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Sagoma edificio: chiudere una terrazza è nuova costruzione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la chiusura di una terrazza preesistente, con l’aggiunta di pareti vetrate e copertura, costituisce una nuova costruzione e non rientra nel concetto di sagoma edificio preesistente. Tale intervento, aumentando il volume e modificando il profilo dell’immobile, deve rispettare le distanze minime dal confine previste dai regolamenti locali. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che, applicando erroneamente il principio del “vuoto per pieno”, aveva ritenuto l’opera legittima.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Sagoma Edificio: Chiudere una Terrazza Viola le Distanze Legali

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 18826/2025 offre un’importante lezione sul concetto di sagoma edificio e sulle regole in materia di distanze tra costruzioni. La controversia nasce dalla trasformazione di una terrazza scoperta in una veranda-giardino d’inverno. Questo intervento, secondo la Suprema Corte, non è una semplice modifica interna, ma una vera e propria nuova costruzione che deve rispettare le distanze minime dai confini, con conseguenze significative per proprietari e costruttori. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione fondamentale.

I Fatti del Caso

La vicenda ha inizio quando una coppia di proprietari cita in giudizio i vicini, contestando la regolarità di alcune opere edilizie realizzate da questi ultimi, tra cui la chiusura di una terrazza preesistente per creare una veranda. Secondo i ricorrenti, tale manufatto era stato realizzato a una distanza dal confine inferiore a quella minima di 5 metri prevista dal regolamento edilizio comunale.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda. In particolare, i giudici di merito avevano ritenuto che la chiusura della terrazza non violasse le norme sulle distanze. La loro tesi si basava sull’applicazione del cosiddetto principio del “vuoto per pieno”, sostenendo che la veranda rientrasse nella sagoma edificio preesistente, delineata dalla struttura portante della terrazza stessa (un terrazzo rialzato che fungeva da copertura per il piano seminterrato).

Insoddisfatti della decisione, i proprietari originari hanno presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’errata applicazione delle norme sulle distanze e una distorsione del concetto di sagoma edificio.

Il Concetto di Sagoma Edificio e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribaltando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza è la netta distinzione tra un porticato e una terrazza scoperta ai fini dell’applicazione del principio del “vuoto per pieno” e della definizione della sagoma edificio.

La Suprema Corte ha chiarito che il principio del “vuoto per pieno” si applica solo a strutture come i porticati, che, pur essendo aperti, sono già dotati di elementi strutturali verticali (pilastri) e di una copertura. In questi casi, la struttura definisce già un volume e un ingombro tridimensionale. La successiva chiusura con pareti non proietta in avanti l’edificio e non riduce la distanza preesistente.

Al contrario, una terrazza scoperta, anche se rialzata e dotata di parapetti, è priva di copertura e di elementi strutturali verticali che ne delimitino un volume. Pertanto, la sua successiva chiusura con l’aggiunta di pareti e copertura costituisce un’opera che modifica la sagoma e aumenta il volume dell’edificio.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che la trasformazione della terrazza in veranda rappresenta una “nuova costruzione” e, come tale, è soggetta all’obbligo di rispettare integralmente la normativa sulle distanze minime dai confini.

Le Motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Cassazione ha sottolineato che confondere la nozione generica di “costruzione” (che include anche opere prive di pareti ma stabili) con quella di “sagoma edificio” è un errore. La sagoma, ai fini del principio “vuoto per pieno”, presuppone l’esistenza di una struttura verticale e tridimensionale preesistente. Una semplice piattaforma orizzontale come una terrazza, anche se funge da copertura per un piano sottostante, non delinea una sagoma proiettata verso l’alto.

L’intervento in questione, comportando un’irreversibile trasformazione del territorio e un aumento della volumetria e del profilo d’ingombro, incide direttamente sulla situazione degli spazi tra gli edifici. Pertanto, non può beneficiare della deroga prevista per la chiusura di spazi già compresi nella sagoma esistente. L’argomentazione dei giudici d’appello è stata ritenuta errata perché ha applicato principi validi per i porticati a una situazione – quella di una terrazza scoperta – che è strutturalmente e giuridicamente diversa.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo per il settore immobiliare e per le controversie di vicinato. Le conclusioni pratiche che se ne possono trarre sono le seguenti:

1. Chiusura di Terrazze: La trasformazione di una terrazza scoperta in un ambiente chiuso (veranda, giardino d’inverno, ecc.) è sempre considerata una nuova costruzione ai fini delle distanze legali.
2. Principio “Vuoto per Pieno”: Questo principio ha un’applicazione limitata ai soli casi in cui esista già una struttura tridimensionale completa di copertura e sostegni verticali, come un portico. Non è estensibile a balconi o terrazze scoperte.
3. Rispetto delle Distanze: Qualsiasi intervento che aumenti il volume e modifichi la sagoma edificio deve inderogabilmente rispettare le distanze minime dai confini e dagli altri fabbricati, come stabilito dal Codice Civile e dai regolamenti edilizi locali.

Quando la chiusura di una terrazza è considerata una nuova costruzione ai fini delle distanze?
Secondo la Corte di Cassazione, la chiusura di una terrazza scoperta con l’aggiunta di pareti e copertura è sempre considerata una nuova costruzione. Questo perché tale intervento comporta un aumento della volumetria e una modifica della sagoma dell’edificio, incidendo sugli spazi tra le proprietà.

In cosa consiste il principio del “vuoto per pieno” e quando non si applica?
Il principio del “vuoto per pieno” stabilisce che gli spazi aperti ma delimitati da una struttura tridimensionale (come un portico con pilastri e tetto) vengono considerati volumi chiusi ai fini del calcolo delle distanze. La Corte ha chiarito che questo principio non si applica a strutture bidimensionali come le terrazze scoperte, che sono prive di copertura e di elementi strutturali verticali che definiscano un volume preesistente.

Qual è la differenza tra una terrazza e un portico per la definizione della sagoma di un edificio?
La differenza fondamentale risiede nella struttura. Un portico possiede già elementi verticali (pilastri) e una copertura, definendo un volume tridimensionale che fa parte della sagoma originaria dell’edificio. Una terrazza, invece, è una superficie piana priva di copertura e di una struttura volumetrica; pertanto, la sua successiva chiusura altera la sagoma preesistente, non potendosi considerare come semplice riempimento di un volume già esistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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