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Segnalazione operazioni sospette: errore percettivo

Una società di gestione di una casa da gioco e un suo esponente, sanzionati per omessa segnalazione operazioni sospette, hanno presentato ricorso per revocazione contro una decisione della Cassazione, lamentando un errore percettivo. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che la sua precedente valutazione era un giudizio di diritto e non una svista sui fatti. La decisione sottolinea che gli indici di anomalia sono strumenti guida non tassativi, e la valutazione del giudice di merito, se ben motivata, non è sindacabile per un presunto errore di percezione dei motivi di ricorso.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Segnalazione operazioni sospette: quando la Cassazione nega l’errore percettivo

La disciplina antiriciclaggio impone obblighi stringenti, tra cui la segnalazione operazioni sospette all’autorità competente. Ma cosa succede quando un operatore sanzionato contesta la decisione dei giudici fino in Cassazione, e poi ne chiede la revocazione per un presunto errore? Un’ordinanza recente della Suprema Corte fa luce sulla differenza tra errore di valutazione giuridica ed errore percettivo, delineando i confini di questo straordinario mezzo di impugnazione.

Il caso: una sanzione antiriciclaggio e l’impugnazione

Una società di gestione di una casa da gioco e un suo rappresentante venivano sanzionati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per aver omesso la segnalazione di una serie di operazioni considerate sospette, relative a un cliente tra il 2011 e il 2015. I due soggetti impugnavano il provvedimento sanzionatorio, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello confermavano la legittimità della sanzione.

Giunti in Corte di Cassazione, i ricorrenti vedevano accolto solo uno dei loro motivi di ricorso, relativo all’applicazione di un regime sanzionatorio più favorevole. Insoddisfatti, decidevano di giocare un’ultima carta: il ricorso per revocazione contro la stessa ordinanza della Cassazione, sostenendo che i giudici fossero incorsi in un errore percettivo.

Il ricorso per revocazione e la tesi dell’errore percettivo

I ricorrenti lamentavano che la Cassazione avesse erroneamente affermato che essi non avessero contestato specificamente la sussistenza di alcuni ‘indici di anomalia’ (indicatori che aiutano a identificare operazioni sospette), previsti da un decreto ministeriale. Secondo loro, tale contestazione era invece stata chiaramente formulata nel loro ricorso originario. Questo, a loro avviso, configurava un errore di fatto idoneo a giustificare la revocazione della decisione.

La decisione della Corte sulla segnalazione operazioni sospette

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso per revocazione, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che non vi è stato alcun errore percettivo, ma una precisa valutazione giuridica. La Corte ha spiegato che, nella precedente ordinanza, pur prendendo atto di una contestazione generica degli indici, aveva condotto un’analisi complessiva, confermando la correttezza della decisione della Corte d’Appello che aveva ritenuto sussistenti diversi indicatori di anomalia sulla base della frequenza delle presenze del cliente nel casinò, della concessione di benefit e dell’uso di assegni circolari provenienti da numerosi istituti bancari.

le motivazioni

Il punto centrale delle motivazioni della Suprema Corte risiede nella natura degli indici di anomalia. Essi non sono presupposti tassativi e vincolanti, ma piuttosto istruzioni operative per agevolare gli operatori. La loro presenza non implica automaticamente l’obbligo di segnalazione, così come la loro assenza non esclude che un’operazione possa essere sospetta. La valutazione deve essere complessiva.

La Corte ha stabilito che la sua precedente decisione non si basava su una svista (non aver visto una parte del ricorso), ma su una valutazione in punto di diritto: il ragionamento della Corte d’Appello era logicamente e giuridicamente corretto e, pertanto, non sindacabile in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello era stata sufficientemente argomentata e non presentava vizi di violazione di legge. Di conseguenza, non sussisteva alcun errore percettivo, ma solo un dissenso dei ricorrenti rispetto all’interpretazione giuridica data dalla Corte.

le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per revocazione per errore di fatto non può essere utilizzato come un ulteriore grado di giudizio per contestare la valutazione giuridica del giudice. L’errore che giustifica la revocazione deve essere una svista materiale, una errata percezione di un fatto processuale evidente e incontestabile, non un disaccordo sull’interpretazione delle norme o sulla valutazione delle argomentazioni delle parti. Per gli operatori soggetti agli obblighi antiriciclaggio, la lezione è chiara: la valutazione del carattere sospetto di un’operazione è un dovere complesso, che non può essere ridotto a una mera checklist di indicatori, ma richiede un’analisi globale e sostanziale del comportamento del cliente.

Quando un giudice commette un ‘errore percettivo’ che giustifica la revocazione di una sentenza?
Un errore percettivo si verifica quando il giudice ha una svista materiale sugli atti di causa, ad esempio ignorando l’esistenza di un documento o fraintendendone il contenuto testuale. Non riguarda la valutazione giuridica o l’interpretazione delle prove, ma una errata percezione della realtà processuale.

Gli ‘indici di anomalia’ per la segnalazione operazioni sospette sono vincolanti?
No, non sono vincolanti né esaustivi. La Corte chiarisce che si tratta di istruzioni per agevolare gli operatori. La loro presenza non è di per sé sufficiente per la segnalazione, così come la loro assenza non esclude che un’operazione sia sospetta. La valutazione spetta all’operatore sulla base di tutti gli elementi a sua disposizione.

Qual è la differenza tra una valutazione in punto di diritto e una svista sui fatti?
Una valutazione in punto di diritto riguarda l’interpretazione e l’applicazione delle norme giuridiche al caso concreto. Una svista sui fatti (o errore percettivo) è un errore materiale nella constatazione dei fatti processuali. La prima è l’essenza del giudizio, la seconda è un vizio procedurale che può portare alla revocazione della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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