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Sanzione gioco online: la Cassazione dubita della legge

Il titolare di un’edicola è stato multato con 20.000 euro per aver messo a disposizione dei PC che potevano accedere a siti di scommesse. La Corte di Cassazione, analizzando il caso, ha sollevato dubbi sulla costituzionalità della legge che impone questa rigida sanzione gioco online. Di conseguenza, ha sospeso il procedimento e ha deferito la questione alla Corte Costituzionale per una decisione definitiva sulla vaghezza e proporzionalità della normativa.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzione Gioco Online: La Cassazione Dubita della Legge e Interpella la Consulta

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un tema delicato: la sanzione gioco online applicata agli esercenti che mettono a disposizione del pubblico apparecchiature per la navigazione internet. Il caso riguarda il titolare di un’edicola-cartoleria, sanzionato con una multa di 20.000 euro per aver installato due computer nel suo locale. La Suprema Corte, anziché decidere il caso, ha scelto di sospendere il giudizio e di sollevare una questione di legittimità costituzionale, mettendo in dubbio la chiarezza e la proporzionalità della normativa vigente.

I Fatti del Caso: Una Sanzione per Due Computer

La vicenda ha origine da un controllo amministrativo in un’edicola, dove le autorità accertavano la presenza di due personal computer che consentivano la connessione a internet. Secondo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la mera messa a disposizione di tali strumenti, idonei a collegarsi a piattaforme di gioco a distanza, integrava la violazione prevista dal Decreto Balduzzi (D.L. n. 158/2012). Di conseguenza, all’esercente veniva comminata la sanzione fissa di 20.000 euro.

Il titolare si è opposto in tutte le sedi giudiziarie, sostenendo che i suoi computer erano a navigazione libera e non dedicati esclusivamente al gioco (come i cosiddetti “totem”). La sua difesa si è basata sull’assenza di un’attività di intermediazione o organizzazione di scommesse. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno confermato la sanzione, spingendo l’esercente a ricorrere in Cassazione.

I Dubbi sulla Sanzione Gioco Online: Le Questioni di Costituzionalità

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la normativa in vigore ponga seri problemi di compatibilità con i principi costituzionali. I dubbi sollevati sono principalmente due e riguardano la vaghezza della norma e l’eccessività della sanzione.

La Norma è Troppo Vaga?

Il primo problema riguarda il principio di determinatezza. La legge vieta di mettere a disposizione “apparecchiature che […] consentano” di giocare online. La Cassazione osserva che un’interpretazione letterale porta a includere qualsiasi dispositivo con una connessione internet, da un PC a un tablet. Questo crea un’enorme incertezza per gli esercenti: sono obbligati a installare filtri di navigazione? Devono monitorare l’attività dei clienti, con evidenti conflitti con il diritto alla privacy? La norma non lo specifica, lasciando un margine di discrezionalità all’amministrazione che mal si concilia con il principio di legalità.

La Multa Fissa da 20.000 euro è Proporzionata?

Il secondo e forse più rilevante dubbio riguarda la proporzionalità della sanzione. La legge impone una multa fissa di 20.000 euro, senza alcuna possibilità di graduarla in base alla gravità del fatto. Questo significa che il piccolo esercente con un solo PC a navigazione libera viene punito con la stessa identica sanzione di chi organizza un’attività strutturata con decine di postazioni dedicate. Secondo la Corte, questa rigidità può portare a risultati “manifestamente sproporzionati”, soprattutto per le piccole imprese, per le quali una simile multa può essere fatale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Di fronte a questi dubbi, la Corte ha ritenuto di non poter risolvere la questione attraverso una semplice interpretazione. Adottare un’interpretazione restrittiva (limitando il divieto ai soli “totem”) sarebbe andato contro la lettera della legge, che parla genericamente di “apparecchiature”. D’altra parte, applicare la legge alla lettera, con la sua interpretazione più ampia, avrebbe significato avallare una norma potenzialmente incostituzionale.

La strada scelta è stata quindi quella di investire della questione la Corte Costituzionale. I giudici supremi hanno evidenziato che la lotta alla ludopatia, pur essendo un obiettivo lodevole e di interesse pubblico, deve essere bilanciata con altri diritti fondamentali, come la libertà di iniziativa economica e il diritto alla privacy degli utenti. La normativa attuale, per come è scritta, sembra sacrificare questi diritti in modo eccessivo e irragionevole.

Le Conclusioni: In Attesa della Corte Costituzionale

Con questa ordinanza interlocutoria, il giudizio è sospeso. L’esito del caso dipenderà interamente dalla decisione della Corte Costituzionale. Se la Consulta dovesse dichiarare l’illegittimità delle norme, la decisione avrebbe un impatto enorme su innumerevoli esercizi commerciali in tutta Italia, come internet point, bar, edicole e altri locali pubblici che offrono accesso a internet. Potrebbe portare a una riscrittura delle regole sulla sanzione gioco online, introducendo criteri più chiari per la condotta vietata e sanzioni più proporzionate e flessibili, in grado di distinguere le diverse situazioni concrete. La parola passa ora ai giudici delle leggi.

È illegale mettere a disposizione un computer con accesso a internet in un esercizio pubblico?
Secondo l’interpretazione letterale della legge in esame, la semplice messa a disposizione di qualsiasi apparecchiatura che permetta il collegamento a siti di gioco online, inclusi i normali PC, può integrare la violazione. Tuttavia, è proprio la legittimità costituzionale di questa norma così ampia ad essere stata messa in discussione dalla Corte di Cassazione.

La sanzione di 20.000 euro per questa violazione è sempre fissa?
Sì, la legge n. 208/2015 prevede una sanzione amministrativa fissa di 20.000 euro, non graduabile. La Corte di Cassazione ha sollevato dubbi sulla costituzionalità di questa rigidità, ritenendola potenzialmente sproporzionata rispetto alla gravità delle singole violazioni concrete.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione finale sul merito del ricorso. Ha sospeso il giudizio e ha rimesso gli atti alla Corte Costituzionale, chiedendole di valutare se le norme che vietano la messa a disposizione delle apparecchiature e che impongono la sanzione fissa siano conformi alla Costituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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