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Servitù coattiva: quando si estingue il passaggio?

Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce la distinzione tra servitù volontaria e servitù coattiva. Il caso riguardava un diritto di passaggio costituito per contratto su un fondo, a seguito di un frazionamento che aveva reso intercluso un’altra porzione. La Corte ha stabilito che, anche se pattuita contrattualmente, la servitù ha natura coattiva se sussistono i presupposti di legge (interclusione) e si estingue quando questi vengono meno, ad esempio con la creazione di un nuovo accesso alla via pubblica.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù Coattiva: Quando il Diritto di Passaggio si Estingue?

Introduzione

La distinzione tra servitù volontaria e servitù coattiva è cruciale nel diritto immobiliare, specialmente quando si discute della sua estinzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su come qualificare una servitù di passaggio nata da un contratto e quando questa possa cessare. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere i principi affermati dai giudici e le loro implicazioni pratiche per i proprietari di immobili.

I Fatti del Caso: La Nascita della Servitù

La controversia nasce dalla richiesta dei proprietari di un fondo (il fondo servente) di far dichiarare estinta una servitù di passaggio che gravava sulla loro proprietà. Questa servitù era stata costituita nel 1971 a favore di un terreno confinante (il fondo dominante).
In origine, entrambi i terreni appartenevano a un unico proprietario. Con un atto di frazionamento e vendita, una parte del terreno fu venduta, ma questa operazione rese la porzione residua un fondo intercluso, cioè privo di accesso alla via pubblica. Per rimediare a questa situazione, lo stesso atto di vendita istituì una servitù di passaggio sul terreno venduto, garantendo così l’accesso alla proprietà rimasta isolata.
Anni dopo, nel 1983, a favore del fondo dominante venne creato un nuovo accesso a una strada pubblica. I proprietari del fondo servente, ritenendo che la necessità del passaggio fosse venuta meno, si sono rivolti al tribunale per chiedere l’estinzione della servitù originaria, ai sensi dell’art. 1055 del codice civile.

La Decisione dei Giudici di Merito: Servitù Coattiva o Volontaria?

Il percorso giudiziario è stato altalenante. Il Tribunale di primo grado ha respinto la domanda, qualificando la servitù come “volontaria”. Secondo il giudice, essendo stata creata tramite un contratto (rogito), non poteva essere soggetta alla disciplina dell’estinzione prevista per le servitù coattive.
Di parere opposto è stata la Corte d’Appello. I giudici di secondo grado hanno riformato la decisione, riconoscendo la natura di servitù coattiva. Hanno osservato che la servitù era stata costituita contestualmente alla creazione della situazione di interclusione del fondo. Di conseguenza, la sua funzione era quella di rimediare a una necessità imposta dalla legge. Essendo venuta meno tale necessità con la creazione di un nuovo accesso, la Corte d’Appello ha dichiarato estinta la servitù.

Le Motivazioni della Cassazione: Natura della servitù coattiva

La proprietaria del fondo dominante ha impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo che la servitù fosse frutto di una libera scelta contrattuale e non di una necessità, e che quindi non potesse estinguersi. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello con motivazioni molto chiare.
I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: una servitù di passaggio costituita per contratto non cessa di essere coattiva se, al momento della sua costituzione, esistevano i presupposti di legge per imporla, come l’interclusione del fondo. La volontà delle parti espressa nel contratto, in questo caso, non fa altro che recepire una necessità giuridica. La Corte ha ritenuto decisiva la coincidenza temporale tra il frazionamento che ha causato l’interclusione e la costituzione della servitù, vedendo in ciò la prova del suo carattere necessario e, quindi, coattivo.
La Cassazione ha inoltre precisato che, per valutare l’interclusione, rileva la situazione di diritto (l’assenza di un diritto reale di passaggio), non la mera situazione di fatto (come l’eventuale assenza di un muretto di recinzione). Il ricorso è stato quindi giudicato un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. La qualificazione di una servitù come coattiva non dipende dalla sua fonte (sentenza o contratto), ma dalla sussistenza dei presupposti di necessità previsti dalla legge al momento della sua creazione. Pertanto, anche una servitù pattuita in un rogito notarile può essere dichiarata estinta se il fondo dominante cessa di essere intercluso. Questo principio tutela il proprietario del fondo servente da un peso che non ha più ragione di esistere, riaffermando che la servitù coattiva è legata indissolubilmente alla sua funzione originaria di soddisfare una necessità e non un mero comodo.

Una servitù di passaggio creata con un contratto può essere considerata coattiva?
Sì, secondo la sentenza, una servitù costituita per contratto è da considerarsi coattiva se al momento della sua creazione sussistevano le condizioni di legge per la sua imposizione, come l’interclusione di un fondo. La forma contrattuale non ne altera la natura se risponde a una necessità legale.

Quando si estingue una servitù coattiva di passaggio?
Una servitù coattiva di passaggio si estingue quando viene meno la sua causa, ovvero la necessità per cui era stata costituita. Nel caso specifico, la servitù si estingue perché il fondo dominante non è più intercluso, avendo ottenuto un nuovo accesso alla via pubblica, come previsto dall’art. 1055 del codice civile.

Per determinare la natura coattiva di una servitù, conta la situazione di fatto o quella di diritto?
La sentenza chiarisce che ciò che rileva è la situazione di diritto. L’interclusione va intesa come l’assenza di un diritto reale di passaggio verso la via pubblica, a prescindere dalla situazione di fatto contingente (ad esempio, l’esistenza o meno di recinzioni fisiche).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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