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Servitù coattiva per ostacolo giuridico: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25088/2024, ha stabilito che un fondo si considera intercluso anche in presenza di un ostacolo giuridico che impedisce l’accesso alla via pubblica. Il caso riguardava un proprietario a cui era stata negata la servitù coattiva perché il suo terreno confinava con una strada provinciale, sebbene l’accesso fosse stato ritenuto non autorizzabile per ragioni di sicurezza. La Suprema Corte ha cassato la decisione di merito, affermando che l’impossibilità di ottenere un’autorizzazione amministrativa equivale a un impedimento fisico, legittimando la richiesta di passaggio coattivo sul fondo del vicino.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ostacolo Giuridico e Servitù di Passaggio: Quando un Divieto Vale un Muro

L’accesso alla proprietà è un diritto fondamentale, ma cosa succede quando un terreno, pur confinando con una strada pubblica, non può di fatto accedervi? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 25088 del 2024, ha chiarito un punto cruciale: un ostacolo giuridico, come un divieto imposto dalla pubblica amministrazione, è equiparabile a un ostacolo fisico e può giustificare la costituzione di una servitù coattiva di passaggio. Questa pronuncia offre una tutela importante ai proprietari di fondi che si trovano in una situazione di interclusione non materiale, ma legale.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un proprietario terriero di ottenere il riconoscimento di una servitù di passaggio sul fondo dei vicini. Inizialmente, il Tribunale aveva accolto parzialmente la sua domanda, negando l’acquisto per usucapione ma concedendo una servitù coattiva di passaggio, data la parziale interclusione del suo fondo.

La situazione si è capovolta in secondo grado. La Corte d’Appello, accogliendo il ricorso dei vicini, ha negato la servitù coattiva. La motivazione dei giudici d’appello si basava sulla circostanza che il fondo dell’attore confinava con una strada provinciale. Sebbene l’accesso a tale strada non fosse autorizzato e potenzialmente pericoloso, la Corte ha ritenuto che non vi fosse prova di un divieto formale e che, quindi, il fondo non potesse considerarsi intercluso.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Ostacolo Giuridico

Il proprietario ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, l’errata applicazione dell’art. 1051 del Codice Civile, che disciplina appunto la servitù coattiva di passaggio. La Suprema Corte ha accolto questo specifico motivo, ribaltando la visione della Corte d’Appello e chiarendo la nozione di interclusione.

Il punto centrale della decisione è l’affermazione che l’impossibilità di accedere alla via pubblica non deve derivare necessariamente da ostacoli fisici (come la presenza di altri fondi o barriere naturali), ma può discendere anche da un ostacolo giuridico. Questo si verifica quando norme di legge o provvedimenti della pubblica amministrazione impediscono di fatto la creazione o l’utilizzo di un accesso, per esempio per ragioni di sicurezza stradale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che limitare il concetto di interclusione ai soli impedimenti materiali svuoterebbe di significato la norma, lasciando privi di tutela i proprietari di fondi il cui accesso, sebbene fisicamente possibile, è legalmente precluso. La ratio dell’istituto della servitù coattiva è quella di garantire la piena utilizzabilità del fondo, evitando che la proprietà diventi di fatto inutilizzabile e prevenendo l’abbandono di terreni.

Un aspetto decisivo nel caso di specie è stato il ruolo della consulenza tecnica d’ufficio (CTU). Il consulente del giudice aveva accertato che la Provincia, ente proprietario della strada, aveva escluso la possibilità di autorizzare un accesso carrabile in quel punto, data la mancanza delle condizioni di sicurezza previste dalla legge. La Cassazione ha ritenuto che questa valutazione tecnica, basata su informazioni dirette della pubblica amministrazione, fosse una prova sufficiente dell’ostacolo giuridico. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva sbagliato a non tenerne conto, pretendendo che il proprietario dimostrasse di aver presentato una formale istanza poi respinta. L’accertata non autorizzabilità dell’accesso è di per sé sufficiente a configurare l’interclusione.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte ha enunciato due importanti principi di diritto:

1. Costituisce impedimento all’uscita sulla via pubblica, ai sensi dell’art. 1051 c.c., anche la circostanza che l’accesso sia precluso dalla legge o da un provvedimento della pubblica amministrazione.
2. Spetta a chi richiede la servitù dimostrare l’impossibilità giuridica di accesso. Tuttavia, se un consulente tecnico d’ufficio ha già accertato tale impossibilità sulla base di informazioni ricevute dall’ente pubblico competente, questa prova è da considerarsi fornita.

La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questi principi. La decisione rappresenta un importante precedente, rafforzando la tutela dei proprietari di fondi che si trovano di fronte a un’interclusione non fisica ma derivante da un invalicabile ostacolo giuridico.

Un fondo è considerato ‘intercluso’ anche se confina con una strada pubblica?
Sì, un fondo è considerato intercluso se l’accesso alla via pubblica, pur essendo fisicamente possibile, risulta precluso da un ostacolo giuridico, come un divieto imposto dalla legge o dalla pubblica amministrazione per ragioni di sicurezza.

Cosa si intende per ‘ostacolo giuridico’ al passaggio?
Per ostacolo giuridico si intende un impedimento non di natura fisica, ma derivante da prescrizioni di legge o da provvedimenti della pubblica amministrazione che vietano la creazione o l’utilizzo di un accesso a una via pubblica, rendendo di fatto il fondo non raggiungibile legalmente.

È necessario aver ricevuto un diniego formale a una richiesta di passo carrabile per dimostrare l’ostacolo giuridico?
No. Secondo questa ordinanza, non è strettamente necessario. Se un consulente tecnico nominato dal giudice accerta, sulla base di informazioni ricevute dall’ente pubblico competente, che l’autorizzazione all’accesso verrebbe negata, questa valutazione è sufficiente a dimostrare l’impossibilità giuridica e quindi l’interclusione del fondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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