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Sanzione disciplinare notaio: la Cassazione decide

Un notaio subisce una sanzione disciplinare di sospensione per tre mesi a causa di una condotta professionale ritenuta scorretta, includendo l’operare fuori distretto con l’ausilio di procacciatori. La Corte di Cassazione, pur confermando in parte l’impianto accusatorio, accoglie il ricorso su un punto cruciale: la violazione del decoro non può essere una conseguenza automatica di altre infrazioni deontologiche, ma deve essere provata autonomamente. Il caso viene rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzione Disciplinare Notaio: La Cassazione Interviene sulla Condotta Professionale

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è intervenuta su un caso di sanzione disciplinare notaio, offrendo chiarimenti fondamentali sui poteri di indagine dei Consigli Notarili e sui criteri di valutazione delle infrazioni deontologiche. La decisione analizza la posizione di un professionista sanzionato con la sospensione per aver tenuto una condotta contraria ai principi di correttezza e probità, in particolare per aver operato in modo massivo al di fuori del proprio distretto.

I Fatti: Un Notaio Sotto Inchiesta

Il caso ha origine dalla sanzione della sospensione per tre mesi inflitta a un notaio. Gli addebiti erano gravi e articolati. In sintesi, il professionista, pur avendo lo studio in un determinato distretto (Sassari), aveva stipulato un numero elevato e sproporzionato di atti in un altro distretto (Cagliari) in un arco temporale di sedici mesi.

Le contestazioni si basavano su tre violazioni principali:
1. Lesione del decoro e prestigio della classe notarile: condotta contraria ai principi di correttezza, probità e rigore.
2. Uso di procacciatori di clienti: violazione del dovere di imparzialità e svolgimento di prestazioni presso soggetti terzi (studi professionali, organizzazioni).
3. Violazione del principio di personalità della prestazione: esecuzione frettolosa degli atti, senza un’adeguata indagine sulla volontà delle parti.

La Corte d’Appello aveva confermato la sanzione, ritenendo provato che il notaio si avvalesse di procacciatori di clienti, basandosi su una serie di elementi presuntivi come l’alto numero di atti fuori sede e la loro stipula presso agenzie immobiliari e creditizie.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Sanzione Disciplinare Notaio

La Suprema Corte ha esaminato i vari motivi di ricorso presentati dal notaio, rigettandone la maggior parte ma accogliendone uno di fondamentale importanza. Vediamo i punti salienti.

Il Potere di Indagine del Consiglio Notarile Territoriale

Il notaio sosteneva che solo il Consiglio del suo distretto di iscrizione avesse il potere di vigilanza e di indagine. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che la legge notarile (art. 153) attribuisce la competenza a promuovere l’azione disciplinare non solo al Consiglio di iscrizione, ma anche a quello del distretto in cui l’illecito è stato commesso (locus commissi delicti). Questo potere di iniziativa include implicitamente anche quello di svolgere l’attività istruttoria preliminare.

La Prova Presuntiva e l’Uso di Procacciatori

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse presunto l’uso di procacciatori basandosi su elementi non sufficientemente gravi, precisi e concordanti. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto al notaio. I giudici di legittimità hanno ricordato che la valutazione delle prove presuntive è un compito del giudice di merito. Finché il ragionamento è logico e ben motivato, la Cassazione non può riesaminare i fatti. Nel caso specifico, elementi come l’alta percentuale di atti fuori distretto, la loro tipologia (compravendite e mutui) e i luoghi di stipula (agenzie) costituivano una base solida per la presunzione.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’accoglimento del secondo motivo di ricorso. Il notaio aveva contestato l’applicazione cumulativa delle sanzioni per la violazione delle lettere a) e b) dell’articolo 147 della Legge Notarile. La lettera b) punisce la violazione non occasionale delle norme deontologiche, mentre la lettera a) sanziona chi compromette la dignità, la reputazione e il decoro della classe notarile.

La Corte d’Appello aveva ritenuto che la violazione del decoro (lett. a) fosse una conseguenza automatica (in re ipsa) delle ripetute infrazioni deontologiche (lett. b). La Cassazione ha censurato questo automatismo. Ha stabilito che i due illeciti tutelano beni giuridici distinti. Pertanto, per poter sanzionare un notaio ai sensi della lettera a), non basta provare le violazioni deontologiche; è necessario dimostrare con una motivazione specifica e concreta in che modo quella condotta abbia effettivamente leso la dignità e il prestigio dell’intera categoria professionale.

In altre parole, la Corte ha affermato il principio secondo cui non può esserci una condanna per la lesione del decoro senza che siano state indicate e provate le condotte specifiche che hanno causato tale danno. Far discendere automaticamente una violazione dall’altra svuota di significato la norma e non rispetta il principio di specificità degli addebiti disciplinari.

Conclusioni: Implicazioni per la Professione Notarile

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche per la professione notarile e, più in generale, per i procedimenti disciplinari. In primo luogo, conferma la legittimità delle indagini da parte dei Consigli Notarili dei distretti in cui un professionista si trova ad operare, anche se non è il suo distretto di appartenenza. In secondo luogo, e più significativamente, rafforza le garanzie per il professionista sotto inchiesta. Ogni addebito deve essere autonomo, specifico e supportato da prove concrete. La sanzione disciplinare notaio non può basarsi su automatismi o conseguenze implicite. La lesione all’onore e al prestigio della categoria deve essere dimostrata come un fatto a sé stante, non come un mero riflesso di altre infrazioni. La decisione impone quindi agli organi disciplinari un maggior rigore nella formulazione delle contestazioni e nella loro motivazione, a tutela del diritto di difesa del professionista.

Quale Consiglio Notarile può avviare un’indagine disciplinare contro un notaio che opera fuori dal proprio distretto?
Secondo la Corte di Cassazione, l’iniziativa disciplinare può essere intrapresa sia dal presidente del Consiglio notarile del distretto in cui il notaio è iscritto, sia dal presidente del Consiglio del distretto nel quale il fatto contestato è stato commesso.

La violazione del decoro professionale di un notaio è una conseguenza automatica di altre infrazioni deontologiche?
No. La Corte ha stabilito che la violazione della norma che punisce la lesione della dignità e del decoro della classe notarile (art. 147, lett. a, L.N.) non può essere considerata una conseguenza automatica della violazione ripetuta di altre norme deontologiche (art. 147, lett. b, L.N.). Deve essere provata in modo specifico, individuando le condotte che hanno effettivamente leso l’immagine della professione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove presuntive fatta dal giudice di merito?
No, non è possibile se la critica si limita a proporre una diversa ricostruzione dei fatti. La Corte di Cassazione può intervenire solo se il giudice di merito ha basato il suo ragionamento su presunzioni non gravi, precise e concordanti, o se il suo ragionamento è viziato da un errore logico o giuridico, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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