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Servitù apparente: finestre tamponate e usucapione

La Corte di Cassazione ha stabilito che delle finestre provvisoriamente tamponate con mattoni non costituiscono un’opera idonea a configurare una servitù apparente di veduta, requisito necessario per l’acquisto tramite usucapione. Il caso riguardava una disputa tra vicini, in cui uno sosteneva di aver usucapito il diritto di veduta nonostante le aperture fossero chiuse. La Corte ha chiarito che l’apparenza richiede opere visibili e inequivocabili nella loro funzione, cosa che non si verifica con finestre murate. Inoltre, ha ribadito che il contratto definitivo di compravendita supera il preliminare e le clausole generiche sulle servitù non hanno valore costitutivo.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Servitù Apparente e Usucapione: Quando le Finestre Tamponate Contano?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto immobiliare: l’acquisto di una servitù di veduta per usucapione. La questione centrale è se delle finestre, esistenti da anni ma provvisoriamente tamponate, possano costituire quella servitù apparente che è presupposto indispensabile per l’usucapione. Questa pronuncia offre chiarimenti fondamentali sui requisiti di visibilità e inequivocità delle opere destinate all’esercizio di una servitù.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una controversia tra due proprietari confinanti. Il primo citava in giudizio la vicina chiedendo la chiusura di alcune aperture e la demolizione di una sopraelevazione, poiché realizzate in violazione delle normative sulle distanze legali. La convenuta si difendeva sostenendo di aver acquisito per usucapione il diritto di veduta sul lastrico solare dell’attore, proprio attraverso quelle finestre, esistenti da decenni.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dell’attore. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, riconoscendo l’avvenuta usucapione. Secondo i giudici di secondo grado, le aperture esistevano almeno dal 1986 e, sebbene fossero state provvisoriamente chiuse con pignatte a secco (mattoni forati facilmente amovibili), costituivano un’opera finalizzata all’esercizio della servitù. Contro questa sentenza, il proprietario originario proponeva ricorso in Cassazione.

La Servitù Apparente secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 1061 del Codice Civile, che consente l’acquisto per usucapione solo delle servitù apparenti.

Il requisito dell’apparenza, spiegano i giudici, non si limita alla mera esistenza di opere visibili. Tali opere devono, per la loro struttura e consistenza, denunciare in modo oggettivo, permanente e inequivocabile il peso imposto sul fondo servente a favore del fondo dominante. La loro funzione deve essere manifesta, tale da escludere ogni dubbio e da far presumere che il proprietario del fondo servente sia a conoscenza dell’asservimento.

Nel caso specifico, le finestre tamponate con pignatte non soddisfacevano questo criterio. La loro chiusura, seppur provvisoria, le privava della loro funzione naturale di permettere di vedere e affacciarsi (inspectio e prospectio). L’opera risultava quindi incerta ed equivoca, non manifestando chiaramente la sua destinazione all’esercizio di una servitù di veduta. Non si può pretendere che il proprietario del fondo vicino indaghi sulla natura amovibile della tamponatura o verifichi se e quando le pignatte vengano rimosse.

Il Rapporto tra Contratto Preliminare e Definitivo

Un altro errore censurato dalla Cassazione riguarda la valutazione dei contratti di compravendita. La Corte d’Appello aveva dato peso a una clausola contenuta nel contratto preliminare d’acquisto dell’attore, che menzionava una servitù di veduta.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: una volta stipulato il contratto definitivo, questo diventa l’unica fonte dei diritti e degli obblighi tra le parti. Il contratto preliminare viene superato e assorbito dal definitivo, a meno che non sia espressamente pattuito che alcune sue clausole debbano sopravvivere. Di conseguenza, i giudici d’appello avrebbero dovuto basarsi esclusivamente sul contenuto dell’atto di vendita finale.

L’Inefficacia delle Clausole di Stile

Infine, la Corte ha criticato l’interpretazione data alla menzione, nell’atto di vendita, di ‘servitù passive gravanti sull’immobile’. Questa è una tipica ‘clausola di stile’, una formula generica e di prassi che, in assenza di una specificazione dettagliata, è inefficace. Per costituire o provare una servitù, il titolo deve contenere tutti gli elementi necessari per individuare con precisione il contenuto, l’estensione e le modalità di esercizio del peso imposto sul fondo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di principi di diritto consolidati. In primo luogo, il requisito dell’apparenza per l’usucapione di una servitù, ai sensi dell’art. 1061 c.c., richiede la presenza di opere visibili e permanenti che manifestino in modo inequivocabile la loro specifica destinazione all’esercizio della servitù. Finestre tamponate, anche se con materiali amovibili, rendono la funzione dell’opera equivoca e non manifesta, impedendo così la configurazione di una servitù apparente. In secondo luogo, la Corte ha riaffermato che il contratto definitivo di vendita assorbe e supera il contratto preliminare, diventando l’unica fonte regolatrice del rapporto tra le parti, salvo patto contrario. Infine, ha specificato che le clausole generiche relative a servitù, presenti negli atti notarili, sono mere clausole di stile e non sono sufficienti a costituire o a provare l’esistenza di un diritto reale specifico, per il quale è necessaria una descrizione dettagliata.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza la tutela del proprietario del fondo che si presume servente, esigendo che l’asservimento del suo immobile sia palese e inconfutabile. Per chi intende far valere un diritto di servitù per usucapione, non è sufficiente la mera esistenza di un’opera potenzialmente idonea, ma è necessario che la sua funzione sia costantemente e chiaramente visibile. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di redigere contratti definitivi chiari e completi, poiché le pattuizioni preliminari e le clausole generiche non offrono garanzie sufficienti per la costituzione di diritti reali. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

Una finestra temporaneamente tamponata può dar vita a una servitù apparente per usucapione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, affinché una servitù sia ‘apparente’, le opere devono essere visibili e indicare in modo inequivocabile il peso imposto sul fondo vicino. Delle finestre tamponate sono un’opera equivoca perché la loro funzione di veduta non è manifesta, quindi non possono condurre all’acquisto del diritto per usucapione.

In una compravendita immobiliare, quale contratto prevale tra il preliminare e il definitivo?
Il contratto definitivo è l’unica fonte dei diritti e degli obblighi tra le parti. Esso supera e assorbe il contratto preliminare, a meno che le parti non abbiano espressamente pattuito che alcune clausole del preliminare debbano sopravvivere.

Una clausola generica che menziona ‘servitù passive’ in un atto di vendita è sufficiente a provare l’esistenza di una servitù specifica?
No. Tali formule sono considerate ‘clausole di stile’ e sono inefficaci a costituire o provare una servitù. Per essere valido, il titolo deve contenere tutti gli elementi necessari a individuare il contenuto oggettivo, l’estensione e le modalità di esercizio del peso imposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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