LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Segnalazione Centrale Rischi: quando è legittima?

Un cliente ha citato in giudizio una banca per un’illegittima segnalazione alla Centrale Rischi. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che una precedente sentenza che nega l’esistenza del debito per mera mancanza di prova da parte della banca, non per un accertamento positivo della sua inesistenza, non rende automaticamente illegittima la segnalazione. Il caso sottolinea i criteri di legittimità per una segnalazione centrale rischi in presenza di un debito contestato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Segnalazione Centrale Rischi: è legittima se il debito è solo contestato?

La segnalazione centrale rischi è uno strumento informativo cruciale per il sistema bancario, ma può avere conseguenze molto serie per i soggetti segnalati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 30415/2024, offre chiarimenti fondamentali su quando tale segnalazione possa considerarsi legittima, anche in un contesto di debito contestato e in presenza di una precedente sentenza favorevole al cliente. Analizziamo la decisione per comprendere i limiti del diritto della banca a segnalare e i diritti del correntista.

I Fatti del Caso: Debito Contestato e Richiesta di Risarcimento

Un correntista conveniva in giudizio un istituto di credito, sostenendo di aver maturato un saldo negativo a causa di pratiche illegittime, come la capitalizzazione trimestrale degli interessi e l’applicazione di commissioni non dovute. A seguito di ciò, la banca aveva effettuato una segnalazione a suo nome presso la Centrale Rischi. Il cliente chiedeva quindi la declaratoria di nullità parziale dei contratti e un risarcimento di 50.000 euro per i danni subiti a causa della segnalazione, ritenuta illegittima.

In un separato giudizio, il decreto ingiuntivo ottenuto dalla banca era stato revocato, e tale decisione era passata in giudicato. Nonostante ciò, la Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, aveva respinto la domanda di risarcimento del correntista. Secondo i giudici di secondo grado, la precedente sentenza non aveva accertato l’inesistenza del debito, ma solo la mancata prova del suo esatto ammontare da parte della banca. Pertanto, la situazione debitoria, seppur non provata nel suo quantum, era reale e giustificava la segnalazione. Il cliente ha quindi proposto ricorso per cassazione.

L’analisi della Corte di Cassazione sulla legittimità della segnalazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso del correntista, incentrati sulla violazione di legge e sul vizio di motivazione della sentenza d’appello. Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare l’effetto del giudicato formatosi sulla causa di opposizione al decreto ingiuntivo, che, a suo dire, attestava l’inesistenza della posizione debitoria.

L’impatto del precedente giudicato

La Cassazione ha chiarito un punto cruciale: la lettura e l’interpretazione di una precedente sentenza, passata in giudicato, costituiscono un accertamento di fatto riservato al giudice di merito. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva concluso che la sentenza precedente non aveva accertato in positivo l’insussistenza del credito, ma si era limitata a revocare il decreto ingiuntivo per un mero difetto di prova da parte dell’istituto di credito. In altre parole, la banca non era riuscita a dimostrare l’esatto importo del suo credito, ma ciò non significava che un debito non esistesse affatto. Anzi, la stessa sentenza lasciava alla banca la facoltà di ‘azionare una nuova pretesa’ qualora fosse riuscita a soddisfare l’onere della prova.

Inammissibilità dei motivi e limiti del giudizio di Cassazione

Sulla base di questa premessa, la Corte ha dichiarato i motivi di ricorso inammissibili. I giudici hanno ribadito che il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Non è possibile, in questa sede, chiedere una nuova e diversa valutazione delle prove o una rilettura degli atti processuali, come la sentenza passata in giudicato. Il tentativo del ricorrente di proporre un’interpretazione del giudicato diversa da quella accolta dalla Corte d’Appello si traduce in una richiesta di riesame del fatto, preclusa in sede di legittimità.

La Corte ha inoltre sottolineato che, a seguito della riforma dell’art. 360 c.p.c., il sindacato sulla motivazione è limitato al ‘minimo costituzionale’, potendosi denunciare solo anomalie gravi come la mancanza assoluta di motivi, la motivazione apparente o il contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili. Vizi che, nel caso in esame, sono stati ritenuti insussistenti.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Corte si fonda sulla distinzione fondamentale tra accertamento dell’inesistenza di un credito e mancata prova dello stesso. La Corte di Appello ha correttamente ritenuto che la segnalazione fosse legittima perché, al momento in cui fu effettuata, esisteva una situazione debitoria oggettiva del cliente, anche se l’esatto ammontare non era stato provato nel giudizio di opposizione. La revoca del decreto ingiuntivo per ragioni probatorie non equivale a una dichiarazione che nessun debito sia mai esistito. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha concluso che la valutazione operata dai giudici di merito era logica, coerente e non censurabile in sede di legittimità. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile perché mirava a ottenere una nuova valutazione del merito della controversia, trasformando impropriamente il giudizio di legittimità in un ulteriore grado di merito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio importante in materia di segnalazione centrale rischi. La legittimità della segnalazione non è esclusa automaticamente da una sentenza che revoca un decreto ingiuntivo per difetto di prova. Ciò che conta è l’esistenza, al momento della segnalazione, di una situazione debitoria sostanziale, anche se contestata o non ancora provata giudizialmente nel suo esatto ammontare. Per i correntisti, ciò significa che la semplice contestazione di un debito o una vittoria processuale per motivi procedurali o probatori potrebbe non essere sufficiente a ottenere un risarcimento per la segnalazione. Per le banche, la decisione conferma la possibilità di procedere alla segnalazione in presenza di posizioni debitorie reali, pur sottolineando implicitamente l’importanza di poter provare, se necessario, la fondatezza del credito segnalato.

Una segnalazione alla Centrale Rischi è illegittima se un giudice ha revocato un decreto ingiuntivo per quel debito?
Non necessariamente. Secondo la Corte, se la revoca del decreto ingiuntivo è basata su un mero difetto di prova da parte della banca e non su un accertamento positivo dell’inesistenza del debito, la segnalazione può essere considerata legittima, in quanto una situazione debitoria sostanziale poteva comunque esistere.

Cosa significa che un debito non è stato provato in giudizio ai fini della legittimità di una segnalazione?
Significa che la banca, nel procedimento giudiziario (ad esempio, un’opposizione a decreto ingiuntivo), non è riuscita a fornire elementi sufficienti a dimostrare l’esatto ammontare del proprio credito. Questo però non equivale a una sentenza che dichiari che il cliente non ha alcun debito, ma solo che, in quel processo, la prova fornita era inadeguata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e le sentenze precedenti per decidere sulla legittimità di una segnalazione?
No. La Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità, non di merito. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o fornire una diversa interpretazione di una sentenza precedente rispetto a quella data dal giudice d’appello. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata non presenti vizi gravi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati