LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ritardata restituzione: l’inquilino non è responsabile

La Corte di Cassazione ha analizzato un caso di ritardata restituzione di un immobile locato. I locatori avevano citato in giudizio i conduttori poiché, alla scadenza del contratto, un terzo soggetto era rimasto all’interno dell’appartamento. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta dei locatori, stabilendo che i conduttori avevano adempiuto al loro obbligo offrendo seriamente la riconsegna del bene, libero dai loro effetti personali. La Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso dei proprietari, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti e non a contestare errori di diritto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Ritardata Restituzione: L’inquilino non è responsabile se il terzo occupante era tollerato dal proprietario

La fine di un contratto di locazione dovrebbe coincidere con la semplice riconsegna delle chiavi. Ma cosa succede se, al momento di lasciare l’immobile, un terzo soggetto si rifiuta di andarsene? La responsabilità per la ritardata restituzione ricade sull’inquilino uscente? Con l’ordinanza n. 21078/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento, stabilendo che il conduttore che ha offerto formalmente la riconsegna del bene non risponde dell’occupazione altrui, specialmente se il locatore ne era a conoscenza e l’aveva di fatto tollerata.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto di locazione abitativa. I conduttori decidevano di esercitare il recesso anticipato, comunicandolo regolarmente ai proprietari. Alla data fissata per il rilascio, però, emergeva un problema: un terzo soggetto, che già viveva nell’appartamento, si rifiutava di lasciarlo. I locatori, ritenendo i conduttori responsabili per la mancata liberazione dell’immobile, li citavano in giudizio per ottenere la condanna al rilascio e al risarcimento dei danni per ritardata restituzione ai sensi dell’art. 1591 c.c.

Dal canto loro, gli inquilini si difendevano sostenendo di aver adempiuto ai loro obblighi. Affermavano che il locatore era non solo a conoscenza della presenza del terzo, ma aveva anche intrattenuto con lui rapporti diretti, ricevendo pagamenti in contanti, come provato da alcune ricevute. Di conseguenza, la permanenza del terzo non poteva essere a loro imputata.

Il Percorso Giudiziario e la Responsabilità per Ritardata Restituzione

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione ai conduttori. I giudici di merito hanno accertato che gli inquilini avevano legittimamente esercitato il recesso e avevano fatto un’offerta seria e formale di riconsegna dell’immobile, dopo averlo liberato da tutti i loro beni.

Elemento cruciale della decisione è stata la prova che il locatore era pienamente consapevole della presenza del terzo e l’aveva, di fatto, accettata. Le prove documentali, come una ricevuta di pagamento firmata dal locatore e rilasciata al terzo occupante, dimostravano una tacita acquiescenza a tale situazione. Pertanto, i giudici hanno concluso che nessuna responsabilità per la ritardata restituzione poteva essere addebitata ai conduttori, i quali erano estranei alla perdurante occupazione dell’immobile.

Il Giudizio in Cassazione: Inammissibile la Rivalutazione dei Fatti

I locatori, non soddisfatti, hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di diverse norme, tra cui quelle sull’obbligo di restituzione (art. 1590 e 1591 c.c.) e sull’onere della prova (art. 2697 c.c.).

La Suprema Corte ha tuttavia dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno sottolineato che il ricorso non criticava la corretta applicazione delle norme di diritto da parte della Corte d’Appello, ma si limitava a sollecitare una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove. Un’operazione, questa, preclusa in sede di legittimità. Il compito della Cassazione, infatti, non è quello di riesaminare il merito della vicenda (la cosiddetta quaestio facti), ma solo di verificare la corretta interpretazione e applicazione delle leggi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato l’inammissibilità del ricorso su due fronti. In primo luogo, ha osservato che i ricorrenti avevano omesso di criticare specificamente i passaggi logico-giuridici della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre la propria versione dei fatti. In secondo luogo, riguardo alla presunta violazione dell’onere della prova, la Corte ha ribadito che una simile censura è ammissibile solo se si dimostra che il giudice di merito ha applicato erroneamente la regola di giudizio basata sulla distribuzione di tale onere, e non quando si contesta semplicemente la valutazione che egli ha dato delle prove raccolte.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente basato la sua decisione sulle prove documentali disponibili, dalle quali emergeva che i conduttori avevano adempiuto al loro obbligo di rilascio e che l’occupazione del terzo era un fatto noto e tollerato dal locatore. Di conseguenza, non vi era alcun errore di diritto da correggere.

Conclusioni

L’ordinanza in commento offre un principio di diritto fondamentale per i rapporti di locazione. Il conduttore adempie al suo obbligo di restituzione quando, alla scadenza del contratto, offre al locatore la riconsegna di un immobile libero dai propri beni. Se un terzo, la cui presenza era nota e non osteggiata dal locatore, si rifiuta di lasciare i locali, la responsabilità per la ritardata restituzione non può automaticamente ricadere sull’ex inquilino. Quest’ultimo è liberato dai suoi obblighi se dimostra di aver fatto tutto il possibile per restituire il bene e se la permanenza del terzo è riconducibile a una situazione di tolleranza o a un rapporto diretto con il proprietario stesso.

L’inquilino è sempre responsabile se un’altra persona occupa l’immobile dopo la fine del contratto?
No. Secondo la Corte, l’inquilino non è responsabile se ha adempiuto al suo obbligo di restituzione offrendo la riconsegna del bene libero dalle sue cose e se la permanenza del terzo non è a lui imputabile, ma deriva da una situazione di cui il locatore era a conoscenza e a cui aveva prestato acquiescenza.

Cosa deve fare l’inquilino per liberarsi dall’obbligo di restituire l’immobile?
L’inquilino deve fare un’offerta di riconsegna seria, completa e affidabile al locatore, anche se non formale, dopo aver liberato l’immobile da tutti i propri beni e arredi. Questo atto è sufficiente a escludere la sua mora e la conseguente responsabilità per danni.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito della questione?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati dal locatore non denunciavano veri e propri errori di diritto, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove già esaminati dai giudici di merito. Questo tipo di riesame, definito quaestio facti, non è consentito nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati