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Sanzioni antiriciclaggio e termine di notifica

Un gruppo bancario e i suoi direttori sono stati sanzionati per la mancata segnalazione di operazioni sospette. Hanno impugnato il provvedimento sostenendo la tardività della notifica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che in caso di connessione con un’indagine penale, il termine di 90 giorni per le sanzioni antiriciclaggio decorre non dalla fine dell’ispezione, ma dal nulla-osta dell’autorità giudiziaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzioni Antiriciclaggio: Quando Scatta il Termine per la Notifica?

La normativa antiriciclaggio impone agli intermediari finanziari obblighi stringenti per prevenire l’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio o finanziamento del terrorismo. Al centro di questi obblighi vi è la segnalazione di operazioni sospette. Ma cosa accade quando la violazione di tali obblighi si intreccia con un’indagine penale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto procedurale cruciale: la decorrenza del termine per l’applicazione delle sanzioni antiriciclaggio. La pronuncia stabilisce che, in presenza di una connessione probatoria con un procedimento penale, il termine di 90 giorni per la notifica dell’illecito non parte dalla fine dell’accertamento amministrativo, ma dal momento in cui l’autorità giudiziaria autorizza l’uso degli atti.

I Fatti del Caso: Un Conto “Omnibus” Sotto la Lente d’Ingrandimento

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) aveva irrogato pesanti sanzioni amministrative pecuniarie ai direttori di una filiale di un importante istituto di credito e alla banca stessa, in solido. La contestazione riguardava la violazione degli obblighi di segnalazione di operazioni sospette.

L’indagine della Guardia di Finanza si era concentrata su un conto corrente, definito “omnibus” o “calderone”, intestato a una società di investimento. Su questo unico conto confluivano i versamenti di numerosi clienti per operazioni sul mercato delle valute. Tale modalità operativa generava una commistione di patrimoni che rendeva estremamente difficile tracciare la provenienza e l’impiego dei fondi, con un volume di operazioni superiore a 27 milioni di euro in un arco temporale di circa cinque anni. Questi elementi, secondo l’accusa, costituivano chiari indici di sospetto che avrebbero dovuto essere segnalati.

L’Eccezione di Decadenza e le Decisioni dei Giudici di Merito

I soggetti sanzionati si sono opposti al provvedimento, sostenendo, tra le altre cose, la decadenza del potere sanzionatorio dell’amministrazione. A loro avviso, il termine di 90 giorni previsto dall’art. 14 della legge n. 689/1981 per la notifica della violazione era spirato. Essi ritenevano che il termine dovesse decorrere dalla data di conclusione delle verifiche amministrative della Guardia di Finanza.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto l’opposizione, rideterminando le sanzioni. La Corte d’Appello, invece, riformando parzialmente la prima sentenza, aveva aumentato gli importi delle sanzioni e rigettato l’eccezione di decadenza. Secondo i giudici d’appello, la presenza di una “connessione probatoria” con un’indagine penale parallela giustificava lo slittamento del termine. Il dies a quo, ovvero il giorno di partenza del conteggio, andava individuato non nella fine dell’ispezione, ma nella data in cui il Pubblico Ministero aveva rilasciato il nulla-osta per l’utilizzo degli atti in sede amministrativa. Questa attesa era necessaria per non compromettere il segreto istruttorio dell’indagine penale.

La Decisione della Cassazione sulle Sanzioni Antiriciclaggio

I ricorrenti hanno portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, insistendo sull’autonomia del procedimento amministrativo rispetto a quello penale e sulla conseguente tardività della notifica. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la linea della Corte d’Appello e fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione delle sanzioni antiriciclaggio in contesti complessi.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il momento dell'”accertamento” da cui decorre il termine di notifica non coincide meramente con l’acquisizione materiale del fatto, ma con il momento in cui l’autorità competente ha acquisito e valutato tutti gli elementi necessari per verificare l’esistenza della violazione.

Nel caso specifico, la potenziale rilevanza penale dei fatti (ipotesi di riciclaggio) ha creato una “connessione probatoria” tra i due procedimenti. Questa connessione impedisce agli agenti accertatori di trasmettere immediatamente gli atti all’autorità amministrativa sanzionatoria senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Consentire una contestazione immediata, spiega la Corte, frustrerebbe il segreto istruttorio imposto dall’art. 329 c.p.p. e non permetterebbe all’autorità giudiziaria di valutare la vis attractiva della fattispecie penale.

Pertanto, il termine di 90 giorni è stato correttamente fatto decorrere dalla data del nulla-osta del Pubblico Ministero (26.10.2011) e non dalla fine delle verifiche amministrative (16.07.2010). La notifica, avvenuta nel dicembre 2011, è stata quindi ritenuta tempestiva.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza l’idea che la lotta al riciclaggio richiede un approccio coordinato tra procedimenti amministrativi e penali. Quando i fatti che configurano un illecito amministrativo possono anche costituire reato, la tutela delle indagini penali assume un ruolo prioritario. Per gli intermediari finanziari e i loro dirigenti, questa decisione sottolinea che l’esistenza di un’indagine penale collegata può legittimamente posticipare la notifica delle sanzioni antiriciclaggio, senza che ciò comporti la decadenza del potere sanzionatorio. La complessità dell’accertamento e la necessità di attendere il via libera della magistratura sono fattori che giustificano un allungamento dei tempi procedurali.

Da quale momento decorre il termine di 90 giorni per notificare le sanzioni antiriciclaggio se c’è un’indagine penale collegata?
Secondo la Corte, il termine decorre non dalla data di conclusione delle verifiche ispettive, ma dal momento in cui l’autorità giudiziaria che conduce l’indagine penale rilascia il nulla-osta all’utilizzo degli atti per fini amministrativi.

L’autonomia dell’accertamento amministrativo è sufficiente per avviare il termine di notifica anche in presenza di un’indagine penale?
No. La Corte ha chiarito che, nonostante l’accertamento amministrativo possa essere tecnicamente concluso, la “connessione probatoria” con fatti di rilevanza penale impedisce all’autorità amministrativa di procedere autonomamente senza l’autorizzazione di quella giudiziaria, per non pregiudicare il segreto istruttorio.

Cosa si intende per “connessione probatoria” tra illecito amministrativo e reato in questo contesto?
Si intende il legame esistente tra gli elementi di prova raccolti per l’illecito amministrativo (come la mancata segnalazione di operazioni sospette) e quelli rilevanti per un possibile reato (come il riciclaggio). Tale connessione impone un coordinamento tra le autorità per salvaguardare l’efficacia dell’indagine penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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