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Sanzione disciplinare: rifiuto turno è insubordinazione

Un lavoratore ha impugnato una sanzione disciplinare (una multa) ricevuta per essersi rifiutato di svolgere un turno di sabato, assegnato dal datore di lavoro come modifica dell’orario ordinario. Il lavoratore ha sostenuto che si trattasse di una mera richiesta e ha addotto motivi personali. Il Tribunale ha respinto il ricorso, stabilendo che la modifica del turno rientra nel legittimo potere organizzativo dell’azienda e non richiede il consenso del dipendente. Il rifiuto è stato quindi considerato un atto di insubordinazione, che giustifica la sanzione disciplinare.

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Pubblicato il 24 febbraio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzione Disciplinare: Quando il Rifiuto di un Turno Diventa Insubordinazione

Una recente sentenza del Tribunale del Lavoro ha affrontato un caso emblematico riguardante la legittimità di una sanzione disciplinare irrogata a un dipendente che si era rifiutato di effettuare un turno di lavoro di sabato. La decisione chiarisce i confini del potere organizzativo del datore di lavoro e le conseguenze del mancato rispetto delle disposizioni aziendali, anche in presenza di motivazioni personali.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, con la qualifica di Responsabile di Turno, ha ricevuto una comunicazione via e-mail con cui l’azienda disponeva un cambio di turnazione: avrebbe dovuto lavorare il sabato successivo, usufruendo del giorno di riposo il lunedì precedente. Il dipendente ha comunicato la propria indisponibilità per ragioni personali e di salute, e di conseguenza si è presentato al lavoro il lunedì, ignorando di fatto la disposizione ricevuta.

L’azienda, ritenendo tale comportamento un’insubordinazione, ha avviato un procedimento disciplinare. Dopo aver ascoltato le giustificazioni del lavoratore, ritenute non idonee, ha comminato una multa pari a due ore di retribuzione. Il dipendente ha quindi deciso di impugnare la sanzione davanti al giudice.

Le Ragioni del Contenzioso: Potere Organizzativo vs. Diritto del Lavoratore

La difesa del lavoratore si basava su due punti principali. In primo luogo, sosteneva che la comunicazione aziendale fosse una semplice ‘richiesta’ e non una ‘direttiva’ vincolante, e che quindi il suo consenso fosse necessario. In secondo luogo, ha eccepito la tardività del procedimento disciplinare.

Dall’altra parte, l’azienda ha sostenuto che la modifica dell’orario rientrava nel suo pieno potere organizzativo e gestionale, finalizzato a garantire la copertura del servizio nel fine settimana. Non trattandosi di lavoro straordinario ma di una diversa articolazione dell’orario settimanale, non era richiesto alcun consenso. L’azienda ha inoltre dimostrato di aver rispettato tutte le tempistiche previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per la contestazione e l’irrogazione della sanzione.

La Legittimità della Sanzione Disciplinare secondo il Giudice

Il Tribunale ha dato piena ragione all’azienda, respingendo il ricorso del lavoratore. La decisione si fonda su un principio cardine del diritto del lavoro: il potere organizzativo del datore di lavoro. Il giudice ha chiarito che l’assegnazione di un turno di lavoro di sabato con un corrispondente giorno di riposo infrasettimanale non costituisce una richiesta di prestazione straordinaria, ma un legittimo esercizio del potere direttivo dell’imprenditore, volto a soddisfare le esigenze tecniche e produttive dell’organizzazione.

Il comportamento del dipendente non è stato interpretato come una semplice manifestazione di difficoltà, ma come una palese inosservanza di una disposizione di servizio. Presentandosi al lavoro nel giorno in cui era stato posto a riposo, il lavoratore ha di fatto disconosciuto l’autorità del datore di lavoro, costringendo l’azienda a trovare un sostituto per il turno di sabato.

Le Motivazioni della Decisione

Il giudice ha motivato la sua decisione sottolineando che il lavoratore, di fronte a un ordine di servizio ritenuto illegittimo o eccessivamente gravoso, non può semplicemente decidere di ignorarlo. Avrebbe dovuto, invece, eseguire la prestazione e, solo successivamente, impugnare la decisione nelle sedi opportune, oppure richiedere formalmente un permesso o una sostituzione. L’autotutela, ovvero il ‘farsi giustizia da sé’ ignorando la disposizione, non è ammessa.

Inoltre, la Corte ha ritenuto infondate le censure sulla tardività del procedimento. Le scadenze previste dal CCNL per la comunicazione della sanzione (30 giorni dalla presentazione delle giustificazioni) erano state ampiamente rispettate. La sanzione pecuniaria, pari a due ore di retribuzione, è stata inoltre considerata proporzionata alla gravità del fatto, in linea con le previsioni contrattuali per l’inosservanza dei doveri di servizio.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il rapporto di lavoro è fondato su un vincolo di subordinazione che conferisce al datore di lavoro il potere di organizzare la prestazione lavorativa. Il rifiuto di un dipendente di attenersi a una legittima disposizione sui turni di lavoro, anche se motivato da ragioni personali, può configurare un’infrazione disciplinare. Per evitare una sanzione disciplinare, il lavoratore che si trovi in difficoltà deve utilizzare gli strumenti contrattuali e legali a sua disposizione (permessi, ferie, dialogo con l’azienda) e non può unilateralmente disattendere un ordine di servizio.

Un datore di lavoro può modificare il turno di lavoro senza il consenso del dipendente?
Sì, secondo la sentenza, la modifica del turno di lavoro rientra nel potere organizzativo del datore di lavoro. Se si tratta di un mero spostamento del giorno di riposo all’interno dell’orario settimanale e non di lavoro straordinario, il consenso del lavoratore non è necessario, salvo diverse previsioni contrattuali.

Rifiutare un turno di lavoro per motivi personali è considerato insubordinazione?
Nel caso esaminato, sì. Il tribunale ha stabilito che il dipendente, ignorando la disposizione e presentandosi al lavoro nel giorno che doveva essere di riposo, ha tenuto un comportamento qualificabile come inosservanza dei doveri di servizio, giustificando la sanzione disciplinare.

Quali sono i termini per irrogare una sanzione disciplinare?
La sentenza chiarisce che, in base al CCNL applicabile al caso, la comunicazione scritta del provvedimento disciplinare deve avvenire entro 30 giorni dal termine ultimo per la presentazione delle giustificazioni da parte del lavoratore. Nel caso specifico, tale termine è stato rispettato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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