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Sanzione amministrativa: no alla legge più favorevole

La Corte di Cassazione ha stabilito che una sanzione amministrativa, inflitta a un’attività commerciale per violazione degli orari di chiusura, resta valida anche se una legge successiva abroga l’obbligo. La Corte ha chiarito che nel diritto amministrativo vige il principio “tempus regit actum”, per cui si applica la legge in vigore al momento della violazione, escludendo la retroattività della norma più favorevole, salvo casi eccezionali di sanzioni a carattere “punitivo”.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Sanzione amministrativa e Legge più Favorevole: La Cassazione fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per ogni esercente: cosa succede a una sanzione amministrativa se, dopo la violazione, la legge cambia in senso più favorevole? La risposta, come vedremo, non è scontata e si basa su un principio fondamentale del nostro ordinamento: quello di irretroattività. Analizziamo insieme questo caso per capire le logiche seguite dai giudici e le implicazioni pratiche per le imprese.

I fatti del caso: la multa per l’apertura domenicale

Il caso ha origine da un’ordinanza-ingiunzione emessa dal Comune di Bari nei confronti del legale rappresentante di una società che gestiva un’attività di panificazione e vendita di prodotti alimentari. All’esercente veniva contestata la violazione delle norme regionali della Puglia (L.R. n. 11/2003) che imponevano l’obbligo di chiusura domenicale per quel tipo di esercizio commerciale. Per tale violazione, il Comune richiedeva il pagamento di una sanzione di oltre 5.000 euro.

L’esercente decideva di opporsi all’ingiunzione, dando il via a un lungo percorso giudiziario.

L’iter giudiziario: dal Giudice di Pace alla Cassazione

Inizialmente, il Giudice di Pace di Bari rigettava l’opposizione, confermando la validità della sanzione. L’esercente, non dandosi per vinto, impugnava la decisione davanti al Tribunale di Bari. In questa seconda fase, il giudice accoglieva il ricorso e annullava la sanzione. La motivazione del Tribunale si basava su un evento normativo successivo: la legge regionale del 2003 era stata nel frattempo abrogata da una nuova legge (L.R. 24/2015) che liberalizzava gli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali. Secondo il Tribunale, questa nuova norma più favorevole doveva essere applicata retroattivamente, cancellando di fatto l’illecito commesso in passato.

Contro questa sentenza, il Comune di Bari ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

Le motivazioni della Corte sulla sanzione amministrativa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, ribaltando la decisione del Tribunale e fornendo importanti chiarimenti sul principio di legalità e irretroattività in materia di sanzioni amministrative.

Il punto centrale della decisione è l’articolo 1 della Legge n. 689/1981, che stabilisce il principio del tempus regit actum (la legge regola l’atto nel momento in cui viene compiuto). Questo significa che, per gli illeciti amministrativi, si applica la legge in vigore al momento della commissione del fatto. Di conseguenza, una disciplina posteriore, anche se abrogatrice o più favorevole, non può essere applicata a violazioni passate.

La Corte ha specificato che il principio del favor rei (applicazione retroattiva della legge più favorevole), tipico del diritto penale, non si estende automaticamente al diritto amministrativo. Tale estensione è possibile solo per quelle sanzioni che, pur essendo formalmente amministrative, hanno una natura sostanzialmente “punitiva” secondo i cosiddetti “criteri Engel” (elaborati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo). In questo caso, la Corte ha escluso che la sanzione per la violazione degli orari di chiusura avesse una tale natura punitiva, trattandosi di una misura con finalità regolatoria del mercato e di entità economica contenuta.

Infine, la Corte ha aggiunto un’ulteriore e dirimente considerazione: la stessa legge regionale del 2015, che aveva liberalizzato gli orari, era stata a sua volta dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, in quanto la regolamentazione degli orari commerciali rientra nella materia della “tutela della concorrenza”, di competenza esclusiva dello Stato.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione riafferma un principio cardine: in materia di illeciti amministrativi, la regola generale è quella dell’irretroattività. Una sanzione amministrativa legittimamente irrogata sulla base della legge vigente al momento della violazione rimane valida, anche se la normativa dovesse cambiare in futuro. Per gli operatori commerciali, questo significa che è fondamentale rispettare le norme in vigore, senza poter fare affidamento su future e incerte modifiche legislative per sanare eventuali illeciti. La decisione sottolinea la certezza del diritto e il valore della norma al momento della sua applicazione, un principio a garanzia sia della pubblica amministrazione che dei cittadini.

Una legge successiva più favorevole può annullare una sanzione amministrativa già emessa?
No, di norma per gli illeciti amministrativi vige il principio di irretroattività (tempus regit actum), secondo cui si applica la legge in vigore al momento in cui è stata commessa la violazione. Una legge successiva, anche se più favorevole, non si applica ai fatti passati.

Il principio del “favor rei” (applicazione della legge più favorevole) si applica alle sanzioni amministrative?
Si applica solo in casi eccezionali, ovvero quando la sanzione amministrativa ha una natura sostanzialmente “punitiva” e non meramente risarcitoria o regolatoria. La valutazione viene fatta caso per caso sulla base di criteri specifici (c.d. criteri Engel), ma non rappresenta la regola generale.

Perché la Corte di Cassazione ha dato ragione al Comune e non all’esercente?
Perché ha stabilito che la sanzione per la violazione degli orari di chiusura non aveva natura punitiva tale da giustificare l’applicazione retroattiva della legge più favorevole. Pertanto, ha applicato il principio generale secondo cui l’illecito doveva essere disciplinato dalla legge in vigore al momento della sua commissione, rendendo irrilevante la successiva abrogazione della norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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