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Sdemanializzazione tacita: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino che si opponeva all’usucapione di una strada, precedentemente pubblica, da parte del vicino. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano ravvisato una sdemanializzazione tacita del bene. Secondo la Suprema Corte, la valutazione dei fatti che dimostrano l’intenzione del Comune di rinunciare alla natura pubblica della strada (come varianti al piano regolatore e mancanza di manutenzione) spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sdemanializzazione Tacita: la Cassazione sulla perdita della natura pubblica di una strada

Il concetto di sdemanializzazione tacita è al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha affrontato il caso di una strada comunale il cui uso pubblico era venuto meno nel tempo. La pronuncia chiarisce quali elementi possono dimostrare la volontà implicita di un ente pubblico di rinunciare alla destinazione pubblica di un bene, con importanti conseguenze sui diritti dei privati cittadini.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria nasce dall’opposizione di un privato cittadino contro una sentenza che aveva dichiarato l’acquisto per usucapione, da parte del suo vicino, di una porzione di terreno adibita a strada pubblica. L’opponente sosteneva di aver sempre utilizzato quella strada per accedere al proprio fondo e che il vicino, installando dei paletti per un vigneto, gli aveva illegittimamente impedito il passaggio.

In primo grado e in appello, le domande del cittadino venivano respinte. I giudici di merito ritenevano che la strada avesse perso la sua natura demaniale e che, in ogni caso, l’opponente non avesse fornito la prova né per l’usucapione di una servitù di passaggio, né della sussistenza di opere visibili e permanenti a tal fine. Di qui il ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito che la valutazione circa la sussistenza di una sdemanializzazione tacita costituisce un accertamento di fatto, riservato al giudice di merito e non censurabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e coerente. Inoltre, ha ritenuto inammissibili gli altri motivi di ricorso perché sollevavano questioni nuove o perché, data la presenza di una motivazione sufficiente a sorreggere la decisione (la cosiddetta ‘pluralità di ragioni’), le ulteriori censure diventavano irrilevanti.

Le motivazioni sulla sdemanializzazione tacita

Il cuore della decisione riguarda la sdemanializzazione tacita. La Corte ha confermato l’orientamento secondo cui la perdita della natura pubblica di un bene non richiede necessariamente un atto formale di sclassificazione. Può avvenire anche attraverso ‘atti e fatti univoci e incompatibili con la volontà di conservare quella destinazione’.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente valorizzato diversi elementi:
1. Una variante al Piano Regolatore Generale: la mappa allegata indicava la strada con una linea tratteggiata (tipica delle vie interpoderali private) e non continua (usata per le strade comunali).
2. Il comportamento del Comune: l’ente locale non aveva più effettuato alcuna manutenzione sul tracciato e non si era opposto alla costruzione di un muro di contenimento da parte del privato che poi ha usucapito il bene.

Questi elementi, nel loro complesso, sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare un ‘sostanziale disinteresse’ del Comune per la destinazione pubblica dell’area, legittimando così la conclusione che il bene fosse stato tacitamente sdemanializzato e, quindi, potesse essere oggetto di usucapione da parte di un privato.

Altre motivazioni e inammissibilità

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili altri motivi di ricorso. In particolare, la censura relativa alla presunta insufficienza del periodo di possesso del vicino (9 anni anziché 20) è stata considerata una ‘questione nuova’, poiché non era stata sollevata nel giudizio d’appello. La Cassazione non può esaminare per la prima volta questioni che non sono state oggetto del dibattito nei gradi di merito.

Anche il motivo relativo all’errata valutazione sull’assenza di opere apparenti per la servitù di passaggio è stato ritenuto inammissibile. La Corte d’Appello aveva già negato il diritto di servitù per mancanza di prova del possesso, e questa motivazione, non efficacemente contestata, era di per sé sufficiente a rigettare la domanda, rendendo superfluo l’esame della questione sulle opere apparenti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che la sdemanializzazione tacita è un istituto giuridico valido, ma il suo accertamento dipende da una rigorosa valutazione di prove concrete che dimostrino in modo inequivocabile la volontà dell’ente pubblico di dismettere il bene. In secondo luogo, evidenzia i limiti del giudizio di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, motivata, del giudice di merito. Infine, sottolinea l’importanza di una corretta strategia processuale: le questioni giuridiche e di fatto devono essere sollevate tempestivamente nei gradi di merito, pena l’inammissibilità in sede di legittimità.

Quando può verificarsi una sdemanializzazione tacita di una strada pubblica?
Una sdemanializzazione tacita può avvenire in presenza di atti e fatti univoci e incompatibili con la volontà dell’ente pubblico di conservare la destinazione pubblica del bene. Non è sufficiente il semplice non uso, ma servono comportamenti concreti, come l’omessa manutenzione o l’inserimento del bene in strumenti urbanistici con una classificazione non più pubblica.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti compiuta dal giudice di merito sulla sdemanializzazione?
No, l’accertamento circa la sussistenza di atti o fatti che integrano una sdemanializzazione tacita rientra nel sindacato riservato al giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove e i fatti, ma può solo verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non meramente apparente.

Perché un motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile in quanto ‘questione nuova’?
Un motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile come ‘questione nuova’ quando solleva un punto di diritto o di fatto che non è stato discusso e deciso nei precedenti gradi di giudizio (in questo caso, nel giudizio di appello). Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità sulla decisione impugnata, non un’occasione per introdurre nuove argomentazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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