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Sdemanializzazione marittima: il caso in Cassazione

Un imprenditore rivendica la proprietà di un terreno sul quale sorge il suo stabilimento balneare, sostenendo di averlo usucapito. L’area, però, risulta formalmente intestata al Demanio Pubblico. I giudici di merito hanno respinto la domanda, negando la possibilità di usucapire un bene demaniale senza una formale sdemanializzazione marittima. La Corte di Cassazione, rilevando la complessità e la rilevanza della questione giuridica, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per un approfondimento, senza ancora decidere nel merito.

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Sdemanializzazione Marittima: Quando un Terreno sulla Spiaggia Può Diventare Privato?

La questione della proprietà dei terreni costieri è da sempre complessa e dibattuta. Un recente caso giunto all’attenzione della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su un tema cruciale: la sdemanializzazione marittima. Può un privato cittadino diventare proprietario, per usucapione, di un’area che formalmente appartiene allo Stato? Con un’ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte ha deciso di approfondire la questione, data la sua rilevanza e le scarse pronunce in materia.

I Fatti di Causa: Una Spiaggia Contesa tra un Imprenditore e lo Stato

La vicenda ha origine dalla richiesta di un imprenditore, proprietario di un noto stabilimento balneare. L’imprenditore sosteneva di essere proprietario di un appezzamento di terreno acquistato nel 1965 e di aver posseduto, per oltre vent’anni, anche una porzione adiacente, formalmente intestata al Demanio Pubblico. Su quest’area, l’imprenditore aveva sviluppato la sua attività, realizzando parcheggi, un campeggio, un bar-ristorante e altre strutture. Il nodo del contendere era proprio questa porzione di terreno, che, secondo l’imprenditore, era stata erroneamente intestata al Demanio Marittimo a seguito di una voltura catastale errata nel 1960.

La Posizione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le richieste dell’imprenditore. La loro motivazione si è basata su un principio cardine del nostro ordinamento: i beni appartenenti al demanio pubblico sono inalienabili e non possono essere acquisiti da privati tramite usucapione. Affinché ciò sia possibile, è necessario un atto formale, noto come sdemanializzazione marittima, che trasferisca il bene dal demanio pubblico al patrimonio disponibile dello Stato. Secondo i giudici, nel caso di specie, mancava la prova che questo procedimento si fosse formalmente concluso con un atto avente valore costitutivo.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla sdemanializzazione marittima

L’imprenditore ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando tre motivi principali:
1. Omesso esame di fatti decisivi: La difesa ha lamentato che i giudici di merito non avrebbero considerato documenti storici (decreti, note ministeriali, relazioni tecniche) che, a loro dire, provavano l’avvenuta sdemanializzazione del terreno.
2. Violazione delle norme sulla sdemanializzazione: Si è contestata l’interpretazione restrittiva della Corte d’Appello. Secondo il ricorrente, la sdemanializzazione marittima non richiederebbe necessariamente un decreto ministeriale esplicito, ma potrebbe realizzarsi anche in forma tacita, qualora il bene perda la sua attitudine a servire gli usi pubblici del mare.
3. Errata interpretazione di un atto storico: Infine, è stata criticata l’interpretazione di una convenzione del 1935, che secondo il ricorrente era stata male interpretata dai giudici.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, non ha dato ragione né all’una né all’altra parte. Ha invece riconosciuto che la questione sollevata è di “particolare rilevanza” e merita un approfondimento di natura “nomofilattica”. In altre parole, il caso tocca un punto del diritto così delicato e con così pochi precedenti chiari che è necessario un intervento della Corte nella sua funzione più alta: quella di garantire un’interpretazione della legge uniforme su tutto il territorio nazionale. La Suprema Corte ha evidenziato come le modalità con cui si determina la sdemanializzazione marittima sotto la vigenza delle vecchie e nuove normative (il Codice della Marina Mercantile del 1877 e il Codice della Navigazione del 1942) siano tutt’altro che scontate.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria si conclude con la decisione di non decidere nell’immediato. La causa è stata rinviata a una pubblica udienza, dove la questione sarà discussa in modo più approfondito. Questa scelta sottolinea l’importanza del caso, la cui sentenza finale potrebbe creare un precedente fondamentale per tutti i contenziosi simili, definendo con maggiore chiarezza i confini tra proprietà pubblica e privata lungo le coste italiane e i requisiti necessari per la sdemanializzazione marittima.

È possibile acquistare per usucapione un bene del demanio marittimo?
In linea di principio, no. I beni demaniali non sono suscettibili di usucapione a meno che non siano stati formalmente declassificati attraverso un procedimento di sdemanializzazione. Il cuore del caso in esame è proprio determinare quali siano le modalità (esplicite o tacite) con cui tale sdemanializzazione possa ritenersi avvenuta.

Cosa si intende per ‘sdemanializzazione marittima’?
È il procedimento giuridico-amministrativo attraverso cui un bene, come una porzione di spiaggia, cessa di appartenere al demanio pubblico marittimo e viene trasferito al patrimonio privato dello Stato. Solo a seguito di questo passaggio il bene diventa alienabile e può, in teoria, essere oggetto di diritti da parte di privati.

Perché la Corte di Cassazione non ha emesso una decisione definitiva?
La Corte ha ritenuto che il caso sollevi questioni di diritto di particolare rilevanza e con scarsi precedenti giurisprudenziali. Per garantire una corretta e uniforme interpretazione della legge (funzione nomofilattica), ha deciso di rinviare la causa a una pubblica udienza per una discussione più approfondita, prima di emettere una sentenza che potrebbe avere importanti implicazioni a livello nazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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