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Servitù apparente: quando si acquista per usucapione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6665/2024, ha chiarito i requisiti per l’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione. Il caso riguardava due proprietari che rivendicavano il diritto di passare sul terreno dei vicini per accedere a un lago. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che per aversi una servitù apparente, non è sufficiente la mera esistenza di un sentiero o la conformazione naturale del terreno che facilita il passaggio. Sono necessarie opere visibili, permanenti e inequivocabilmente destinate all’esercizio della servitù, un “quid pluris” che dimostri l’asservimento del fondo.

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Servitù Apparente: la Cassazione chiarisce quando un passaggio diventa diritto

L’acquisto di una servitù apparente per usucapione è un tema che genera frequenti contenziosi tra proprietari di fondi confinanti. Spesso si crede, erroneamente, che il semplice passaggio protratto nel tempo su un terreno altrui sia sufficiente a consolidare un diritto. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 6665 del 13 marzo 2024, ha ribadito con forza i paletti imposti dalla legge, sottolineando la necessità di opere visibili e permanenti che dimostrino in modo inequivocabile l’asservimento di un fondo a un altro. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti di causa

La vicenda ha origine nel 2016, quando due comproprietari citavano in giudizio i loro vicini, chiedendo al Tribunale di accertare l’avvenuto acquisto per usucapione del diritto di proprietà (o, in subordine, di una servitù di passaggio) su una porzione di terreno. Questo terreno, di proprietà dei vicini, veniva utilizzato dai ricorrenti per accedere alla spiaggia e a un lago.
I vicini, costituitisi in giudizio, si opponevano alla domanda e, a loro volta, proponevano un’azione di negatoria servitutis per far dichiarare l’inesistenza di qualsiasi servitù di passaggio sul loro fondo. I primi attori replicavano con un’ulteriore domanda (reconventio reconventionis) per l’accertamento di una servitù di passo a piedi.
Sia il Tribunale che la Corte di Appello davano ragione ai proprietari del terreno, respingendo le domande di usucapione e accogliendo la negatoria servitutis. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione giuridica: il requisito della servitù apparente

Il cuore della controversia ruota attorno all’articolo 1061 del Codice Civile, che stabilisce che le servitù non apparenti non possono acquistarsi per usucapione. Ma cosa rende una servitù apparente?
Secondo la giurisprudenza consolidata, non basta che vi sia un’utilità per il fondo dominante. È necessario che esistano opere visibili e permanenti, realizzate dall’uomo o naturali, che siano state specificamente destinate all’esercizio della servitù. Queste opere devono rendere palese e inequivocabile il peso imposto sul fondo servente. Un semplice sentiero formatosi con il calpestio o una conformazione naturale del terreno che agevola il transito non sono, di per sé, sufficienti.

La decisione della Cassazione sulla servitù apparente

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile e infondato il ricorso dei proprietari che intendevano usucapire il passaggio. I giudici hanno confermato l’orientamento consolidato, ribadendo che per l’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione è indispensabile il requisito dell’apparenza.

Il principio del “quid pluris”

La Corte ha sottolineato che, per dimostrare l’apparenza, non basta l’esistenza di una strada o di un percorso. Occorre un “quid pluris”, ovvero un elemento aggiuntivo che dimostri la specifica destinazione dell’opera all’esercizio della servitù. Nel caso di specie, la circostanza che il giardino dei vicini avesse piante e arredi ai lati, lasciando libera una parte centrale per il passaggio verso il lago, è stata ritenuta insufficiente. Questa configurazione, infatti, non dimostrava in modo univoco che quel passaggio fosse stato creato per asservire il loro fondo a quello dei ricorrenti, potendo rispondere a molteplici altre esigenze.

le motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara e rigorosa. I giudici hanno spiegato che le caratteristiche morfologiche dei terreni, come una naturale degradazione verso un lago, non possono sostituire la presenza di opere realizzate specificamente per l’esercizio della servitù. La situazione naturale dei luoghi può al massimo costituire una “utilitas” (un vantaggio) per le persone, ma non integra i requisiti per la costituzione di una servitù a favore del fondo.
La giurisprudenza citata nell’ordinanza è costante nell’affermare che le opere, anche se naturali, devono costituire un “indice non equivoco ed obiettivo del peso imposto al fondo servente”. La mancanza di opere appositamente realizzate per favorire l’esercizio della pretesa servitù non può essere supplita dalla semplice consistenza e situazione fisica dei fondi. In altre parole, l’apparenza deve essere legata a un’opera che riveli la funzione di asservimento in modo oggettivo e permanente, escludendo che l’attività di passaggio sia compiuta in via precaria o per mera tolleranza del proprietario.

le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chi intende far valere un diritto di passaggio per usucapione. La decisione riafferma che la tolleranza del vicino o l’uso di un passaggio di comodo non generano diritti reali. Per acquistare una servitù apparente, è fondamentale provare l’esistenza di opere visibili e stabili (come un ponte, una strada lastricata, un cancello) che siano state create al preciso scopo di esercitare il passaggio, rendendo evidente a chiunque, compreso il proprietario del fondo servente, l’esistenza di un peso permanente sulla sua proprietà. In assenza di questo “quid pluris”, la domanda di usucapione è destinata a fallire.

È sufficiente l’esistenza di un sentiero naturale per usucapire una servitù di passaggio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non basta l’esistenza di una strada o di un percorso. Per l’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione, è necessaria la presenza di opere visibili e permanenti obiettivamente destinate al suo esercizio, che rivelino in modo non equivoco il peso gravante sul fondo servente.

Cosa intende la legge per “opere visibili e permanenti” ai fini di una servitù apparente?
Si intendono segni visibili di opere stabili e obiettivamente destinate all’esercizio della servitù, che rendano manifesto che l’attività non è compiuta in via precaria, ma come preciso onere a carattere stabile. Queste opere possono essere sia artificiali (es. un ponte, una strada) sia naturali, purché costituiscano un “indice non equivoco ed obiettivo del peso imposto al fondo servente”.

La conformazione naturale del terreno che agevola il passaggio può sostituire la necessità di opere realizzate dall’uomo?
No. La Corte ha stabilito che le caratteristiche morfologiche dei terreni (come la degradazione verso un lago) non possono sostituire la presenza di opere realizzate per favorire l’esistenza e l’attuazione della servitù. La situazione naturale dei luoghi può integrare al più una “utilitas” per le persone, ma non per il fondo, e quindi non soddisfa i requisiti per la costituzione di una servitù per usucapione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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