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Sanzioni amministrative: Cassazione su favor rei

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di alcuni ex amministratori di una banca di credito cooperativo contro le sanzioni amministrative pecuniarie inflitte dalla Banca d’Italia per carenze organizzative e di controllo. I ricorrenti lamentavano la violazione di vari principi, tra cui il favor rei per una legge sopravvenuta più mite, la tardività del procedimento e la genericità delle accuse. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che le sanzioni amministrative in questione non hanno natura punitiva e, pertanto, non è applicabile il principio del favor rei. Ha inoltre chiarito la corretta decorrenza dei termini procedurali e ribadito l’onere della prova a carico di chi invoca un’esimente.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzioni amministrative: la Cassazione nega il favor rei per gli illeciti bancari

L’applicazione delle sanzioni amministrative nel settore bancario è un tema di grande attualità, che interseca complesse questioni procedurali e di principio. Con la recente ordinanza n. 20947/2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su diversi aspetti, tra cui la non applicabilità del principio del favor rei a illeciti privi di natura sostanzialmente penale. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale importante per tutti gli operatori del settore.

I Fatti del Caso

A seguito di un’ispezione condotta tra il 2015, la Banca d’Italia aveva inflitto sanzioni pecuniarie significative (per un importo di 22.000 euro al presidente e 16.500 euro agli altri membri del c.d.a.) agli amministratori di una banca di credito cooperativo. Le contestazioni riguardavano gravi carenze nell’organizzazione e nei controlli interni. Secondo l’autorità di vigilanza, le decisioni strategiche della banca erano state condizionate da conflitti di interesse e rapporti personali degli amministratori, portando a perdite per circa 2 milioni di euro. Gli amministratori sanzionati hanno impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte d’appello, la quale ha però respinto le loro doglianze. La vicenda è quindi approdata in Corte di Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sulle sanzioni amministrative

I ricorrenti hanno basato il loro ricorso su sei distinti motivi, spaziando da questioni di diritto sostanziale a vizi procedurali. La Corte ha esaminato ciascun punto, fornendo una guida interpretativa chiara.

Inapplicabilità del Favor Rei e dello Ius Superveniens più favorevole

Il primo motivo di ricorso si fondava sulla presunta violazione del principio del favor rei, ovvero l’applicazione della legge sopravvenuta più favorevole (in questo caso il D.Lgs. n. 72/2015). La Cassazione ha rigettato questa tesi, ribadendo un principio consolidato: le sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d’Italia per carenze organizzative non hanno natura punitiva-penale. Di conseguenza, non è invocabile il principio del favor rei, tipico della materia penale. Questa distinzione è fondamentale perché esclude l’applicazione retroattiva di normative sanzionatorie più miti a illeciti amministrativi.

Tempestività del Procedimento Sanzionatorio e Ne Bis in Idem

Il secondo motivo riguardava la presunta tardività del procedimento e la violazione del divieto di ne bis in idem (essere processati due volte per lo stesso fatto). Anche su questo punto, la Corte ha dato torto ai ricorrenti.
Ha chiarito che:
1. Il termine di 90 giorni per la notifica delle contestazioni (art. 14, L. 689/81) decorre dal momento in cui l’accertamento è formalmente concluso con il visto del direttore centrale della vigilanza, e non da un momento anteriore.
2. Il termine di 240 giorni per l’adozione del provvedimento sanzionatorio decorre dalla scadenza del termine per la presentazione delle controdeduzioni da parte dell’ultimo soggetto a cui è stata notificata la contestazione.
3. Il principio del ne bis in idem non era stato violato, poiché le contestazioni mosse si basavano su fatti nuovi e diversi rispetto a una precedente ispezione, in particolare sulla violazione del piano strategico 2013-2015, adottato successivamente alla prima ispezione.

Genericità delle Accuse e Onere della Prova

I ricorrenti lamentavano la genericità delle accuse, che a loro dire non permetteva di individuare le responsabilità individuali, e invocavano un’esimente putativa (un errore sul fatto che escluderebbe la colpa). La Corte ha ritenuto il motivo in parte inammissibile per difetto di autosufficienza (i ricorrenti non avevano riportato i passaggi cruciali del provvedimento sanzionatorio) e in parte infondato. Ha infatti ricordato che spetta a chi invoca l’esimente dimostrarne la sussistenza, onere che nel caso di specie non era stato assolto.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa delle norme procedurali e dei principi che governano le sanzioni amministrative. La distinzione tra illecito amministrativo e illecito penale è il cardine della decisione: solo a quest’ultimo si applicano le garanzie più stringenti come il favor rei. Per le sanzioni irrogate dalla Banca d’Italia, che hanno una funzione prevalentemente ripristinatoria e di deterrenza per assicurare la stabilità del sistema, valgono le regole specifiche del procedimento amministrativo.
La Corte ha inoltre sottolineato l’autonomia del giudice dell’opposizione nel valutare la congruità della sanzione, senza essere vincolato a una motivazione analitica su ogni singolo criterio, purché la decisione finale rispetti i limiti di legge e sia complessivamente motivata. Infine, ha respinto i tentativi dei ricorrenti di ottenere un riesame dei fatti di causa, ricordando che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito.

Conclusioni

L’ordinanza n. 20947/2024 della Corte di Cassazione riafferma con forza alcuni punti fermi in materia di sanzioni amministrative bancarie. In primo luogo, la natura non punitiva di tali sanzioni esclude l’applicazione di principi garantisti tipici del diritto penale, come il favor rei. In secondo luogo, vengono delineati con precisione i termini di decorrenza del procedimento sanzionatorio, offrendo certezza giuridica sia all’autorità di vigilanza sia ai soggetti vigilati. Infine, si ribadisce che spetta ai destinatari della sanzione l’onere di provare eventuali cause di giustificazione. Questa decisione rappresenta un importante riferimento per gli amministratori di istituti di credito, chiarendo i confini delle loro responsabilità e le regole procedurali in caso di contestazioni da parte della Banca d’Italia.

Il principio del favor rei (legge più favorevole) si applica alle sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d’Italia per carenze organizzative?
No. Secondo la Corte di Cassazione, queste sanzioni non hanno natura punitiva-penale, ma amministrativa. Pertanto, il principio del favor rei, tipico della materia penale, non è invocabile.

Da quando decorrono i termini per la conclusione del procedimento sanzionatorio della Banca d’Italia?
La Corte ha chiarito due momenti chiave: il termine di 90 giorni per la notifica della contestazione decorre dall’apposizione del visto del direttore centrale sull’accertamento; il termine di 240 giorni per l’adozione della sanzione decorre dalla data di scadenza per la presentazione delle controdeduzioni da parte dell’ultimo soggetto coinvolto.

Cosa deve fare un amministratore che invoca un’esimente putativa per escludere la propria responsabilità?
L’amministratore ha l’onere di provare la sussistenza degli elementi che costituiscono l’esimente. Non è sufficiente affermare di aver agito in base a un’erronea convinzione; è necessario fornire la prova concreta di tale errore sul fatto, come ad esempio il rispetto della policy e dei regolamenti interni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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