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Sanzione internet point: la Cassazione dubita della legge

Un esercente di una sala giochi è stato sanzionato con una multa di 20.000 euro per aver messo a disposizione dei clienti un internet point che consentiva l’accesso a siti di gioco online. La Corte di Cassazione, investita del caso, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardo alla normativa applicata. I giudici dubitano che la legge sia sufficientemente determinata e che la sanzione internet point, essendo fissa e non graduabile, violi il principio di proporzionalità. Pertanto, il giudizio è stato sospeso e gli atti sono stati trasmessi alla Corte Costituzionale per una decisione.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Sanzione Internet Point: la Cassazione Solleva Dubbi di Costituzionalità sulla Legge Anti-Ludopatia

L’installazione di un computer con accesso a Internet in un locale pubblico può costare una multa salatissima? Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione (n. 20485/2024) riaccende il dibattito sulla normativa che regola il gioco online e la cosiddetta sanzione internet point. La Suprema Corte ha infatti deciso di sospendere un giudizio e di rimettere gli atti alla Corte Costituzionale, dubitando della legittimità delle norme che puniscono la mera messa a disposizione di apparecchiature che consentono di collegarsi a siti di gioco. Analizziamo la decisione e le sue importanti implicazioni.

La Vicenda: Dalla Sala Giochi alla Cassazione

Il caso nasce da un verbale di accertamento a carico del titolare di una sala giochi. Durante un controllo, le autorità avevano riscontrato la presenza di una postazione “Internet Point” che permetteva la libera connessione alla rete, inclusi i siti di gioco online. Di conseguenza, all’esercente era stata inflitta una sanzione amministrativa di 20.000 euro per la violazione dell’art. 7, comma 3-quater, del D.L. n. 158/2012 (noto come Decreto Balduzzi).

Se in primo grado il giudice aveva annullato la sanzione, ritenendo che la semplice possibilità di connessione non integrasse la violazione, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, affermando che la mera “messa a disposizione” di un’apparecchiatura idonea fosse sufficiente a far scattare la sanzione. L’esercente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Questione Legale: Quando un PC Diventa Illegale? La problematica della sanzione internet point

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione di una normativa nata per contrastare la ludopatia. La legge vieta di mettere a disposizione, in esercizi commerciali, “apparecchiature che attraverso la connessione telematica consentono agli avventori di giocare”.

La Corte di Cassazione si interroga su due profili critici:

1. L’ampiezza della norma: La legge si applica solo a dispositivi dedicati esclusivamente al gioco (i cosiddetti “totem”) o include anche normali personal computer che, tra le tante funzioni, possono anche essere usati per accedere a siti di gioco?
2. La natura della sanzione: La multa di 20.000 euro è fissa. Questo significa che non può essere graduata in base alla gravità concreta della violazione. È una misura proporzionata e ragionevole?

Proprio su questi punti la Cassazione nutre seri dubbi di conformità alla Costituzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte, con una approfondita analisi, ha deciso di non poter risolvere il caso senza l’intervento della Corte Costituzionale. Le motivazioni si concentrano su due questioni di legittimità costituzionale.

Indeterminatezza della Norma e Libertà d’Impresa

Secondo i giudici, l’interpretazione letterale della norma porta a sanzionare chiunque metta a disposizione un PC con connessione internet, poiché questo “consente” potenzialmente il collegamento a siti di gioco. Una tale interpretazione appare irragionevole e sproporzionata. Essa finirebbe per imporre un obbligo di vigilanza costante e tecnicamente complesso sugli esercenti, entrando in potenziale conflitto con diritti fondamentali come la libertà di iniziativa economica (art. 41 Cost.) e il diritto alla privacy degli utenti.

La norma, così com’è scritta, non chiarisce quale condotta l’esercente debba tenere per evitare la sanzione (es. installare filtri, monitorare l’attività, ecc.), lasciando un margine di discrezionalità eccessivo all’amministrazione. Questa indeterminatezza viola il principio di legalità e determinatezza della sanzione (art. 25 Cost.).

La Sanzione Fissa e il Principio di Proporzionalità

Il secondo grande dubbio riguarda la sanzione di 20.000 euro, introdotta dalla legge n. 208/2015. La Corte sottolinea come la giurisprudenza costituzionale abbia più volte censurato le sanzioni amministrative fisse e di importo elevato, specialmente quando si applicano a una vasta gamma di condotte di diversa gravità.

Una sanzione fissa impedisce al giudice di adeguarne l’importo al caso concreto (ad esempio, distinguendo tra chi installa un solo PC per offrire un servizio ai clienti e chi organizza un’attività strutturata per il gioco illecito). Questa rigidità, secondo la Cassazione, viola il principio di ragionevolezza e proporzionalità sancito dall’art. 3 della Costituzione, potendo portare a risultati sanzionatori “palesemente eccedenti il limite della proporzionalità rispetto all’illecito commesso”.

Conclusioni: In Attesa della Consulta

L’ordinanza della Cassazione sospende il giudizio e passa la parola alla Corte Costituzionale. La decisione che verrà presa avrà conseguenze significative per tutti gli esercenti che offrono servizi di accesso a Internet, come internet point, bar, ristoranti e sale giochi. Se la Consulta dovesse accogliere i dubbi della Cassazione, il legislatore sarebbe costretto a riscrivere le regole, definendo in modo più preciso le condotte vietate e introducendo un sistema sanzionatorio più equo e proporzionato. Per ora, la validità della sanzione internet point rimane un’incognita, in attesa del verdetto più autorevole.

È illegale mettere a disposizione un computer con accesso a internet in un locale pubblico?
Secondo l’interpretazione letterale della normativa vigente, la mera messa a disposizione di un’apparecchiatura che consenta, anche solo potenzialmente, il collegamento a siti di gioco online è sanzionabile. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha sollevato dubbi sulla costituzionalità di questa interpretazione così ampia, ritenendola potenzialmente sproporzionata e lesiva di altri diritti.

Perché la sanzione di 20.000 euro è considerata problematica?
La sanzione è problematica perché è “fissa”, ovvero non permette al giudice di modularne l’importo in base alla gravità effettiva della violazione. Questo contrasta con il principio costituzionale di proporzionalità e ragionevolezza, in quanto punisce con la stessa identica cifra situazioni molto diverse tra loro, dal caso meno grave a quello più serio.

Cosa succede ora in questo caso e per situazioni simili?
Il procedimento specifico è stato sospeso. La Corte Costituzionale dovrà ora decidere se le norme in questione siano conformi alla Costituzione. La sua decisione sarà vincolante e determinerà il futuro di questa tipologia di sanzioni: le norme potrebbero essere dichiarate incostituzionali (e quindi annullate) o interpretate in modo da renderle conformi ai principi costituzionali, oppure ritenute legittime.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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