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Sanzione alimentare: cosa fare se il prodotto è non conforme

Un’azienda produttrice di latte è stata multata per aver venduto un prodotto con aflatossine oltre i limiti senza attivare le procedure di ritiro. Nonostante un’assoluzione in sede penale, il Tribunale ha confermato in parte la sanzione amministrativa, riducendola da 18.000 a 12.000 euro. La decisione sottolinea che la sanzione alimentare per omesso ritiro è un illecito distinto dal reato di adulterazione, ribadendo gli stringenti obblighi di autocontrollo e comunicazione per gli operatori del settore.

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Pubblicato il 17 dicembre 2024 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Sanzione alimentare: cosa fare se il prodotto è non conforme

Quando un’azienda alimentare scopre che un suo prodotto non è sicuro, ha l’obbligo immediato di ritirarlo dal mercato. Ma cosa succede se questo non avviene? Una recente sentenza del Tribunale di Brescia fa luce sulle conseguenze, chiarendo la netta distinzione tra responsabilità penale e la sanzione alimentare amministrativa. Il caso riguarda un’azienda lattiero-casearia multata per non aver ritirato lotti di latte contaminato da aflatossine, nonostante fosse stata assolta in un precedente procedimento penale per gli stessi fatti.

I Fatti di Causa: Latte Contaminato e la Mancata Procedura di Ritiro

Un’azienda agricola ha ricevuto un’ordinanza-ingiunzione da 18.000 euro per aver violato la normativa europea sulla sicurezza alimentare. A seguito di analisi effettuate in autocontrollo, quattro campioni di latte erano risultati contaminati da aflatossine M1, con valori superiori ai limiti di legge.

Nonostante la non conformità, il latte era già uscito dalla disponibilità del produttore ed era stato ceduto ad altre aziende. L’illecito contestato non era la contaminazione in sé, ma l’omissione da parte dell’operatore di attivare le procedure di ritiro del prodotto dal mercato e di informare le autorità competenti, come previsto dal Regolamento CE 178/2002.

La Difesa dell’Azienda: il Principio del “Ne Bis in Idem”

L’azienda ha impugnato la sanzione basando la propria difesa principalmente su un punto: era già stata assolta in un procedimento penale per reati di adulterazione e frode in commercio relativi agli stessi lotti di latte. Invocando il principio del ne bis in idem (che vieta un secondo processo per lo stesso fatto), sosteneva che non potesse essere sanzionata nuovamente per la medesima vicenda.

La Decisione del Tribunale sulla Sanzione Alimentare

Il Tribunale ha parzialmente accolto il ricorso, riducendo la sanzione ma confermando la responsabilità dell’azienda. La decisione si fonda su un chiarimento cruciale: l’illecito amministrativo e quello penale sono due cose distinte.

L’assoluzione penale riguardava l’accusa di aver deliberatamente adulterato il prodotto o commesso frode. La sanzione alimentare, invece, puniva una condotta diversa e successiva: l’omissione colpevole di non aver avviato le procedure di ritiro una volta venuta a conoscenza della non conformità. Si tratta di due violazioni separate, che non cadono sotto il divieto del ne bis in idem.

Le Motivazioni della Sentenza

Il giudice ha articolato la sua decisione su tre pilastri fondamentali.

Distinzione tra Illecito Amministrativo e Penale

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione tra la condotta contestata in sede penale e quella amministrativa. Il reato di adulterazione (art. 440 c.p.) richiede un’azione volta a rendere pericolose le sostanze alimentari. L’illecito amministrativo (art. 19 Reg. CE 178/2002) sanziona invece un’omissione: il non aver agito per mitigare un rischio dopo averne avuto conoscenza. La consapevolezza della contaminazione, emersa grazie ai test di autocontrollo, faceva scattare l’obbligo di ritiro, che è stato disatteso. L’onere della prova in sede amministrativa è inoltre meno rigoroso rispetto a quello penale.

La Prova della Contaminazione e la Rideterminazione della Sanzione

Il Tribunale ha esaminato le quattro contestazioni. Per tre di queste, la prova della contaminazione è stata ritenuta certa. Per la quarta, invece, il giudice ha annullato la relativa sanzione, conformandosi a quanto già stabilito in sede penale: il metodo di analisi utilizzato (ELISA) non era sufficientemente affidabile per quel campione specifico. Di conseguenza, la sanzione complessiva è stata ricalcolata. Il giudice ha criticato il metodo originario di moltiplicazione automatica della sanzione base, optando per una valutazione ponderata: ha fissato una sanzione base di 6.000 euro per la violazione più grave e l’ha aumentata per le altre due in misura proporzionale alla loro minore gravità, arrivando a un totale di 12.000 euro.

L’Elemento Psicologico: La Consapevolezza dell’Operatore

Il Tribunale ha ritenuto provata la consapevolezza dell’azienda. Poiché gli esami erano stati commissionati in regime di autocontrollo, era “assai improbabile” che l’azienda non ne conoscesse l’esito. Tale conoscenza faceva scattare l’obbligo di comunicare i risultati all’autorità competente entro 12 ore e di attivare il ritiro, cosa che non è mai avvenuta. L’errore, invocato dalla ricorrente, è stato quindi escluso.

Le Conclusioni: Obblighi e Responsabilità per gli Operatori Alimentari

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per la sicurezza alimentare: la responsabilità degli operatori non si esaurisce con la produzione. L’autocontrollo non è una mera formalità, ma uno strumento che genera obblighi precisi e non delegabili. La scoperta di una non conformità impone un’azione immediata e trasparente. Un’assoluzione in sede penale non offre una “scappatoia” per le violazioni amministrative, soprattutto quando queste riguardano condotte omissive che mettono a rischio la salute pubblica. Gli operatori del settore devono essere consapevoli che la mancata attivazione delle procedure di ritiro costituisce un illecito autonomo, severamente sanzionato.

Un’assoluzione in sede penale per frode alimentare annulla automaticamente una sanzione amministrativa per lo stesso prodotto?
No. La sentenza chiarisce che l’illecito amministrativo (come l’omessa attivazione delle procedure di ritiro) è una condotta diversa e autonoma dal reato penale (come l’adulterazione o la frode). Pertanto, un’assoluzione penale non impedisce una sanzione amministrativa se questa si basa su una violazione differente.

Cosa deve fare un’azienda alimentare se scopre che un prodotto non sicuro è già stato venduto?
Secondo la normativa, deve avviare immediatamente le procedure per ritirare il prodotto dal mercato e informare le autorità competenti entro 12 ore dall’acquisizione dell’esito non conforme. Se il prodotto può essere arrivato al consumatore, deve anche informare quest’ultimo in modo efficace.

Come viene calcolata una sanzione alimentare in caso di violazioni multiple?
La sanzione non è una semplice somma matematica. Il giudice deve motivare il calcolo, partendo dalla violazione più grave e applicando un aumento per le altre, tenendo conto della loro gravità specifica. In questo caso, il Tribunale ha ritenuto illegittima una moltiplicazione automatica e ha ricalcolato la sanzione in modo ponderato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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