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Sanzione disciplinare notaio: il ravvedimento operoso

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di sanzione disciplinare notaio per omessa tenuta del repertorio. La Corte ha confermato la sanzione pecuniaria, chiarendo che il ravvedimento operoso e l’incensuratezza, pur consentendo la sostituzione della sospensione con una multa, non ne comportano un’ulteriore riduzione automatica. Tuttavia, ha annullato la parte della decisione che imponeva il raddoppio del contributo unificato, specificando che il reclamo in materia non è un’impugnazione in senso stretto.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzione Disciplinare Notaio: la Cassazione sui Limiti del Ravvedimento Operoso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di sanzione disciplinare notaio, delineando con precisione gli effetti del ravvedimento operoso e dell’incensuratezza. La decisione chiarisce se queste attenuanti, una volta applicate per sostituire una sanzione più grave (come la sospensione) con una pecuniaria, possano giustificare un’ulteriore riduzione della multa. Inoltre, la Corte si esprime sulla natura del procedimento di reclamo e sulla conseguente inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un procedimento disciplinare a carico di un notaio, a cui la Commissione Regionale di Disciplina aveva contestato la violazione degli articoli 64 e 138 della Legge Notarile per aver omesso la tenuta del repertorio per un periodo di oltre un mese, non annotando 49 atti.

La Commissione, pur riconoscendo l’attenuante generica dell’incensuratezza disciplinare del professionista, aveva sostituito la sanzione della sospensione con una sanzione pecuniaria di 7.500,00 euro. Il notaio aveva presentato reclamo alla Corte d’Appello, chiedendo il riconoscimento anche dell’attenuante del ravvedimento operoso (per aver successivamente, seppur tardivamente, regolarizzato il repertorio) e la riduzione della sanzione.

La Corte d’Appello rigettava il reclamo, ritenendo la sanzione proporzionata alla gravità e durata della violazione e considerando l’attenuante del ravvedimento operoso come alternativa a quella dell’incensuratezza ai fini della sostituzione della sanzione, non come un fattore per un’ulteriore diminuzione della pena. Inoltre, la Corte d’Appello dava atto della sussistenza dei presupposti per il raddoppio del contributo unificato a carico del notaio.

La Decisione della Corte e la Sanzione Disciplinare Notaio

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha parzialmente accolto il ricorso del professionista. Ha rigettato il motivo relativo alla quantificazione della sanzione disciplinare notaio, ma ha accolto quello concernente il raddoppio del contributo unificato.

I giudici di legittimità hanno confermato la valutazione della Corte d’Appello sulla sanzione pecuniaria, ma hanno cassato la decisione nella parte in cui applicava il raddoppio del contributo, stabilendo un principio importante sulla natura del procedimento di reclamo in materia disciplinare notarile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su due fronti distinti.

Sulla Quantificazione della Sanzione

Il punto centrale della motivazione riguarda l’applicazione delle attenuanti. La Cassazione chiarisce che, nel sistema disciplinare notarile, sia l’incensuratezza sia il ravvedimento operoso sono considerate attenuanti “ad effetto speciale” ai sensi dell’art. 144 della Legge Notarile. Il loro effetto è quello di consentire la sostituzione della sanzione edittale della sospensione con quella, più mite, di natura pecuniaria.

Una volta che questo meccanismo di sostituzione è stato attivato (nel caso di specie, in virtù dell’incensuratezza), l’effetto delle attenuanti si esaurisce. Non è possibile, in assenza di una norma specifica analoga a quelle del diritto penale (come l’art. 69 c.p.), applicare un’ulteriore riduzione frazionaria sulla sanzione pecuniaria già frutto della sostituzione. La determinazione dell’importo della multa rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che deve valutarla in base alla gravità complessiva dei fatti, come la durata della violazione e il numero di atti non registrati.

Sul Raddoppio del Contributo Unificato

Il secondo motivo di ricorso, accolto dalla Corte, riguardava l’errata applicazione dell’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002, che prevede il raddoppio del contributo unificato in caso di rigetto integrale di un’impugnazione.

Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, la Cassazione ha ribadito che il giudizio di reclamo che si svolge davanti alla Corte d’Appello contro le decisioni delle Commissioni Regionali di Disciplina non è un giudizio di tipo impugnatorio in senso stretto, ma un “giudizio in unico grado”. Di conseguenza, la norma che impone il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non è applicabile a questa specifica procedura. La Corte d’Appello, quindi, non poteva dichiarare la sussistenza di tali presupposti.

Le Conclusioni

La sentenza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida l’interpretazione restrittiva degli effetti delle attenuanti nel procedimento disciplinare notarile: il ravvedimento operoso e l’incensuratezza permettono di commutare la sospensione in una sanzione pecuniaria, ma non di ridurre ulteriormente quest’ultima. La quantificazione della multa resta un apprezzamento di merito basato sulla gravità dell’infrazione.

In secondo luogo, e con rilevanti implicazioni pratiche, la decisione conferma la natura non impugnatoria del reclamo avverso le sanzioni disciplinari, escludendo l’applicazione del meccanismo sanzionatorio del raddoppio del contributo unificato. Questo principio garantisce che il professionista che contesta una sanzione non sia gravato da un onere economico aggiuntivo in caso di soccombenza, tutelando così il diritto di accesso alla giustizia in questo particolare ambito.

Il ravvedimento operoso può ridurre ulteriormente una sanzione pecuniaria già sostituita alla sospensione?
No. Secondo la Corte, una volta che le attenuanti come il ravvedimento operoso o l’incensuratezza sono state usate per sostituire la sanzione della sospensione con una pecuniaria, il loro effetto si esaurisce. Non è prevista un’ulteriore riduzione frazionaria della sanzione pecuniaria così applicata.

Perché è stata confermata la sanzione di 7.500 euro?
La quantificazione della sanzione pecuniaria è stata considerata un’adeguata valutazione discrezionale da parte della Corte d’Appello, basata sulla durata significativa della violazione (oltre un mese) e sul numero non esiguo di atti non annotati (49). Tale valutazione di merito non è sindacabile in sede di legittimità.

Si applica il raddoppio del contributo unificato in caso di rigetto del reclamo contro una sanzione disciplinare notarile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il procedimento di reclamo davanti alla Corte d’Appello avverso le decisioni disciplinari non è un’impugnazione in senso stretto, ma un “giudizio in unico grado”. Pertanto, la norma che prevede il raddoppio del contributo unificato in caso di rigetto dell’impugnazione non si applica a questo tipo di procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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