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Segnalazione operazioni sospette: la Cassazione decide

Due funzionari di banca sono stati sanzionati per non aver segnalato transazioni sospette. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, chiarendo che il termine per la notifica della violazione decorre solo dal completamento degli accertamenti da parte dell’autorità amministrativa, anche a seguito della ricezione di atti da un’indagine penale. La Corte ha inoltre ribadito che per la segnalazione operazioni sospette è sufficiente un mero sospetto, senza necessità di provare il reato sottostante.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Segnalazione Operazioni Sospette: La Cassazione Conferma la Sanzione a Funzionari di Banca

La normativa antiriciclaggio impone agli intermediari finanziari un ruolo cruciale di presidio e controllo. Al centro di questo sistema vi è l’obbligo di segnalazione operazioni sospette (SOS), un adempimento fondamentale per prevenire l’uso del sistema finanziario a fini illeciti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui contorni di questo obbligo, in particolare per quanto riguarda i termini di contestazione della violazione e la natura del sospetto che fa scattare la segnalazione. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: Omissioni e Sanzioni

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva sanzionato due funzionari di un istituto di credito (rispettivamente direttore di filiale e gestore del portafoglio clienti) per l’omessa o tardiva segnalazione di una serie di operazioni finanziarie ritenute sospette. Le operazioni, consistenti in cospicue movimentazioni di contanti, si erano svolte nell’arco di diversi anni.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

In primo grado, il Tribunale aveva accolto l’opposizione dei due funzionari, annullando le sanzioni. Il giudice aveva ritenuto che l’autorità amministrativa non avesse rispettato il termine di 90 giorni previsto dalla legge (art. 14, L. 689/1981) per la notifica degli estremi della violazione.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il termine per la notifica non era decorso, in quanto l’accertamento completo della violazione era stato possibile solo dopo aver ricevuto il nulla osta dall’autorità giudiziaria, che stava conducendo un’indagine penale parallela. La Corte d’Appello aveva quindi confermato la responsabilità dei funzionari, rideterminando l’importo della sanzione in 60.000 euro ciascuno, in applicazione di una normativa successiva più favorevole (ius superveniens).

I due funzionari hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando diversi aspetti della sentenza d’appello.

Analisi dei Motivi: I Punti Chiave della Segnalazione Operazioni Sospette

Il ricorso si fondava su otto motivi, ma i punti centrali della controversia riguardavano principalmente due aspetti: la decorrenza del termine per la contestazione e la definizione del ‘sospetto’ che obbliga alla segnalazione.

Termini di Notifica e Atti dell’Indagine Penale

I ricorrenti sostenevano che il termine di 90 giorni per la notifica dovesse iniziare a decorrere dal momento in cui l’autorità amministrativa aveva già a disposizione gli elementi essenziali per contestare l’illecito, ovvero la documentazione bancaria, e non dalla successiva data del nulla osta dell’autorità giudiziaria.

L’Onere della Prova: Sospetto vs. Certezza del Reato

Un altro motivo di ricorso cruciale riguardava l’onere della prova. I funzionari lamentavano che il giudice di secondo grado non avesse accertato la riconducibilità delle operazioni sospette a specifici reati di riciclaggio o impiego di denaro di provenienza illecita. A loro avviso, l’obbligo di segnalazione sorgerebbe solo in presenza di elementi concreti che colleghino l’operazione a uno di questi reati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo motivazioni chiare su tutti i punti sollevati.

Sul primo punto, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: il termine per la contestazione dell’infrazione non decorre dal momento in cui il fatto è materialmente acquisito, ma da quando l’accertamento è stato completato dall’organo competente. Questo include il tempo necessario per valutare tutti gli elementi oggettivi e soggettivi. In particolare, quando gli elementi di un illecito amministrativo emergono da un’indagine penale, il termine decorre dalla ricezione degli atti trasmessi dall’autorità giudiziaria. Questo per non frustrare il segreto istruttorio penale. Pertanto, la Corte d’Appello ha correttamente individuato il dies a quo dalla data del nulla osta giudiziario.

Sul secondo e più sostanziale punto, la Cassazione ha chiarito la natura dell’obbligo di segnalazione operazioni sospette. L’obbligo che grava sul responsabile di filiale o ufficio non è subordinato all’evidenza di un quadro indiziario completo di riciclaggio, né richiede la certezza della provenienza illecita dei fondi. È sufficiente un giudizio basato su un ‘semplice sospetto’, valutato in base a elementi oggettivi e soggettivi che caratterizzano l’operazione (anomalia, incoerenza con il profilo del cliente, ecc.). La funzione della segnalazione è quella di ‘mero filtro’, attivando un’attività di approfondimento da parte delle autorità competenti (all’epoca l’Ufficio Italiano dei Cambi). Non spetta al funzionario di banca condurre un’indagine o accertare la commissione di un reato. Pertanto, la richiesta di provare il reato a monte per giustificare la sanzione per omessa segnalazione è stata ritenuta infondata.

Infine, la Corte ha giudicato inammissibile la richiesta di ridurre ulteriormente la sanzione. La valutazione della gravità della violazione (definita ‘obiettivamente grave, sistematica e plurima’) e la conseguente quantificazione della sanzione rientrano nell’apprezzamento di fatto del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida principi fondamentali per tutti gli operatori del settore finanziario.
1. Tempestività della Contestazione: La decisione conferma che le autorità amministrative hanno un margine di tempo ragionevole per completare i loro accertamenti, specialmente in presenza di complesse interazioni con procedimenti penali.
2. Natura del Sospetto: Viene ribadito con forza che l’obbligo di segnalazione si basa su un ‘sospetto’, non su una prova. Gli operatori devono agire come sentinelle attente, segnalando le anomalie senza dover dimostrare l’esistenza di un reato. Questo approccio a ‘bassa soglia’ è essenziale per l’efficacia del sistema antiriciclaggio.
3. Valutazione della Sanzione: La determinazione della sanzione pecuniaria è legata alla gravità concreta della condotta, un aspetto la cui valutazione è rimessa al giudice di merito. La sistematicità e la pluralità delle omissioni sono elementi che aggravano la posizione del trasgressore.

Da quando decorre il termine per notificare una violazione in materia di antiriciclaggio se c’è un’indagine penale in corso?
Secondo la Corte, il termine di 90 giorni previsto dall’art. 14 della L. 689/1981 per la notificazione degli estremi della violazione decorre non dal momento della scoperta del fatto, ma dalla ricezione degli atti trasmessi dall’autorità giudiziaria a quella amministrativa, o dal nulla osta all’utilizzo di tali atti.

Per far scattare l’obbligo di segnalazione di operazioni sospette, è necessario avere la prova che i fondi provengano da un reato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di segnalazione non è subordinato all’evidenziazione di un quadro indiziario di riciclaggio, né alla prova di un reato a monte. È sufficiente il ‘semplice sospetto’ della provenienza illecita del denaro, basato sull’idoneità dell’operazione a eludere le disposizioni antiriciclaggio, valutata secondo elementi oggettivi e soggettivi.

Come viene determinata la sanzione in caso di omessa segnalazione di operazioni sospette?
La sanzione viene determinata dal giudice applicando la normativa vigente, inclusa l’eventuale legge successiva più favorevole (lex mitior). La sua quantificazione, all’interno dei limiti minimi e massimi previsti dalla legge, è un apprezzamento di fatto basato sulla gravità della violazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha considerato il ‘carattere obiettivamente grave, sistematico e plurimo delle omissioni’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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