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Scorrimento graduatorie: no al diritto soggettivo

Una dipendente pubblica otteneva in appello il diritto alla promozione tramite scorrimento di una graduatoria di un concorso interno del 2007. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che lo scorrimento graduatorie non è un diritto soggettivo del candidato idoneo, ma una scelta discrezionale della Pubblica Amministrazione. Inoltre, la Corte ha affermato che le nuove leggi (ius superveniens), come il D.Lgs. 150/2009 che limita le progressioni puramente interne, si applicano anche alle graduatorie preesistenti, precludendo lo scorrimento se la procedura originaria non è conforme alle nuove norme.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Scorrimento Graduatorie: Non è un Diritto, la Cassazione Frena le Assunzioni

L’attesa per un’assunzione o una promozione nella Pubblica Amministrazione tramite scorrimento graduatorie può trasformarsi in una lunga e incerta anticamera. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: essere idonei in una graduatoria non conferisce un diritto automatico all’assunzione. La decisione dell’Amministrazione di attingere a quella lista rimane un atto discrezionale, fortemente influenzato dalle normative vigenti al momento della scelta, anche se successive al concorso stesso.

I fatti del caso: l’aspirazione alla promozione

Il caso nasce dalla legittima aspirazione di una dipendente del Ministero dei beni e delle attività culturali, inquadrata in una determinata area professionale, a ottenere la promozione all’area superiore. La sua speranza era legata allo scorrimento della graduatoria di un concorso interno, bandito nel lontano 2007, nel quale era risultata idonea.

La Corte d’Appello di Genova le aveva dato ragione, riconoscendole il diritto all’inquadramento superiore. Secondo i giudici di secondo grado, la decisione del Ministero di coprire i posti vacanti aveva fatto sorgere il diritto della lavoratrice, e la nuova normativa restrittiva (il d.lgs. n. 150 del 2009, cosiddetta Riforma Brunetta) non era applicabile perché il concorso era stato bandito in epoca precedente. Il Ministero, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

Lo scorrimento graduatorie e la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la sentenza d’appello e respingendo la domanda della lavoratrice. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di pubblico impiego, che meritano di essere analizzati nel dettaglio.

La discrezionalità della Pubblica Amministrazione

Il primo punto, chiarito dalla Corte, è che la scelta di utilizzare le graduatorie degli idonei “per scorrimento” non è un obbligo per la P.A., né un diritto soggettivo per i candidati. È, invece, una scelta che rientra nella discrezionalità dell’amministrazione, che deve prioritariamente valutare se coprire o meno un posto vacante. Solo se la contrattazione collettiva o il bando di concorso prevedono espressamente un obbligo in tal senso, la situazione cambia. Altrimenti, l’idoneo in graduatoria vanta solo un’aspettativa, non un diritto acquisito.

L’impatto della nuova legge (ius superveniens)

Il nodo cruciale della controversia è l’entrata in vigore del d.lgs. n. 150 del 2009. Questa normativa ha imposto che le progressioni di carriera tra aree avvenissero tramite concorsi pubblici, con una riserva massima del 50% per il personale interno. Il concorso del 2007, invece, era interamente riservato agli interni.

La Cassazione ha stabilito che la decisione di procedere allo scorrimento riattiva l’intera sequenza concorsuale e, come tale, deve rispettare le norme vigenti in quel momento. Poiché la richiesta di scorrimento è avvenuta dopo il 1° gennaio 2010 (data di efficacia della riforma), la P.A. non poteva più legittimamente assumere attingendo da una graduatoria di un concorso interamente riservato, in quanto contrario alla nuova legge. Il diritto della lavoratrice non si era mai consolidato, poiché al momento dell’entrata in vigore della riforma mancava ancora l’autorizzazione all’assunzione e la graduatoria non era stata approvata.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi principali: l’onere della prova e la prevalenza dello ius superveniens.

L’onere della prova a carico del lavoratore

In primo luogo, i giudici hanno ricordato la regola generale sancita dall’art. 2697 del codice civile: chi agisce in giudizio per far valere un diritto deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel caso specifico, gravava sulla dipendente l’onere di dimostrare non solo la sua posizione in graduatoria, ma anche che la vacanza del posto a cui aspirava dipendesse da cause specifiche (rinuncia, dimissioni o pensionamento del vincitore) che avrebbero legittimato lo scorrimento. Una prova che, secondo il Ministero, non era stata fornita.

La prevalenza della legge sopravvenuta sui concorsi interni

Il cuore della motivazione risiede nell’applicazione dei principi sullo ius superveniens. La Cassazione ha affermato che lo scorrimento non è una mera prosecuzione del concorso originario, ma una nuova determinazione amministrativa. Come tale, deve sottostare alle regole di validità vigenti nel momento in cui viene adottata. Il d.lgs. 150/2009, recependo i principi dell’art. 97 della Costituzione sull’accesso tramite concorso pubblico, ha inteso limitare le procedure esclusivamente interne. Di conseguenza, dopo il 2010, è diventato illegittimo attingere a graduatorie di concorsi interamente riservati, anche se banditi in precedenza, perché la normativa sopravvenuta ha di fatto vietato quella specifica modalità di copertura dei posti.

Le conclusioni: cosa cambia per i dipendenti pubblici

Questa ordinanza conferma un orientamento rigoroso e offre importanti spunti di riflessione per tutti i dipendenti pubblici in attesa in una graduatoria:

1. L’idoneità non è un diritto all’assunzione: Essere idonei in una graduatoria crea un’aspettativa, ma non un diritto soggettivo all’assunzione per scorrimento, che resta una scelta discrezionale della P.A.
2. Attenzione alle nuove leggi: Le modifiche normative possono avere un impatto retroattivo sulle procedure concorsuali non ancora concluse. La decisione di scorrimento deve essere conforme alla legge in vigore al momento in cui viene presa, non a quella del bando.
3. L’onere della prova è cruciale: Chi chiede in giudizio il riconoscimento del diritto allo scorrimento deve essere in grado di provare tutti i presupposti di fatto richiesti, compresa la causa specifica della vacanza del posto.

L’idoneo in una graduatoria di un concorso pubblico ha un diritto automatico all’assunzione tramite scorrimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lo scorrimento della graduatoria non costituisce un diritto soggettivo per i candidati idonei, ma postula sempre l’esercizio prioritario di una discrezionalità della Pubblica Amministrazione, a meno che un obbligo non sia previsto dalla contrattazione collettiva o dal bando di concorso.

Una nuova legge può bloccare lo scorrimento di una graduatoria di un concorso bandito prima della sua entrata in vigore?
Sì. La Corte ha stabilito che la decisione di procedere allo scorrimento deve rispettare i requisiti di validità vigenti al momento in cui viene presa. Pertanto, una nuova legge (ius superveniens), come il D.Lgs. 150/2009 che ha limitato i concorsi puramente interni, può precludere l’utilizzo di graduatorie di concorsi banditi con regole ormai superate, se il diritto del candidato non si era già consolidato.

Su chi ricade l’onere di provare che ci sono le condizioni per lo scorrimento della graduatoria?
In forza dell’art. 2697 del codice civile, l’onere della prova ricade sull’attore, ovvero sul candidato che chiede il riconoscimento del diritto allo scorrimento. Egli deve dimostrare la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del suo diritto, come ad esempio la causa della vacanza del posto (rinuncia, dimissioni o pensionamento del vincitore).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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