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Servitù di parcheggio: ok dalla Cassazione a Sezioni Unite

Le Sezioni Unite della Cassazione risolvono il contrasto giurisprudenziale sulla validità della servitù di parcheggio. La sentenza stabilisce che è possibile costituire tale diritto reale, a patto che conferisca un’utilità specifica al fondo dominante, sia localizzata in un’area definita e non privi completamente il proprietario del fondo servente delle sue facoltà. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

La Servitù di Parcheggio è Valida: la Svolta delle Sezioni Unite

La possibilità di costituire una servitù di parcheggio è stata per anni al centro di un acceso dibattito giuridico, con la giurisprudenza divisa tra chi ne negava la configurabilità e chi, invece, la ammetteva. Con la storica sentenza n. 3925 del 13 febbraio 2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno messo un punto fermo, risolvendo il contrasto e delineando i confini entro cui questo diritto può essere validamente costituito. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: una Servitù Contesa

La controversia nasce dalla vendita di un complesso immobiliare a un’azienda. Nell’atto di compravendita, i venditori costituiscono una servitù a favore del terreno acquistato dall’azienda, gravante su un’altra loro proprietà. L’oggetto della servitù era il diritto di “parcheggio temporaneo, transito e manovra di automezzi in genere”.

Successivamente, i venditori cedono a un terzo acquirente il terreno gravato dalla servitù (il cosiddetto fondo servente). Quest’ultimo, ritenendo la servitù invalida, cita in giudizio l’azienda proprietaria del fondo dominante per farne dichiarare la nullità. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingono la domanda, ma la questione, data la sua complessità e i contrasti giurisprudenziali, arriva fino alle Sezioni Unite della Cassazione.

L’Evoluzione Giurisprudenziale e la Servitù di Parcheggio

Per comprendere la portata della decisione, è utile ripercorrere i due principali orientamenti che si sono scontrati nel tempo.

La Tesi Restrittiva: un Vantaggio Solo Personale

Per lungo tempo, la Cassazione ha negato la possibilità di creare una servitù di parcheggio. L’argomento principale era che il parcheggio non costituisce un’utilità per il fondo (utilitas), ma una mera comodità personale (commoditas) del suo proprietario. La servitù, per essere tale, deve essere legata al bene immobile, non alla persona. Inoltre, si riteneva che concedere il diritto di parcheggiare su un’area altrui svuotasse di contenuto il diritto di proprietà del titolare del fondo servente, privandolo di ogni facoltà di godimento.

La Svolta del 2017: Verso il Riconoscimento

Un’importante inversione di tendenza si è registrata a partire dal 2017. Un nuovo filone giurisprudenziale ha iniziato a sostenere che l’autonomia contrattuale delle parti consente di creare servitù atipiche, purché rispettino la struttura legale prevista dall’art. 1027 del codice civile. In quest’ottica, il parcheggio può rappresentare un’utilità oggettiva per il fondo dominante, pensiamo a un’abitazione che acquista valore e funzionalità grazie a un posto auto vicino, o a un’attività industriale che necessita di aree di sosta e manovra per i propri mezzi.

Le Motivazioni delle Sezioni Unite: I Requisiti per una Valida Servitù di Parcheggio

Le Sezioni Unite, aderendo all’orientamento più recente e favorevole, hanno stabilito che lo schema legale della servitù non preclude in astratto la costituzione di un diritto di parcheggio. Tuttavia, la sua validità in concreto dipende dalla verifica di precisi requisiti, che devono emergere dall’atto costitutivo e dalla situazione di fatto.

L’Utilità per il Fondo e la Localizzazione

Il primo requisito è che il diritto di parcheggio deve tradursi in un vantaggio concreto per il fondo dominante, aumentandone l’utilità e la funzionalità. Non deve essere un mero capriccio o una comodità personale del proprietario.

Il secondo, e fondamentale, requisito è quello della localizzazione. La servitù non può gravare genericamente sull’intero fondo servente, ma deve essere esercitata su una porzione specifica e ben definita di esso. Questo è essenziale per garantire la determinatezza del diritto e per evitare l’incertezza dei rapporti giuridici.

Il Limite: Non Svuotare il Diritto di Proprietà

La Corte ha ribadito un principio cardine: la servitù è una limitazione del diritto di proprietà, non una sua abolizione. Il proprietario del fondo servente, pur sopportando il peso, deve conservare una residua facoltà di godimento del proprio bene. Una servitù che concedesse il diritto di parcheggiare ovunque e in qualsiasi momento, finirebbe per svuotare completamente il diritto del proprietario, trasformandosi di fatto in un diritto di godimento generale, incompatibile con lo schema della servitù.

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello proprio perché i giudici di merito non avevano condotto un’analisi approfondita dell’atto costitutivo per verificare la sussistenza di questi requisiti, in particolare la localizzazione precisa dell’area di parcheggio.

Le Conclusioni

La sentenza delle Sezioni Unite rappresenta una pietra miliare in materia di diritti reali. Si riconosce che la servitù di parcheggio è uno strumento flessibile, in linea con le moderne esigenze abitative e commerciali, ma se ne tracciano i confini invalicabili per tutelare la certezza del diritto e l’integrità della proprietà. In pratica, quando si redige un contratto per costituire una tale servitù, è indispensabile descrivere con precisione l’utilità per il fondo dominante e, soprattutto, identificare e localizzare in modo chiaro e inequivocabile l’area specifica del fondo servente destinata al parcheggio.

È possibile costituire una servitù di parcheggio?
Sì, le Sezioni Unite della Cassazione hanno confermato che è possibile costituire, mediante contratto, una servitù avente ad oggetto il parcheggio di un veicolo su un fondo altrui.

Quali sono le condizioni per la validità di una servitù di parcheggio?
La servitù è valida a condizione che: 1) sia attribuita come un vantaggio per la migliore utilizzazione di un altro fondo (fondo dominante); 2) non si traduca in un godimento generale del fondo servente che ne svuoti il diritto di proprietà; 3) l’area destinata al parcheggio sia specificamente individuata e localizzata (requisito della “localizzazione”).

Cosa succede se la servitù di parcheggio non è localizzata in un’area precisa?
Se la servitù permette di parcheggiare indiscriminatamente su qualsiasi punto del fondo servente, finisce per svuotare di ogni contenuto il diritto del proprietario. Secondo la sentenza, una tale pattuizione non sarebbe configurabile come servitù, perché mancherebbero i requisiti della specificità e della localizzazione, portando a una compressione totale del diritto di proprietà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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