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Sanzioni antiriciclaggio: la Cassazione e il favor rei

Un istituto di credito e un suo dirigente sono stati sanzionati per non aver segnalato operazioni sospette. La Corte di Cassazione, pur confermando la violazione, ha cassato la sentenza per quanto riguarda l’importo della sanzione. È stato affermato che, in materia di sanzioni antiriciclaggio, deve sempre essere applicata la legge successiva più favorevole (principio del favor rei o lex mitior), anche d’ufficio dal giudice. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per rideterminare la sanzione secondo la normativa più mite.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzioni Antiriciclaggio: La Cassazione Applica il Principio del Favor Rei

La normativa antiriciclaggio impone agli intermediari finanziari obblighi stringenti per prevenire l’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio. Al centro di questi obblighi vi è la segnalazione di operazioni sospette. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 26555/2024, offre chiarimenti cruciali su un aspetto fondamentale delle sanzioni antiriciclaggio: l’applicazione del principio del favor rei, ovvero della legge successiva più favorevole. La Corte ha stabilito che tale principio prevale sulle regole procedurali e deve essere applicato dal giudice anche d’ufficio.

I Fatti del Caso: Omessa Segnalazione di Operazioni Sospette

Il caso ha origine da una sanzione amministrativa pecuniaria di quasi 95.000 euro, irrogata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze a un istituto di credito e al responsabile di una sua filiale. La contestazione riguardava la violazione degli obblighi di segnalazione di operazioni sospette per movimentazioni su conti correnti di due società clienti, avvenute tra il 2006 e il 2007, per un importo totale di oltre 947.000 euro.

In primo grado, il Tribunale aveva parzialmente accolto l’opposizione, riducendo la sanzione. Tuttavia, la Corte d’Appello, accogliendo il ricorso incidentale del Ministero, aveva ripristinato l’importo originario della sanzione, pari al 10% dell’importo delle operazioni non segnalate.

Contro questa decisione, la banca e il suo dirigente hanno proposto ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i quattro motivi di ricorso, respingendo i primi tre ma accogliendo l’ultimo, con conseguenze decisive sull’esito della controversia.

1. Primo motivo (inammissibile): La presunta invalidità della sanzione per mancata allegazione del parere di una commissione consultiva è stata ritenuta infondata, in quanto la legge non prescrive tale allegazione.
2. Secondo motivo (infondato): L’eccezione di decadenza per superamento del termine di 90 giorni per la notifica della violazione è stata respinta. La Corte ha ribadito che il termine decorre non dal mero accadimento del fatto, ma dal momento in cui l’autorità ha acquisito tutti gli elementi necessari per un accertamento completo.
3. Terzo motivo (infondato): La tesi difensiva secondo cui le operazioni non erano sospette è stata rigettata. I giudici hanno confermato la valutazione della Corte d’Appello, che aveva ritenuto anomali i numerosi versamenti e prelievi in contanti, spesso per cifre tonde e con prelievi quasi immediati, considerandoli non giustificati dall’attività commerciale delle società.
4. Quarto motivo (accolto): Questo è il punto cruciale. I ricorrenti lamentavano la mancata applicazione della lex mitior, ovvero della normativa successiva più favorevole introdotta con il D.Lgs. 90/2017, che prevedeva sanzioni potenzialmente più miti. La Corte d’Appello aveva dichiarato inammissibile questo motivo per genericità. La Cassazione ha ribaltato tale decisione.

Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata limitatamente al quarto motivo e ha rinviato il caso a una diversa sezione della Corte d’Appello per la rideterminazione della sanzione.

Le Motivazioni: L’Applicazione d’Ufficio del Favor Rei nelle Sanzioni Antiriciclaggio

La ratio decidendi della Cassazione si fonda su un orientamento ormai consolidato. Il principio del favor rei, sancito dall’art. 69 del D.Lgs. 231/2007 (introdotto nel 2017), stabilisce la retroattività della legge successiva più favorevole in materia di sanzioni antiriciclaggio. Questo principio ha una natura e uno scopo prettamente pubblicistici, che lo rendono prevalente sulle normali preclusioni processuali.

La Corte ha affermato che le norme più favorevoli, anche se sopravvenute in corso di causa, devono essere applicate d’ufficio dal giudice, sia in fase di merito che di legittimità. Pertanto, la Corte d’Appello aveva errato nel non considerare l’applicabilità della nuova normativa, anche a fronte di un motivo di appello ritenuto generico. Al giudice del rinvio spetterà ora il compito di effettuare un giudizio comparativo tra la legge vigente al momento della violazione e quella attuale, per stabilire quale sia il trattamento sanzionatorio più favorevole e determinare la nuova pena pecuniaria.

Le Motivazioni: La Validità dell’Accertamento della Violazione

Pur accogliendo il motivo sulla sanzione, la Cassazione ha confermato la correttezza dell’operato delle corti di merito nell’accertare l’esistenza della violazione. La Corte ha ribadito che l’obbligo di segnalazione non richiede la prova di un reato di riciclaggio, ma si fonda su un giudizio obiettivo sull’idoneità delle operazioni a eludere la normativa. Elementi come l’uso massiccio di contanti, operazioni a cifra tonda, e uno squilibrio tra accrediti e addebiti sono stati correttamente considerati indicatori di anomalia che imponevano la segnalazione da parte dell’intermediario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Intermediari Finanziari

Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia fondamentale per tutti i soggetti sottoposti a procedimenti sanzionatori in materia di antiriciclaggio. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Certezza del Diritto: Viene garantito che, in caso di modifiche legislative favorevoli, queste si applicheranno anche ai procedimenti in corso, assicurando un trattamento equo e allineato all’evoluzione normativa.
2. Dovere del Giudice: I giudici hanno il dovere di verificare d’ufficio l’eventuale esistenza di una normativa più mite, indipendentemente dalla specificità con cui la parte interessata solleva la questione.
3. Difesa Legale: Per gli avvocati e gli operatori del settore, diventa cruciale monitorare costantemente le evoluzioni normative in materia di sanzioni antiriciclaggio, poiché possono avere un impatto diretto e favorevole sui casi pendenti.

In conclusione, pur confermando la severità nel giudicare l’omessa segnalazione, la Corte di Cassazione pone un fermo baluardo a tutela dei principi di legalità e proporzionalità della sanzione, assicurando che nessuno sia punito in modo più grave di quanto previsto dalla legge più favorevole, anche se intervenuta successivamente.

Quando inizia a decorrere il termine di 90 giorni per la notifica di una violazione amministrativa?
Il termine di 90 giorni previsto dall’art. 14 della legge 689/1981 non decorre dal momento in cui il fatto viene materialmente acquisito, ma dal momento in cui l’autorità competente ha raccolto e valutato tutti gli elementi necessari per verificare l’effettiva esistenza della violazione, considerando la complessità del caso.

La mancata allegazione del parere di una commissione consultiva rende nulla una sanzione amministrativa?
No. Secondo la Corte, nessuna norma prescrive l’obbligo di allegare il parere della commissione consultiva al provvedimento sanzionatorio. La motivazione della sanzione può essere assolta anche per relationem, cioè facendo riferimento ad altri atti del procedimento.

Il principio della legge più favorevole (lex mitior) deve essere applicato dal giudice anche se non richiesto specificamente?
Sì. In materia di sanzioni antiriciclaggio, il principio del favor rei, che impone l’applicazione della legge successiva più favorevole, deve essere applicato dal giudice d’ufficio, anche in pendenza del giudizio di legittimità. Questo principio prevale sulle normali regole procedurali relative ai motivi di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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