LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sanzioni amministrative bancarie: la Cassazione decide

Un alto dirigente di un istituto di credito, sanzionato dall’autorità di vigilanza per violazioni in materia di rischi finanziari, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la sanzione e chiarendo importanti principi sulle sanzioni amministrative bancarie. In particolare, ha stabilito la correttezza del rito processuale applicato, ha escluso la retroattività della normativa più favorevole per illeciti amministrativi e ha confermato i criteri di quantificazione della sanzione basati sulla gravità della condotta e sul ruolo ricoperto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzioni Amministrative Bancarie: La Cassazione fa il punto su procedura e merito

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è intervenuta su un caso riguardante le sanzioni amministrative bancarie irrogate a un alto dirigente di un importante istituto di credito. La decisione offre chiarimenti cruciali su questioni procedurali derivanti da modifiche legislative, sull’applicazione del principio di irretroattività e sui criteri di quantificazione della pena. Analizziamo nel dettaglio la pronuncia per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa

A seguito di un’ispezione condotta tra il 2011 e il 2012, l’Autorità di Vigilanza contestava a diversi esponenti di un noto istituto bancario alcune violazioni normative. In particolare, a un componente del Comitato direttivo e Vice Direttore Generale veniva irrogata una sanzione di 90.000 euro per carenze nel contenimento dei rischi finanziari. L’interessato proponeva opposizione prima al TAR, che dichiarava il proprio difetto di giurisdizione, e successivamente riassumeva il giudizio dinanzi alla Corte di Appello. Quest’ultima, tuttavia, rigettava l’opposizione. Il dirigente decideva quindi di ricorrere alla Corte di Cassazione, affidando le sue ragioni a cinque distinti motivi.

La Decisione della Corte: Le Questioni Processuali

Il ricorrente lamentava, in primo luogo, un errore procedurale. A suo dire, con la riassunzione del giudizio dinanzi alla Corte di Appello, avvenuta dopo una riforma legislativa (D.Lgs. 72/2015), si sarebbe dovuto applicare il nuovo rito contenzioso, più garantista e con udienza pubblica, e non il vecchio rito camerale.

La Cassazione ha rigettato questa doglianza, specificando un principio fondamentale: la denuncia di un vizio processuale non serve a tutelare l’astratta regolarità del processo, ma a eliminare un concreto pregiudizio subito dalla parte. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva dimostrato in che modo la scelta del rito avesse concretamente danneggiato il suo diritto di difesa. Pertanto, i primi due motivi del ricorso sono stati respinti.

Le Sanzioni Amministrative Bancarie e il Diritto Sostanziale

La Corte ha poi esaminato le questioni di merito, altrettanto rilevanti nel contesto delle sanzioni amministrative bancarie.

Irretroattività della Legge più Favorevole

Il ricorrente sosteneva che avrebbe dovuto beneficiare di una normativa sopravvenuta più favorevole, che escludeva gli esponenti aziendali come destinatari diretti di alcune sanzioni. La Cassazione ha respinto anche questo motivo, affermando che la nuova disciplina si applica solo alle violazioni commesse dopo la sua entrata in vigore. Per le sanzioni amministrative, a differenza di quelle penali, vige il principio generale dell’irretroattività della legge, salvo diversa disposizione.

Presunzione di Colpa e Prova

Un altro motivo di ricorso criticava il sistema sanzionatorio per una presunta violazione del principio di presunzione di innocenza. La Corte lo ha dichiarato inammissibile, evidenziando come la Corte di Appello non avesse applicato una presunzione di colpa, ma avesse accertato in concreto la negligenza del dirigente. La sua responsabilità era emersa da elementi specifici: il mancato rispetto di un particolare livello di diligenza richiesto al suo ruolo, nonostante gli interventi correttivi suggeriti dalla vigilanza e gli evidenti indizi di disfunzioni aziendali.

La Quantificazione della Sanzione

Infine, il ricorrente contestava l’importo della sanzione, pari a 90.000 euro, considerandolo sproporzionato rispetto a quello di 45.000 euro inflitto ad altri membri dello stesso organo. La Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte di Appello adeguata e congrua. La sanzione “raddoppiata” era giustificata dalla specifica carica sociale ricoperta dal ricorrente, dalla pluralità e dalla gravità dei rilievi accertati a suo carico in tema di contenimento del rischio finanziario.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su principi consolidati. Per quanto riguarda la procedura, ha ribadito che un vizio processuale è rilevante solo se ha causato un effettivo e specifico pregiudizio al diritto di difesa, onere probatorio che il ricorrente non ha assolto. Sul fronte del diritto sostanziale, ha confermato la netta distinzione tra illeciti amministrativi e penali, escludendo per i primi l’applicazione retroattiva della legge più favorevole. Ha inoltre sottolineato che la valutazione della colpa del dirigente non è stata presuntiva, ma basata su un’analisi concreta del suo operato. Infine, ha riconosciuto al giudice di merito un potere discrezionale nella quantificazione della sanzione, purché esercitato entro i limiti di legge e con una motivazione logica e coerente, come avvenuto nel caso in esame.

Le Conclusioni

La sentenza rigetta integralmente il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Questa decisione consolida l’orientamento della giurisprudenza in materia di sanzioni amministrative bancarie, rafforzando alcuni punti fermi: la necessità di dimostrare un pregiudizio concreto per contestare vizi procedurali, la non retroattività delle norme sanzionatorie amministrative più favorevoli e l’ampia discrezionalità del giudice nel personalizzare l’importo della sanzione in base al ruolo, alla gravità delle violazioni e alla colpa accertata in concreto.

Quando un giudizio viene trasferito da un giudice a un altro a seguito di un cambio di legge, si applicano le nuove regole processuali?
Non necessariamente. Secondo la Corte, il nuovo rito processuale non si applica automaticamente ai giudizi già pendenti. La violazione delle norme processuali è rilevante solo se la parte che la lamenta dimostra di aver subito un concreto e specifico pregiudizio al proprio diritto di difesa, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Una nuova legge che prevede sanzioni amministrative più leggere può essere applicata a violazioni commesse prima della sua entrata in vigore?
No. La sentenza chiarisce che, a differenza delle sanzioni penali, per le sanzioni amministrative vige il principio generale di irretroattività. Pertanto, si applica la legge in vigore al momento della commissione della violazione, anche se una normativa successiva risulta più favorevole.

Come viene determinata la responsabilità di un dirigente bancario e l’importo di una sanzione amministrativa?
La responsabilità non deriva da una presunzione automatica legata al ruolo, ma deve essere accertata in concreto dal giudice, valutando il livello di diligenza richiesto per la carica ricoperta e le specifiche omissioni. L’importo della sanzione viene personalizzato in base a criteri come la gravità oggettiva delle violazioni, la pluralità dei rilievi e le specifiche responsabilità legate alla posizione aziendale, con un potere discrezionale del giudice nel determinarne l’entità entro i limiti previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati