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Scorrimento graduatorie: stop da una nuova legge

La Corte di Cassazione ha stabilito che lo scorrimento di una graduatoria di un concorso pubblico interno non è un diritto acquisito. Se una nuova legge (ius superveniens) interviene prima che l’amministrazione decida di utilizzare la graduatoria, modificando le regole per le progressioni di carriera, questa prevale. Nel caso specifico, un dipendente ministeriale si è visto negare la promozione perché il d.lgs. 150/2009 ha limitato le progressioni verticali interne, rendendo illegittimo lo scorrimento della graduatoria del concorso bandito nel 2007.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Scorrimento Graduatorie: Come una Nuova Legge Può Bloccare la Promozione

L’attesa per una promozione basata sullo scorrimento graduatorie di un concorso pubblico può trasformarsi in una delusione se, nel frattempo, interviene una nuova legge a cambiare le carte in tavola. Con l’ordinanza n. 32502 del 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: la semplice idoneità in una graduatoria non costituisce un ‘diritto acquisito’ all’assunzione o alla promozione, e le nuove normative possono legittimamente bloccare tale aspettativa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Promozione di un Dipendente Pubblico

Un dipendente del Ministero dei beni e delle attività culturali, in servizio presso un Archivio di Stato, aveva ottenuto ragione sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano riconosciuto il suo diritto all’inquadramento in un’area superiore, in virtù dello scorrimento di una graduatoria di un concorso interno bandito nel 2007. Secondo la Corte d’Appello, il Ministero aveva l’obbligo di procedere allo scorrimento, data la comprovata scopertura di organico e la disponibilità finanziaria. Inoltre, i giudici avevano ritenuto inapplicabili le modifiche normative successive, in particolare quelle introdotte dal d.lgs. n. 150/2009.

L’Appello del Ministero e la Questione dello Scorrimento Graduatorie

Il Ministero ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo due motivi principali. In primo luogo, ha contestato che il dipendente avesse effettivamente provato il suo diritto, evidenziando che la sussistenza dei posti vacanti era stata data per scontata. Ma il punto cruciale del ricorso riguardava l’impatto del cosiddetto ius superveniens, ovvero delle nuove leggi entrate in vigore dopo il concorso. Secondo il Ministero, la normativa sopravvenuta, in particolare il d.lgs. 150/2009 (la ‘Riforma Brunetta’), aveva modificato radicalmente le regole per le progressioni di carriera nel pubblico impiego, vietando di fatto lo scorrimento graduatorie per concorsi interamente riservati al personale interno e imponendo il principio del concorso pubblico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando l’esito dei precedenti gradi di giudizio. La motivazione si fonda su principi giuridici consolidati.

Innanzitutto, i giudici hanno ribadito che lo scorrimento di una graduatoria non è un diritto soggettivo per i candidati idonei, ma una facoltà discrezionale della Pubblica Amministrazione. L’amministrazione può scegliere di coprire i posti vacanti bandendo un nuovo concorso oppure attingendo a una graduatoria esistente, a meno che un obbligo specifico non sia previsto dal bando o dalla contrattazione collettiva.

Il punto decisivo, tuttavia, è stata l’applicazione del principio tempus regit actum, secondo cui la legittimità di un atto amministrativo va valutata sulla base delle norme in vigore al momento della sua adozione. La decisione di procedere allo scorrimento è un nuovo atto amministrativo e, come tale, deve rispettare la legge vigente in quel preciso momento, non quella in vigore all’epoca del bando.

Al momento in cui sarebbe dovuto avvenire lo scorrimento, era già entrato in vigore (dal 1° gennaio 2010) l’art. 24 del d.lgs. 150/2009. Tale norma, recependo i principi dell’art. 97 della Costituzione sull’accesso al pubblico impiego tramite concorso, ha limitato drasticamente le progressioni verticali riservate al personale interno. Di conseguenza, è diventato illegittimo procedere all’assunzione attingendo da graduatorie di concorsi interamente riservati, come quello del 2007.

Il dipendente non poteva vantare un ‘diritto quesito’ alla promozione, poiché la sua posizione giuridica non si era ancora consolidata. Affinché ciò avvenisse, sarebbe stato necessario che l’Amministrazione avesse già deliberato lo scorrimento e che tutte le condizioni, inclusa l’autorizzazione all’assunzione, si fossero verificate prima dell’entrata in vigore della nuova legge. Poiché ciò non era accaduto, la sua era solo una mera aspettativa, non tutelata di fronte al cambiamento normativo.

Le Conclusioni: Prevalenza della Nuova Legge sul Vecchio Concorso

La sentenza stabilisce un principio chiaro: le aspettative dei candidati idonei in una graduatoria cedono il passo di fronte a una normativa sopravvenuta che modifica le modalità di reclutamento e progressione nel pubblico impiego. Lo ius superveniens prevale, a meno che il diritto del candidato non si sia già pienamente consolidato e sia entrato nel suo patrimonio giuridico. Questa decisione sottolinea la supremazia del principio costituzionale del concorso pubblico e la necessità per le amministrazioni di conformarsi alle leggi vigenti al momento in cui compiono le loro scelte assunzionali, anche a costo di deludere le legittime aspettative createsi in passato.

Un dipendente pubblico ha sempre diritto allo scorrimento della graduatoria di un concorso in cui è risultato idoneo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lo scorrimento non è un diritto soggettivo automatico, ma una scelta discrezionale dell’amministrazione, a meno che non sia specificamente previsto come obbligo dal bando di concorso o da accordi sindacali.

Una nuova legge può impedire lo scorrimento di una graduatoria di un concorso bandito anni prima?
Sì. La Corte ha chiarito che la legittimità della decisione di procedere allo scorrimento va valutata in base alla legge in vigore al momento della decisione stessa, non a quella del bando. Se una nuova legge (ius superveniens) introduce divieti o nuove regole, queste devono essere rispettate, bloccando di fatto lo scorrimento.

Cosa si intende per ‘diritto quesito’ e perché l’idoneo in graduatoria non ne era titolare?
Un ‘diritto quesito’ (o acquisito) è una posizione giuridica consolidata che non può essere toccata da una legge successiva. Il dipendente non ne era titolare perché, al momento dell’entrata in vigore della nuova legge restrittiva, l’amministrazione non aveva ancora deciso di procedere allo scorrimento e non erano state completate tutte le procedure necessarie. La sua era quindi solo una ‘mera aspettativa’ e non un diritto consolidato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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