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Sanzioni ispettorato lavoro: competenza su tempi guida

La Corte di Cassazione conferma la legittimità delle sanzioni dell’ispettorato del lavoro per la violazione dei tempi di guida e riposo degli autotrasportatori. Confermato che la competenza non è esclusiva degli organi di polizia stradale, ma si estende agli ispettori del lavoro in virtù della duplice finalità della norma: sicurezza stradale e tutela del lavoratore. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti, consolidando un orientamento giurisprudenziale costante.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzioni Ispettorato del Lavoro: Piena Competenza sui Tempi di Guida degli Autotrasportatori

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale per il settore dell’autotrasporto: le sanzioni dell’ispettorato del lavoro per la violazione delle norme sui tempi di guida e di riposo sono pienamente legittime. Questa decisione chiarisce che la vigilanza su queste regole non è un’esclusiva degli organi di polizia stradale, ma rientra a pieno titolo nelle competenze degli ispettori del lavoro, data la duplice natura delle norme, volte a tutelare sia la sicurezza stradale sia la salute dei lavoratori. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato dai titolari di una ditta individuale di autotrasporti contro un provvedimento sanzionatorio emesso dalla Direzione Territoriale del Lavoro (DTL). L’accusa era la violazione del Regolamento CE n. 561/2006 e dell’art. 174 del Codice della Strada, che disciplinano i periodi di guida e di riposo giornaliero per i conducenti di automezzi. L’opposizione dell’azienda era già stata respinta sia dal Giudice di Pace che dal Tribunale di Chieti, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’azienda ricorrente ha basato la sua difesa su quattro motivi principali:
1. Incompetenza degli Ispettori del Lavoro: Si sosteneva che gli ispettori non avessero il potere di accertare e sanzionare violazioni di norme sulla circolazione stradale.
2. Errata valutazione della violazione: Si contestava che la violazione del riposo giornaliero fosse stata dedotta erroneamente dalla semplice omissione di annotazioni manuali sul cronotachigrafo.
3. Errata applicazione della normativa europea: Si lamentava che l’Ispettorato avesse applicato in modo errato il Regolamento CE n. 561/2006, non tenendo conto di una decisione della Commissione Europea che esclude dal calcolo dei tempi di guida le attività accessorie, come il carico e scarico merci.
4. Inclusione indebita di attività accessorie: Si ribadiva che il Tribunale avesse erroneamente incluso nel computo delle ore di guida anche i tempi dedicati ad altre attività.

Le Sanzioni dell’Ispettorato del Lavoro e la Competenza

Il cuore della controversia risiede nella questione della competenza. La Corte di Cassazione ha rigettato il primo motivo, allineandosi alla sua giurisprudenza consolidata. Ha affermato che l’analisi dei registri del cronotachigrafo per verificare il rispetto dei limiti temporali dell’orario di lavoro persegue una duplice finalità: da un lato, garantire la sicurezza della circolazione, dall’altro, tutelare i lavoratori del settore autotrasporto. Pertanto, la competenza a effettuare tali controlli e a irrogare le relative sanzioni appartiene non solo agli organi di polizia stradale, ma anche all’ispettorato del lavoro.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. Per quanto riguarda la competenza, ha richiamato precedenti sentenze (Cass. n. 20594/2016, n. 22896/2018, n. 18462/2020) che hanno stabilito in modo inequivocabile la legittimità dell’azione degli ispettori in questo ambito. La tutela del lavoratore e la sicurezza stradale sono due facce della stessa medaglia: un autista stanco non è solo un lavoratore sfruttato, ma anche un pericolo per la circolazione.

Anche gli altri motivi, relativi a presunti errori di fatto e di interpretazione normativa, sono stati respinti. La Corte ha fatto riferimento a una precedente ordinanza (n. 27324/2024) relativa a un caso “perfettamente sovrapponibile”, condividendone integralmente le ragioni e rigettando le argomentazioni della parte ricorrente. In sostanza, la Corte ha considerato che le violazioni erano state correttamente accertate e che le doglianze dell’azienda non avevano fondamento giuridico.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione consolida un principio di estrema importanza pratica. Le aziende di autotrasporto devono essere consapevoli che i controlli sui tempi di guida e riposo possono essere effettuati con piena legittimità anche dall’Ispettorato del Lavoro. Questo implica la necessità di una gestione rigorosa e trasparente dei dati del cronotachigrafo, non solo per evitare multe, ma per garantire un ambiente di lavoro sicuro e conforme alla legge. La sentenza conferma che la tutela della salute e sicurezza dei conducenti è un obiettivo primario che giustifica l’intervento di più organi di vigilanza, ciascuno per le proprie competenze.

L’Ispettorato del Lavoro ha la competenza per emettere sanzioni relative alla violazione delle norme sui tempi di guida previste dal Codice della Strada?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’Ispettorato del Lavoro è competente perché le norme sui tempi di guida e riposo hanno una duplice finalità: garantire la sicurezza stradale e tutelare i lavoratori del settore autotrasporto.

Il tempo dedicato ad attività come il carico e lo scarico della merce deve essere escluso dal calcolo dei tempi massimi di guida?
Sì, la normativa europea esclude dal calcolo dei tempi di guida massimi consentiti prima di una sosta le attività diverse dalla guida (come carico e scarico merci). Tuttavia, nel caso specifico, i motivi di ricorso basati su questo punto sono stati comunque ritenuti infondati dalla Corte.

Cosa comporta la sconfitta in Cassazione per un’azienda che contesta una sanzione dell’Ispettorato del Lavoro?
L’azienda è tenuta a pagare la sanzione originaria, a rimborsare le spese legali sostenute dall’amministrazione nel giudizio di Cassazione e, se ricorrono i presupposti, a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello già dovuto per il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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