LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro giudiziario quote: rigetto e fumus boni iuris

Un trustee ha richiesto il sequestro giudiziario di quote societarie, sostenendo un diritto di proprietà derivante da un trust e contestando l’acquisto delle quote da parte di un terzo in un’asta giudiziaria. Il Tribunale di Venezia ha rigettato il ricorso per mancanza di ‘fumus boni iuris’, chiarendo che l’iscrizione nel Registro delle Imprese ha una funzione meramente pubblicitaria e non costitutiva della proprietà, e che la parte ricorrente non ha fornito una prova adeguata del proprio titolo d’acquisto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Sequestro Giudiziario Quote: Quando il Fumus Boni Iuris non Sussiste

L’ordinanza del Tribunale di Venezia offre un’importante lezione sul sequestro giudiziario quote e sui suoi presupposti, in particolare sul concetto di fumus boni iuris. Il caso analizza una complessa vicenda di proprietà di quote societarie, contese tra il trustee di un trust e l’acquirente a un’asta giudiziaria. La decisione del giudice chiarisce il ruolo del Registro delle Imprese e l’onere della prova nelle azioni a difesa della proprietà.

I Fatti del Caso: La Contesa sulla Proprietà delle Quote Societarie

Una società, agendo come trustee di un trust, ha promosso un procedimento d’urgenza per ottenere il sequestro giudiziario delle quote di una S.r.l. Il trustee sosteneva che tali quote fossero state conferite nel trust anni prima e che, quindi, un successivo atto di vendita avvenuto nell’ambito di una procedura esecutiva fosse nullo, inefficace o comunque inopponibile, configurandosi come un acquisto a non domino (da chi non è proprietario).

L’atto di vendita contestato era avvenuto a seguito di un’asta giudiziaria, in cui un terzo si era aggiudicato la totalità delle quote della S.r.l. La parte ricorrente lamentava che la vendita era stata eseguita in spregio al suo prioritario diritto di proprietà derivante dal trust, formalizzato con atto notarile e iscritto nel Registro delle Imprese.

La parte resistente, costituitasi in giudizio, difendeva la validità del proprio acquisto, avvenuto sotto l’autorizzazione del Giudice dell’Esecuzione, e sosteneva che qualsiasi contestazione avrebbe dovuto essere sollevata nelle sedi opportune della procedura esecutiva.

Analisi della Richiesta di Sequestro Giudiziario Quote

Il cuore della controversia ruotava attorno alla richiesta di sequestro giudiziario quote ex art. 670 n. 1 c.p.c. La ricorrente basava la sua pretesa sulla presunta nullità dell’acquisto da parte della resistente, sostenendo che l’iscrizione anteriore del proprio titolo nel Registro delle Imprese dovesse prevalere.

Tuttavia, il giudice ha ritenuto che l’azione da cautelare, indipendentemente dalla sua qualificazione (nullità, inefficacia o rivendica), non apparisse fondata a una prima sommaria delibazione, facendo così mancare il presupposto essenziale del fumus boni iuris.

Il Ruolo del Registro delle Imprese: Funzione Pubblicitaria, non Costitutiva

Un punto cruciale della decisione riguarda l’interpretazione della funzione del Registro delle Imprese. Il Tribunale ha ribadito un principio fondamentale del diritto societario: l’iscrizione relativa ai diritti sulle quote di S.r.l. non ha, di regola, efficacia costitutiva, ma solo una funzione di pubblicità. Questo significa che l’iscrizione non crea il diritto di proprietà, né la sua assenza lo esclude. Il suo contenuto non determina né condiziona gli effetti degli atti di trasferimento.

L’argomento della ricorrente, basato sulla “titolarità iscritta in epoca antecedente”, è stato quindi respinto. La prevalenza garantita dall’art. 2470 c.c. in caso di più acquisti dal medesimo dante causa si applica solo se l’acquisto iscritto per primo è avvenuto in buona fede, un aspetto che qui non era centrale e che comunque rimanda a questioni di sostanza.

La Mancanza del “Fumus Boni Iuris”

Il giudice ha ritenuto debole l’argomentazione dell’acquisto a non domino. In particolare, la stessa ricorrente aveva allegato che il trust era stato istituito da soggetti coinvolti in una precedente causa, conclusasi con una sentenza passata in giudicato che accertava la proprietà delle quote in capo a un’altra persona alla data del 2009, ossia prima dell’istituzione del trust stesso. Questo elemento minava alla base la catena di provenienza del diritto vantato dal trustee.

Nella prospettiva di un’azione di rivendica, il rivendicante ha l’onere di fornire una prova completa e non viziata della provenienza del proprio diritto, cosa che la ricorrente non ha fatto. Non è sufficiente affermare di aver acquistato dopo la data in cui la proprietà era stata accertata in capo a un soggetto diverso dai propri danti causa.

Le Motivazioni

Il Tribunale ha rigettato la richiesta di sequestro giudiziario quote principalmente per l’assenza del fumus boni iuris. Il giudice ha chiarito che non è appropriato parlare di acquisto a non domino basandosi unicamente sulle risultanze formali del Registro delle Imprese, poiché queste non hanno efficacia costitutiva del diritto di proprietà. L’argomentazione della ricorrente, fondata sulla presunta prevalenza della propria iscrizione, è stata giudicata infondata perché non tiene conto della natura meramente pubblicitaria del registro. Inoltre, la stessa ricostruzione dei fatti offerta dalla ricorrente presentava delle criticità nella catena di provenienza del proprio diritto, rendendo implausibile, allo stato degli atti, il fondamento dell’azione di merito. Di conseguenza, non essendo stato superato il primo scoglio del fumus, il giudice non ha neppure proceduto all’esame del periculum in mora (il pregiudizio grave e irreparabile derivante dal ritardo).

Le Conclusioni

L’ordinanza sottolinea alcuni principi chiave: per ottenere una misura cautelare come il sequestro giudiziario, è indispensabile dimostrare la verosimile fondatezza della propria pretesa (fumus boni iuris). Nel contesto delle quote di S.r.l., non ci si può basare esclusivamente sulle iscrizioni nel Registro delle Imprese per affermare la titolarità di un diritto, poiché tale registro ha una funzione dichiarativa. Infine, chi agisce per rivendicare la proprietà di un bene deve fornire una prova rigorosa del proprio titolo, dimostrando una provenienza legittima e non viziata, un onere probatorio che nel caso di specie non è stato assolto.

L’iscrizione nel Registro delle Imprese è sufficiente a provare la proprietà di quote s.r.l.?
No, secondo l’ordinanza, l’iscrizione nel Registro delle Imprese relativa ai diritti sulle quote ha, in generale, solo una funzione pubblicitaria e non costitutiva del diritto. Non determina di per sé chi sia il titolare del diritto di proprietà.

Per quale motivo principale il giudice ha rigettato la richiesta di sequestro giudiziario delle quote?
Il giudice ha rigettato la richiesta per la mancanza del ‘fumus boni iuris’, ovvero perché l’azione di merito che la parte ricorrente intendeva promuovere non appariva, a una prima sommaria analisi, dotata di un plausibile fondamento giuridico.

Cosa deve provare chi agisce in rivendica per le quote di una società?
Chi agisce in rivendica deve provare in modo completo la provenienza del proprio diritto, dimostrando una catena di trasferimenti non viziata. Non è sufficiente affermare di aver acquistato il bene dopo una data in cui la proprietà era stata giudizialmente accertata in capo a un soggetto diverso dai propri danti causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati