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Scorrimento graduatoria: chi decide? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito la questione della giurisdizione in materia di scorrimento graduatoria nel pubblico impiego. Il caso riguardava alcuni candidati risultati idonei in un concorso pubblico che, anziché essere assunti, vedevano l’ente locale indire nuove procedure selettive interne. La Suprema Corte ha stabilito che la giurisdizione spetta al giudice amministrativo, e non a quello ordinario, quando la pretesa all’assunzione non si basa su un semplice diritto allo scorrimento, ma consegue alla contestazione delle scelte discrezionali e di macro-organizzazione della Pubblica Amministrazione, come l’indizione di nuovi concorsi. Tale contestazione investe l’esercizio del potere pubblico, tutelando una posizione di interesse legittimo.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Scorrimento Graduatoria: Giudice Ordinario o Amministrativo? La Cassazione Chiarisce

L’attesa dopo un concorso pubblico può essere snervante, specialmente per i candidati risultati idonei ma non vincitori. La speranza è legata allo scorrimento graduatoria, un meccanismo che consente l’assunzione per coprire posti vacanti. Ma cosa succede se l’ente pubblico, invece di attingere a quella lista, decide di indire nuove selezioni interne? A quale giudice bisogna rivolgersi per far valere le proprie ragioni? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, delineando il confine tra la giurisdizione del giudice ordinario e quella del giudice amministrativo.

I Fatti del Caso: La Lunga Attesa degli Idonei

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un gruppo di candidati che, dopo aver superato un concorso pubblico indetto da un ente locale, erano stati inseriti in una graduatoria di idonei. Nonostante la validità di tale graduatoria, l’amministrazione comunale decideva di coprire i posti resisi disponibili non attraverso lo scorrimento, bensì mediante l’indizione di procedure selettive interne, riservate al personale già in servizio. I candidati idonei, sentendosi lesi nel loro diritto all’assunzione, si rivolgevano al Tribunale del Lavoro, che accoglieva le loro domande. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, dichiarando il difetto di giurisdizione del giudice ordinario in favore di quello amministrativo. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: La Giurisdizione sullo Scorrimento Graduatoria

La Suprema Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso dei candidati e dichiarando la giurisdizione del giudice amministrativo. Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione fondamentale tra due diverse situazioni:

1. La richiesta di scorrimento graduatoria come puro e semplice adempimento di un diritto all’assunzione, quando l’amministrazione ha già deciso di coprire i posti vacanti.
2. La contestazione della scelta discrezionale dell’amministrazione di non utilizzare la graduatoria esistente, preferendo altre modalità di reclutamento come concorsi interni o mobilità.

La Cassazione ha stabilito che solo nel primo caso si può parlare di un diritto soggettivo, rientrante nella competenza del giudice ordinario. Nel secondo caso, invece, ciò che viene messo in discussione è l’esercizio del potere organizzativo e discrezionale della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, la posizione del candidato non è di diritto soggettivo, ma di interesse legittimo, tutelabile unicamente davanti al giudice amministrativo.

Le Motivazioni: Diritto Soggettivo vs. Interesse Legittimo

La Corte ha spiegato che il petitum sostanziale, ovvero l’obiettivo reale perseguito dai ricorrenti, non era il mero accertamento del loro diritto all’assunzione, ma la contestazione a monte delle decisioni con cui l’ente locale aveva scelto di coprire i posti vacanti attraverso procedure interne. I candidati lamentavano l’illegittimità del comportamento dell’amministrazione, che aveva violato i principi di pubblico impiego (art. 97 Cost. e art. 35 D.Lgs. 165/2001) indirendo una selezione interna mentre era ancora valida la graduatoria del concorso esterno a cui avevano partecipato.

Questa contestazione investe direttamente le scelte di macro-organizzazione dell’ente, che sono espressione di un potere autoritativo e discrezionale. Quando il privato contesta tali scelte, non fa valere un diritto pieno e incomprimibile, ma un interesse a che la Pubblica Amministrazione eserciti il proprio potere in modo corretto e legittimo. Questo è, per definizione, un interesse legittimo, la cui tutela è devoluta dalla legge (art. 63, comma 4, D.Lgs. 165/2001) alla giurisdizione del giudice amministrativo. La richiesta di assunzione diventa, quindi, una conseguenza della richiesta di annullamento degli atti amministrativi considerati illegittimi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico e offre indicazioni preziose per chi partecipa a concorsi pubblici. La scelta del giudice a cui rivolgersi non è una questione formale, ma dipende dalla natura della pretesa avanzata. Se un candidato contesta la decisione di un ente di non procedere allo scorrimento graduatoria, optando per altre vie, dovrà necessariamente adire il giudice amministrativo, impugnando gli atti che incarnano tale scelta (delibere, bandi interni, ecc.). Se, al contrario, l’amministrazione ha già manifestato la volontà di utilizzare la graduatoria ma omette di assumere un candidato che ne ha diritto, la controversia potrà essere portata davanti al giudice del lavoro. La sentenza ribadisce che il potere organizzativo della P.A. è sindacabile, ma solo nelle sedi e con gli strumenti processuali corretti.

A quale giudice deve rivolgersi un candidato idoneo se la Pubblica Amministrazione indice un nuovo concorso interno invece di usare lo scorrimento della graduatoria?
Deve rivolgersi al giudice amministrativo, poiché la sua pretesa si fonda sulla contestazione di una scelta discrezionale e di macro-organizzazione dell’ente.

Perché in questo caso la giurisdizione non è del giudice ordinario?
Perché la contestazione non riguarda un diritto soggettivo all’assunzione già consolidato, ma investe l’esercizio del potere pubblico. La posizione del candidato è quindi di interesse legittimo, ovvero un interesse a che l’amministrazione agisca secondo le regole, la cui tutela spetta al giudice amministrativo.

Qual è la differenza tra rivendicare lo “scorrimento tout court” e contestare la scelta di un nuovo concorso?
Rivendicare lo “scorrimento tout court” significa far valere un diritto all’assunzione quando l’amministrazione ha già deciso di attingere da quella graduatoria (competenza del giudice ordinario). Contestare la scelta di un nuovo concorso significa opporsi alla decisione a monte dell’amministrazione, mettendo in discussione il suo potere organizzativo (competenza del giudice amministrativo).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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