passaggio apparente tra fondi originariamente appartenenti a un unico proprietario e poi divisi tra eredi. La Corte ha cassato la decisione di merito, chiarendo che la sola esistenza di una strada o di un sentiero non è sufficiente per dimostrare il requisito dell’apparenza. È necessario un ‘quid pluris’, ovvero la prova che tali opere siano state realizzate specificamente per dare accesso al fondo dominante attraverso quello servente, manifestando in modo non equivoco l’esistenza di un peso stabile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di Passaggio Apparente: La Cassazione Chiarisce i Requisiti

Il concetto di servitù di passaggio apparente è spesso al centro di complesse dispute legali, specialmente in contesti familiari e di divisioni ereditarie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione sui requisiti necessari per la sua costituzione, sottolineando che la semplice presenza di una strada non è, di per sé, una prova sufficiente. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

Il Caso: Una Disputa Familiare sul Diritto di Passaggio

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di alcuni comproprietari di accertare l’esistenza di un diritto di servitù di passaggio su un fondo appartenente ai loro parenti. Originariamente, tutti i terreni appartenevano a un unico capostipite, il quale aveva successivamente diviso le proprietà tra i figli attraverso diversi atti notarili.

I ricorrenti sostenevano di avere il diritto di attraversare il fondo dei convenuti per accedere alla via pubblica, basando la loro pretesa sulla costituzione della servitù per ‘destinazione del padre di famiglia’. Il Tribunale di primo grado aveva dato loro ragione. La Corte d’Appello, pur con alcune modifiche sulla ripartizione delle spese, aveva confermato la sussistenza della servitù. I proprietari del fondo servente hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata valutazione del requisito dell’apparenza.

La Decisione della Corte e il Principio della servitù di passaggio apparente

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo principale del ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. Il punto cruciale della decisione riguarda l’interpretazione dell’art. 1061 del Codice Civile, che disciplina le servitù non apparenti.

Secondo la Suprema Corte, per poter parlare di servitù di passaggio apparente, non basta l’esistenza di una strada o di un percorso idoneo al transito. È necessario un elemento aggiuntivo, un ‘quid pluris’, che dimostri in modo inequivocabile che quelle opere sono state realizzate al preciso scopo di dare accesso al fondo dominante attraverso il fondo servente. La sola esistenza di un tracciato, che potrebbe avere altre finalità, non è sufficiente a rendere manifesto il peso imposto sul fondo vicino.

Analisi dei Requisiti Essenziali

La Corte ha ribadito un principio di diritto consolidato: il requisito dell’apparenza si configura con la presenza di segni visibili di opere permanenti, obiettivamente destinate all’esercizio della servitù. Questi segni devono rivelare, senza ambiguità, che non si tratta di un’attività compiuta per mera tolleranza o precarietà, ma di un onere stabile a carico del fondo servente. L’esistenza di uno stradello o il fatto che una via pubblica ‘sbarchi’ su un cortile non sono, da soli, elementi decisivi. Bisogna individuare altre opere o elementi di fatto che attestino con certezza la specifica destinazione del percorso a servizio del fondo dominante.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto che l’affermazione della Corte d’Appello non fosse coerente con i principi di diritto in materia. I giudici di secondo grado avevano valorizzato la presenza di una via pubblica che terminava nel cortile dei ricorrenti e di uno stradello che da lì proseguiva verso i terreni delle controparti. Tuttavia, non avevano individuato quelle opere specifiche e permanenti, destinate inequivocabilmente all’esercizio del passaggio, che costituiscono il ‘quid pluris’ richiesto dalla giurisprudenza. In sostanza, mancava la prova che quel percorso fosse stato creato proprio allo scopo di assicurare l’accesso al fondo preteso dominante.

Il giudice del rinvio dovrà quindi riesaminare l’intera fattispecie, verificando se, alla luce delle prove acquisite, sussistano o meno opere visibili e permanenti che dimostrino la specifica destinazione del percorso a servitù di passaggio, nonché gli altri requisiti per la costituzione per destinazione del padre di famiglia, come l’originaria unicità del fondo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: per l’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione o destinazione del padre di famiglia, la prova deve essere rigorosa. Non ci si può basare su semplici presunzioni derivanti dall’esistenza di un percorso. Chi intende far valere tale diritto deve dimostrare la presenza di opere visibili (come ponticelli, argini, opere di consolidamento del tracciato) che manifestino in modo chiaro e permanente l’asservimento di un fondo all’altro. La decisione serve da monito a non dare per scontata l’esistenza di un diritto di passaggio solo perché esiste una via di transito, evidenziando la necessità di un’analisi fattuale dettagliata e specifica.

Cosa si intende per ‘servitù di passaggio apparente’?
Una servitù di passaggio è ‘apparente’ quando la sua esistenza è manifestata da opere visibili e permanenti (come una strada costruita, un cancello, un ponticello) che sono state realizzate specificamente per l’esercizio del passaggio e rivelano in modo non equivoco il peso imposto su un fondo a vantaggio di un altro.

La semplice esistenza di una strada o di un sentiero è sufficiente per dimostrare una servitù di passaggio apparente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola esistenza di una strada o di un percorso non basta. È necessario un ‘quid pluris’, ovvero un elemento ulteriore che dimostri che tali opere sono state create al preciso scopo di dare accesso al fondo dominante attraverso quello servente, e non per altre ragioni.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché i giudici d’appello hanno ritenuto sufficiente la presenza di una via pubblica e di uno stradello, senza però individuare le specifiche opere permanenti che avrebbero dimostrato, in modo inequivocabile, la destinazione di quel percorso all’esercizio della servitù di passaggio a favore del fondo delle controparti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati