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Sanzioni Banca d’Italia: il giudicato penale non basta

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’assoluzione in sede penale “perché il fatto non sussiste” non comporta l’annullamento automatico delle sanzioni Banca d’Italia irrogate per i medesimi eventi. La Corte ha chiarito che l’illecito amministrativo, legato alla violazione di norme di vigilanza, e il reato penale sono fattispecie distinte. Pertanto, la validità delle sanzioni amministrative deve essere valutata autonomamente. Il ricorso di un ex dirigente bancario, sanzionato per gravi irregolarità gestionali, è stato respinto.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzioni Banca d’Italia: l’Assoluzione Penale non Salva Automaticamente

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema di grande rilevanza nel diritto bancario: l’efficacia delle sanzioni Banca d’Italia a fronte di una successiva assoluzione in sede penale per fatti collegati. La pronuncia chiarisce che il giudicato penale di assoluzione, anche con la formula ‘perché il fatto non sussiste’, non comporta automaticamente l’illegittimità della sanzione amministrativa, data la diversa natura e finalità dei due procedimenti. Questo principio rafforza l’autonomia del potere sanzionatorio dell’autorità di vigilanza.

I Fatti: la Sanzione e l’Opposizione

La vicenda trae origine da una pesante sanzione pecuniaria, pari a quasi 400.000 euro, irrogata dalla Banca d’Italia a un componente del comitato direttivo e responsabile della Direzione Finanza di un importante istituto di credito. Le contestazioni riguardavano ‘operazioni gravemente pregiudizievoli per l’equilibrio finanziario, economico-patrimoniale nonché reputazionale dell’intermediario’. L’esponente bancario aveva impugnato la sanzione davanti alla Corte d’Appello, che però aveva respinto l’opposizione. Di qui, il ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente basava la sua difesa su diversi motivi, tra cui:
1. Tardività del procedimento: Sosteneva che il procedimento sanzionatorio si fosse concluso oltre il termine di 240 giorni previsto.
2. Motivazione apparente: Lamentava una motivazione carente sulla decisione di triplicare l’importo della sanzione.
3. Impatto del giudicato penale: Il punto cruciale era la produzione di sentenze penali di assoluzione, divenute definitive, per reati come falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza, con la formula ‘perché il fatto не sussiste’. Secondo il ricorrente, queste sentenze avrebbero dovuto far crollare l’intero impianto accusatorio della Banca d’Italia, basato sui medesimi accertamenti ispettivi.
4. Errato calcolo delle spese legali: Contestava infine il criterio di liquidazione delle spese legali del precedente grado di giudizio.

L’impatto del Giudicato Penale sulle Sanzioni Banca d’Italia

La questione centrale esaminata dalla Suprema Corte riguarda l’interferenza tra il giudizio penale e il procedimento amministrativo sanzionatorio. Il ricorrente invocava il principio del ne bis in idem, secondo cui non si può essere puniti due volte per lo stesso fatto. Tuttavia, la Corte ha precisato che questo principio opera solo se vi è una perfetta coincidenza tra il fatto materiale oggetto del giudizio penale e quello posto a fondamento della sanzione amministrativa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha ritenuto infondate le censure sulla tardività del procedimento e sulla presunta motivazione apparente, giudicando adeguate le argomentazioni della Corte d’Appello.

Sul punto nevralgico del giudicato penale, i giudici hanno spiegato che le sanzioni Banca d’Italia contestate riguardavano la violazione di norme di carattere generale sulla gestione e il contenimento del rischio creditizio (art. 53 T.U.B.). Si tratta di illeciti di pericolo, volti a prevenire danni al sistema, che hanno presupposti e finalità diversi dai reati penali contestati (come il falso in bilancio), i quali sono invece reati di danno o di pericolo concreto.

Non essendoci una ‘perfetta coincidenza’ tra la fattispecie penale e quella amministrativa, l’assoluzione nel primo giudizio non può vincolare il giudice civile/amministrativo nel secondo. La valutazione dei fatti e degli elementi istruttori compiuta in sede penale non ha un’efficacia vincolante automatica nel giudizio di opposizione alla sanzione. Quest’ultimo è un giudizio autonomo che mira a verificare la fondatezza della pretesa sanzionatoria dell’Autorità di Vigilanza.

Infine, la Corte ha confermato che il giudizio di opposizione a sanzione amministrativa ha natura contenziosa, e quindi le spese legali devono essere liquidate secondo le tabelle previste per i giudizi ordinari, e non per quelli di volontaria giurisdizione, a prescindere dalla formale iscrizione a ruolo.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce l’autonomia e la specificità del diritto sanzionatorio bancario rispetto al diritto penale. Un’assoluzione in sede penale, seppur rilevante, non è sufficiente a demolire una sanzione amministrativa se le violazioni contestate dalla Banca d’Italia hanno una diversa qualificazione giuridica e proteggono interessi differenti. Questa decisione consolida il potere delle autorità di vigilanza nel perseguire le violazioni delle norme prudenziali, essenziali per la stabilità del sistema finanziario, indipendentemente dall’esito di eventuali procedimenti penali paralleli.

Un’assoluzione in sede penale ‘perché il fatto не sussiste’ annulla automaticamente una sanzione amministrativa per gli stessi eventi?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non c’è un annullamento automatico. L’assoluzione penale non vincola il giudice nel procedimento di opposizione alla sanzione amministrativa se la fattispecie dell’illecito amministrativo (es. violazione di norme di vigilanza) non coincide perfettamente con quella del reato per cui è intervenuta l’assoluzione.

Il termine per la conclusione del procedimento sanzionatorio della Banca d’Italia è sempre perentorio?
Il termine di 240 giorni per la conclusione del procedimento decorre dalla scadenza del termine per presentare le controdeduzioni. Se questo termine viene prorogato su richiesta dell’interessato, anche il termine finale per la conclusione del procedimento slitta di conseguenza, come affermato dalla Corte nel caso di specie.

Come si calcolano le spese legali in un giudizio di opposizione a una sanzione della Banca d’Italia?
Le spese legali si calcolano secondo i parametri previsti per i giudizi contenziosi ordinari. La Corte ha specificato che il giudizio di opposizione a una sanzione amministrativa è una vera e propria controversia tra parti, e non un procedimento di volontaria giurisdizione, anche se formalmente trattato in camera di consiglio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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