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Sentenza non definitiva: quando è impugnabile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale che quello incidentale proposti avverso una sentenza non definitiva della Corte d’Appello. Quest’ultima, in una causa tra un correntista e una banca, aveva risolto alcune questioni giuridiche (come la validità delle clausole sugli interessi) ma aveva rimesso la causa sul ruolo per un’integrazione della perizia tecnica (CTU) al fine di rideterminare il saldo del conto. La Suprema Corte ha stabilito che una sentenza non definitiva di questo tipo, che non definisce neppure parzialmente il giudizio ma si limita a impartire disposizioni per la sua prosecuzione, non è immediatamente impugnabile per cassazione, dovendosi attendere la sentenza definitiva.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sentenza non definitiva: quando è possibile il ricorso immediato in Cassazione?

Comprendere le regole procedurali è fondamentale per evitare passi falsi che possono compromettere l’esito di un giudizio. Una questione cruciale riguarda l’impugnabilità della sentenza non definitiva, ovvero una pronuncia che non chiude l’intero contenzioso. Con l’ordinanza n. 26843 del 2024, la Corte di Cassazione torna su questo tema, offrendo chiarimenti essenziali sulla distinzione tra sentenze che risolvono questioni preliminari e sentenze che decidono parzialmente il merito della causa.

I Fatti di Causa: una controversia bancaria

Il caso trae origine da una controversia tra una correntista e un istituto di credito. La cliente aveva citato in giudizio la banca chiedendo di dichiarare illegittime diverse clausole del suo contratto di conto corrente, tra cui quelle relative agli interessi ultralegali, all’anatocismo trimestrale e alla commissione di massimo scoperto. Chiedeva, inoltre, la rideterminazione del saldo e la restituzione delle somme indebitamente pagate, inclusa la nullità di un finanziamento concesso per ripianare un presunto saldo negativo.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto in gran parte le richieste della correntista, accertando un credito a suo favore e dichiarando la nullità del contratto di finanziamento.

Successivamente, la Corte d’Appello, investita del gravame della banca, ha emesso una sentenza non definitiva. Con tale pronuncia, la Corte ha riformato parzialmente la decisione di primo grado, ritenendo ad esempio valida la pattuizione sugli interessi (contrariamente a quanto stabilito dal Tribunale), e ha disposto un’integrazione della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per ricalcolare il saldo del conto alla luce delle nuove direttive. L’esame di altri motivi di appello è stato invece rinviato all’esito della nuova perizia.

La decisione sulla sentenza non definitiva e il ricorso in Cassazione

Contro questa sentenza non definitiva, entrambe le parti hanno proposto ricorso e controricorso in Cassazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili.

Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 360, terzo comma, del Codice di procedura civile. Questa norma distingue due tipi di sentenze non definitive:

1. Sentenze che decidono questioni insorte senza definire il giudizio: queste risolvono questioni pregiudiziali o procedurali ma non decidono neppure in parte sul merito. Per queste, l’impugnazione per Cassazione è necessariamente differita, cioè deve avvenire insieme all’impugnazione della sentenza definitiva che concluderà il processo.
2. Sentenze non definitive su domanda o parziali: queste decidono una parte del merito della causa, lasciando che il processo prosegua per le altre domande. Queste possono essere impugnate immediatamente oppure, con un’apposita riserva, in via differita insieme alla sentenza finale.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la pronuncia della Corte d’Appello rientrasse nella prima categoria.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la sentenza d’appello, pur avendo deciso alcune questioni (come la validità della clausola sugli interessi), non aveva definito neppure parzialmente il giudizio. Infatti, riformando la decisione del Tribunale su quel punto, ha reso necessaria una nuova istruttoria (la CTU) per rideterminare l’effettivo saldo del conto, che era l’oggetto principale della domanda di accertamento. Di conseguenza, anche la decisione sulla domanda collegata (la restituzione delle rate del finanziamento) è stata logicamente rinviata.

In sostanza, la sentenza d’appello si è limitata a risolvere questioni preliminari necessarie per la prosecuzione del giudizio, impartendo provvedimenti per l’ulteriore istruzione della causa, come previsto dall’art. 279, comma 2, n. 4, c.p.c. Non avendo statuito in modo definitivo su alcuna delle domande principali (né quella di accertamento del saldo, né quella di ripetizione dell’indebito), non poteva essere oggetto di un ricorso immediato per Cassazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: non tutte le sentenze non definitive sono immediatamente appellabili in Cassazione. È necessario distinguere attentamente la natura della decisione. Se la sentenza si limita a risolvere questioni procedurali o di merito che sono strumentali alla prosecuzione del giudizio, senza definire in modo parziale e autonomo una domanda, le parti devono attendere la conclusione dell’intero grado di giudizio prima di poter adire la Suprema Corte. Questa regola mira a evitare la frammentazione del processo e a garantire che la Cassazione si pronunci su un quadro giuridico e fattuale completo e definitivo.

È possibile impugnare immediatamente in Cassazione una sentenza d’appello che, pur decidendo su alcuni motivi, rimette la causa in istruttoria per una nuova CTU?
No, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso perché una simile sentenza non definisce neppure parzialmente il giudizio. Essa si limita a risolvere questioni in vista della prosecuzione dell’istruttoria, e pertanto la sua impugnazione deve essere differita fino alla pronuncia della sentenza definitiva.

Cosa si intende quando una sentenza risolve questioni senza definire il giudizio?
Significa che la sentenza affronta aspetti preliminari o pregiudiziali (ad esempio, la validità di una clausola contrattuale) ma l’esito di tale decisione non conclude una domanda, rendendo invece necessaria un’ulteriore attività istruttoria (come un ricalcolo peritale) per poter arrivare a una decisione finale sul merito.

Qual è la differenza tra un ricorso immediato e uno differito per una sentenza non definitiva?
Un ricorso immediato è quello proposto subito dopo la pubblicazione della sentenza non definitiva. Un ricorso differito, invece, è quello che viene posticipato e proposto insieme all’impugnazione della sentenza che definirà l’intero giudizio. La legge stabilisce quando è permessa l’una o l’altra opzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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