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Scrittura privata disconosciuta: serve l’originale?

Un fratello disconosce la firma su una scrittura privata che attesta un debito. L’originale viene rubato dal tribunale. La Cassazione conferma che, in caso di scrittura privata disconosciuta, la perizia calligrafica può essere fatta solo sull’originale, rendendo una copia insufficiente a provare il credito.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Scrittura privata disconosciuta: la parola della Cassazione sull’uso delle fotocopie

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di prova documentale: in caso di scrittura privata disconosciuta, la verifica dell’autenticità della firma richiede inderogabilmente il documento originale. Questa pronuncia chiarisce che neppure circostanze eccezionali, come il furto dell’originale dalla cancelleria del tribunale, possono superare questa regola, lasciando il creditore privo della prova principale del suo diritto.

La vicenda: un debito tra fratelli e un documento smarrito

La controversia nasce da un decreto ingiuntivo ottenuto da un fratello nei confronti dell’altro per il pagamento di una somma di denaro. Il credito si fondava su una scrittura privata in cui il secondo fratello si riconosceva debitore. Quest’ultimo, tuttavia, si opponeva al decreto, disconoscendo la propria firma sul documento e contestandone la validità per diverse anomalie formali.

Un colpo di scena ha complicato ulteriormente la vicenda: durante il processo di primo grado, il fascicolo contenente la scrittura privata originale è stato rubato dai locali del Tribunale. Nonostante la ricostruzione del fascicolo con una copia del documento, il Tribunale ha annullato il decreto ingiuntivo. La motivazione? L’impossibilità di procedere alla verificazione della firma sull’originale, come richiesto dalla legge.

La Corte d’Appello, pur avendo disposto una perizia grafologica sulla copia, ha confermato la decisione di primo grado, ritenendo l’accertamento inattendibile.

Il ricorso in Cassazione e l’analisi della scrittura privata disconosciuta

Il fratello creditore ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando che i giudici di merito non avessero dato il giusto peso né alle conclusioni della perizia (che indicava un’alta probabilità di autenticità della firma) né al fatto che l’indisponibilità dell’originale fosse dovuta a un furto del quale non aveva colpa. Sosteneva, inoltre, che la copia, inserita nel fascicolo ricostruito, dovesse avere lo stesso valore dell’originale smarrito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, giudicandolo in parte inammissibile e in parte infondato, e ha colto l’occasione per ribadire due principi cardine.

Il primo e più importante riguarda la ratio decidendi della Corte d’Appello: la verifica dell’autenticità di una sottoscrizione può avvenire in modo attendibile solo esaminando il documento originale. La Cassazione, citando un suo precedente (n. 711/2018), ha spiegato che solo l’originale possiede quegli elementi unici (come la pressione del tratto, la continuità e le caratteristiche dell’inchiostro) che una perizia grafologica deve analizzare. Una fotocopia, per sua natura, appiattisce questi dettagli cruciali, rendendo ogni valutazione incerta e inattendibile ai fini della prova legale.

Il secondo principio riguarda le prove alternative. Sebbene il disconoscimento della firma non precluda in assoluto al creditore di dimostrare il proprio diritto con altri mezzi (come la prova per testimoni), nel caso specifico i giudici di merito hanno ritenuto tali prove non decisive o insufficienti. La Corte di Cassazione ha affermato che questa valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: l’importanza del documento originale

La decisione in commento sottolinea l’insostituibilità del documento originale nel processo civile quando la firma viene contestata. La regola non ammette deroghe, neanche di fronte a eventi imprevedibili e non imputabili alla parte, come il furto del documento. Per chi intende far valere un diritto basato su una scrittura privata, è quindi fondamentale custodire l’originale con la massima cura, poiché la sua perdita può comportare l’impossibilità di superare il disconoscimento della controparte e, di conseguenza, la perdita del diritto stesso.

È possibile verificare l’autenticità di una firma su una scrittura privata disconosciuta utilizzando una fotocopia?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che solo l’esame del documento originale consente di svolgere una perizia grafologica attendibile, in quanto una copia non riproduce elementi essenziali come la pressione e la dinamica del tratto grafico.

Cosa succede se il documento originale viene rubato dalla cancelleria del tribunale?
Anche in questo caso eccezionale, la regola non cambia. Secondo la sentenza, l’indisponibilità dell’originale, anche se non imputabile alla parte, impedisce la procedura di verificazione della firma, rendendo la copia insufficiente a provare l’autenticità della sottoscrizione disconosciuta.

Il disconoscimento di una scrittura privata impedisce di provare il proprio diritto in altri modi?
No, non lo impedisce in modo assoluto. La parte interessata può tentare di provare l’esistenza del diritto con altri mezzi, come la prova testimoniale. Tuttavia, l’efficacia di tali prove è soggetta alla valutazione del giudice di merito, che nel caso di specie le ha ritenute non decisive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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