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Servitù di metanodotto: non c’è usucapione

Una proprietaria costruisce violando una servitù di metanodotto. La Cassazione chiarisce che il divieto di edificare è un’obbligazione accessoria inscindibile dalla servitù principale. Pertanto, non si estingue per prescrizione né è possibile l’usucapione del diritto a mantenere le opere illecite, che devono essere rimosse.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù di Metanodotto: il Divieto di Costruire non si Prescrive né si Usucapisce

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso cruciale in materia di servitù di metanodotto, stabilendo principi fondamentali sull’indivisibilità di tale diritto e sull’impossibilità di estinguerlo parzialmente per prescrizione o di acquisire per usucapione il diritto a mantenere costruzioni illecite. La decisione chiarisce che il divieto di costruire a una certa distanza dalla tubazione non è un diritto autonomo, ma una componente essenziale della servitù stessa, finalizzata a garantirne la sicurezza e la funzionalità.

I Fatti del Caso: Costruzioni Illecite e Servitù di Metanodotto

La vicenda ha origine da un contratto del 1968, con cui era stata costituita una servitù di metanodotto su alcuni terreni. L’accordo prevedeva, oltre al diritto di posa e manutenzione delle tubazioni, un esplicito divieto per il proprietario del fondo di realizzare costruzioni a una distanza inferiore a 17,50 metri dall’asse della condotta.

Nonostante ciò, nel 1997, la proprietaria di uno dei fondi gravati dalla servitù realizzava diverse opere (una piscina interrata, una pavimentazione e un ricovero attrezzi) violando le distanze pattuite. Solo nel 2019 la società titolare del gasdotto, a seguito di un sopralluogo, contestava la violazione e agiva in giudizio per ottenere la rimozione dei manufatti.

Nei primi due gradi di giudizio, le decisioni sono state opposte. Il Tribunale aveva dato ragione alla proprietaria, ritenendo che il diritto della società di pretendere il rispetto delle distanze fosse estinto per prescrizione, essendo passati più di vent’anni dalla costruzione delle opere. La Corte d’Appello, invece, aveva ribaltato la sentenza, qualificando il divieto di costruire come un’obbligazione accessoria e funzionale alla servitù principale, e come tale non soggetta a prescrizione autonoma.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della proprietaria, confermando la decisione d’appello e fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione e l’esercizio dei diritti di servitù.

L’Unicità della Servitù di Metanodotto e il Divieto di Costruire

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del divieto di edificare. La proprietaria sosteneva che si trattasse di una servitù negativa autonoma, distinta da quella (affermativa) di passaggio del metanodotto. Se così fosse stato, il mancato esercizio del diritto di proibirne la violazione per oltre vent’anni ne avrebbe causato l’estinzione per prescrizione.

La Cassazione ha respinto questa tesi. I giudici hanno stabilito che l’estensione e le modalità di una servitù sono regolate prima di tutto dal titolo costitutivo (il contratto). In questo caso, il contratto delineava una servitù di metanodotto unitaria, in cui il divieto di costruire non era un diritto a sé stante, ma una clausola strettamente funzionale a garantire l’utilità principale: la sicurezza, la manutenzione e l’operatività dell’impianto. Si tratta, quindi, di una componente strutturale e inscindibile della servitù, non di una semplice facoltà accessoria (adminicula servitutis) di cui si possa fare a meno.

Impossibilità di Prescrizione Parziale e di Usucapione

Di conseguenza, la Corte ha escluso sia la prescrizione parziale che l’usucapione:
1. Nessuna Prescrizione Parziale: Citando l’art. 1075 c.c., la Corte ha ribadito un principio consolidato: l’uso parziale di una servitù non ne causa l’estinzione per la parte non utilizzata. Il diritto si conserva per intero. Anche se la società non ha esercitato il suo diritto di pretendere la rimozione delle opere per vent’anni, la servitù nel suo complesso (incluso il rispetto delle distanze) è rimasta pienamente valida.
2. Nessuna Usucapione: La proprietaria non poteva aver acquisito per usucapione il diritto di mantenere le costruzioni. La realizzazione di opere in violazione di una servitù non costituisce un possesso utile all’usucapione, ma un mero atto illecito che turba il diritto altrui. Per usucapire sarebbe stato necessario un possesso corrispondente all’esercizio di un diritto reale, cosa che qui non sussisteva, dato che la sua condotta si poneva in diretto contrasto con la servitù esistente.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione basandosi sulla necessità di interpretare il contratto originario secondo la comune intenzione delle parti. Tale intenzione era chiaramente quella di creare un unico vincolo funzionale a garantire l’efficienza e la sicurezza del gasdotto. Il divieto di costruire entro una certa fascia di rispetto è essenziale per prevenire rischi per l’incolumità pubblica e per consentire le operazioni di manutenzione. Separare questo obbligo dalla servitù principale ne snaturerebbe la funzione. La qualificazione del divieto come obbligazione accessoria, intrinsecamente legata all’utilità del fondo dominante (l’impianto del gasdotto), impedisce che possa estinguersi autonomamente. La condotta della proprietaria, pertanto, è stata considerata un illecito permanente e non un possesso legittimo.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di grande rilevanza pratica: la servitù di metanodotto, quando contrattualmente prevista con specifici divieti di edificazione, costituisce un diritto unitario e inscindibile. Il proprietario del fondo servente non può invocare la prescrizione per non uso ventennale del diritto di far rispettare le distanze, né può sperare di sanare la situazione tramite l’usucapione. Le costruzioni realizzate in violazione del patto devono essere rimosse, poiché rappresentano un illecito che compromette la funzionalità e la sicurezza della servitù stessa.

Il divieto di costruire vicino a un metanodotto è una servitù autonoma che può estinguersi per prescrizione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto di costruire a una certa distanza dalla tubazione, se previsto nel contratto originario, non è una servitù negativa autonoma, ma un’obbligazione accessoria e funzionale alla servitù di metanodotto. Essendo parte integrante di un diritto unitario, non può estinguersi separatamente per prescrizione.

Se una servitù viene utilizzata solo in parte per oltre vent’anni, la parte non utilizzata si estingue?
No. In base all’articolo 1075 del codice civile, la servitù esercitata in modo da trarne un’utilità minore di quella indicata dal titolo si conserva per intero. L’uso parziale, anche se protratto nel tempo, non comporta un’estinzione parziale del diritto.

È possibile acquistare per usucapione il diritto di mantenere una costruzione realizzata in violazione di una servitù di metanodotto?
No. La realizzazione e il mantenimento di una costruzione in violazione di una servitù costituisce un mero atto illecito che turba l’esercizio del diritto altrui, non un possesso utile per l’usucapione. Di conseguenza, non è possibile acquisire il diritto di mantenere l’opera abusiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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