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Sequestro conservativo amministratore: guida al caso

Un’ordinanza del Tribunale di Venezia conferma un sequestro conservativo amministratore fino a 220.000 euro per condotte distrattive. L’ex amministratore aveva sottratto fondi societari per oltre 185.000 euro tramite bonifici e prelievi, violando i limiti di spesa statutari. Il provvedimento si fonda sulla chiara prova della condotta illecita (fumus boni iuris) e sul concreto rischio di dispersione del patrimonio del responsabile (periculum in mora).

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Sequestro Conservativo Amministratore: Come Proteggere l’Azienda da Atti Distrattivi

Il sequestro conservativo amministratore è uno strumento legale fondamentale per tutelare il patrimonio di una società quando si sospetta che un dirigente abbia agito in modo illecito. Un’ordinanza del Tribunale di Venezia offre un chiaro esempio di come e perché questa misura cautelare possa essere concessa, delineando i requisiti di prova e urgenza necessari. Analizziamo questo caso pratico per comprendere come una società può difendersi efficacemente da condotte distrattive.

I Fatti del Caso: Bonifici e Prelievi non Autorizzati

Una società si è rivolta al tribunale per richiedere un sequestro conservativo contro il suo ex co-amministratore. La società ha documentato che, in un arco temporale di pochi giorni, l’amministratore aveva disposto una serie di operazioni a carico del conto aziendale, quasi prosciugandone la liquidità.

Nello specifico, le operazioni contestate includevano:
* Bonifici consistenti: Trasferimenti di denaro per un totale di 185.082,23 euro dal conto della società a un conto personale dell’amministratore.
* Prelievo di contanti: Un prelievo da sportello di 5.000 euro, superiore ai limiti di legge per i pagamenti in contanti.

Queste operazioni sono state eseguite all’insaputa dell’altro amministratore e, soprattutto, in violazione delle norme statutarie. Lo statuto della società prevedeva infatti che per operazioni di valore superiore a 25.000 euro fosse necessaria la firma congiunta di entrambi gli amministratori. Due dei bonifici superavano ampiamente questa soglia, rendendo la condotta palesemente illecita anche dal punto di vista della gestione interna.

La Decisione del Tribunale: Conferma del Sequestro

Il Tribunale, dopo una valutazione sommaria, aveva inizialmente concesso il sequestro inaudita altera parte (cioè senza sentire l’amministratore, data l’urgenza) con un decreto del 5 agosto 2025. Successivamente, all’udienza fissata per la discussione, l’ex amministratore non si è presentato per difendersi.

Con l’ordinanza in esame, il giudice ha confermato pienamente il precedente decreto, autorizzando il sequestro conservativo dei beni mobili, immobili e dei crediti dell’ex amministratore fino alla concorrenza di 220.000 euro, a garanzia del diritto al risarcimento del danno subito dalla società.

Le Motivazioni: Analisi del Fumus Boni Iuris e Periculum in Mora

La decisione del Tribunale si basa sulla sussistenza dei due requisiti fondamentali per la concessione di una misura cautelare: il fumus boni iuris e il periculum in mora.

Il Fumus Boni Iuris e il sequestro conservativo amministratore

Il fumus boni iuris rappresenta la verosimiglianza del diritto che si intende proteggere. In questo caso, il diritto della società a essere risarcita. Il giudice ha ritenuto le prove fornite dalla società più che sufficienti a dimostrare la probabile fondatezza della sua azione di responsabilità. Gli elementi chiave sono stati:
1. Le prove documentali: Gli estratti conto bancari dimostravano in modo inequivocabile i flussi di denaro dalla società all’ex amministratore.
2. L’assenza di giustificazione: Le operazioni erano prive di qualsiasi titolo o causa che le potesse ricondurre a un interesse sociale. Si configuravano, quindi, come un classico atto distrattivo di risorse a proprio esclusivo beneficio.
3. La violazione dello statuto: Il superamento dei limiti di spesa per la firma disgiunta costituiva una chiara violazione delle regole di governance societaria, rendendo gli atti gestori intrinsecamente illeciti.

Il giudice ha sottolineato che, di fronte a tali allegazioni, sarebbe stato onere dell’amministratore dimostrare che i prelievi erano giustificati dall’interesse della società, prova che non è stata fornita.

Il Periculum in Mora: Il Rischio di Non Poter Recuperare il Danno

Il periculum in mora è il pericolo che, nel tempo necessario per ottenere una sentenza definitiva, il debitore possa disperdere il proprio patrimonio, rendendo vana l’azione legale. Anche questo requisito è stato ritenuto pienamente sussistente. Il tribunale ha evidenziato:
* La disperdibilità dei valori: Le somme sottratte, essendo liquide, sono facilmente occultabili. Parte dei fondi era stata convogliata su un conto corrente tedesco, rendendone più complesso il recupero.
* La scarsa consistenza patrimoniale: L’ex amministratore risultava avere un patrimonio inadeguato a garantire il risarcimento. Possedeva solo una piccola rimessa agricola e partecipazioni in una società già dichiarata fallita.

Questi elementi, uniti alla stessa condotta fraudolenta, hanno convinto il giudice della necessità di ‘congelare’ i beni del responsabile per assicurare l’effettiva tutela della società danneggiata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Società e Amministratori

Questa ordinanza offre importanti spunti operativi. Per le società, emerge l’importanza di dotarsi di regole statutarie chiare sui poteri degli amministratori, come i limiti di spesa, che costituiscono un primo e fondamentale presidio contro gli abusi. Dimostra inoltre l’efficacia del sequestro conservativo amministratore come strumento di reazione rapida per bloccare i beni prima che vengano dissipati. Per gli amministratori, il caso è un monito severo sulla necessità di agire sempre nell’esclusivo interesse della società, documentando ogni operazione. Le condotte distrattive non solo espongono a un’azione di responsabilità per danni, ma possono portare a conseguenze immediate e incisive sul proprio patrimonio personale.

Quando una società può ottenere un sequestro conservativo contro un amministratore?
Una società può ottenere un sequestro conservativo quando fornisce prove che rendono verosimile la condotta illecita dell’amministratore (fumus boni iuris) e dimostra l’esistenza di un concreto pericolo che l’amministratore possa disperdere i propri beni, rendendo difficile un futuro risarcimento (periculum in mora).

Quali prove sono state considerate decisive in questo caso per concedere il sequestro?
Le prove decisive sono state gli estratti del conto corrente societario che mostravano i bonifici a favore dell’ex amministratore e un prelievo in contanti di importo elevato. È stata inoltre determinante la violazione dello statuto sociale, che imponeva la firma congiunta per operazioni superiori a 25.000 euro.

Perché il mancato rispetto dei limiti di spesa previsti dallo statuto è rilevante?
È rilevante perché costituisce di per sé un atto di gestione illecito. Agendo da solo per operazioni che richiedevano una firma congiunta, l’amministratore ha violato le regole di governance societaria e i propri doveri, rendendo la sua condotta illegittima a prescindere dalla mancanza di giustificazione per le spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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